Sassari: operazione “Paper Wine”
False certificazioni sull’indicazione geografica e la denominazione di origine scoperte nel settore vitivinicolo
Rocco Michele Renna
Le autorità investigative italiane hanno smascherato una vasta frode nel settore vitivinicolo, mettendo a nudo false certificazioni sull’indicazione geografica e la denominazione di origine dei vini prodotti da un’azienda agricola nel Nord Sardegna. L’operazione, denominata “Paper Wine,” è stata condotta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Sassari, in collaborazione con il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari – ICQRF Sardegna e i militari dell’Arma dei Carabinieri di Sassari, sotto la guida della Procura della Repubblica di Tempio Pausania.
L’indagine ha rivelato una serie di gravi illeciti commessi da un’azienda agricola produttrice di vini rinomati con certificazioni sardas. Le autorità finanziarie hanno sottolineato che questa operazione rientra in una strategia più ampia volta a contrastare le frodi alimentari, con un focus particolare sui prodotti regionali protetti da denominazione di origine ed indicazioni geografiche.
L’inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Sassari, ha rivelato l’utilizzo di documenti di trasporto falsificati e la registrazione di fatture emesse da aziende compiacenti per forniture di grandi quantità di “uva e vino di carta.” Questi rifornimenti in realtà non sono mai avvenuti, ma sono stati utilizzati per eludere il pagamento dell’imposta sul valore aggiunto. Inoltre, è emerso che l’azienda aveva mescolato vino proveniente da regioni diverse con prodotti locali, certificando poi il risultato come Denominazione di Origine Controllata (DOC), Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), o Indicazione Geografica Tipica (IGT), riferendosi a rinomate varietà come il Vermentino di Sardegna, il Cannonau e il Monica di Sardegna, Isola dei Nuraghi.
I Carabinieri della Compagnia di Bonorva hanno effettuato controlli sugli effettivi trasporti, rilevando la sostituzione fisica del prodotto. Il vino miscelato in questo modo è stato venduto sia ai consumatori finali che a numerose aziende sarde, compromettendo anche i prodotti legittimi e genuini del settore vitivinicolo. Complessivamente, le autorità finanziarie hanno calcolato che l’azienda ispezionata aveva ottenuto indebitamente un profitto di quasi 3 milioni di euro nell’ultimo triennio.
In risposta a queste scoperte, i due amministratori dell’azienda agricola sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, frode in commercio aggravata e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari. Allo stesso modo, otto titolari delle cantine fornitori sono stati segnalati per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’operazione ha anche portato al sequestro preventivo delle somme di denaro ottenute dalla frode, dell’indebito risparmio d’imposta e di oltre 5000 ettolitri di vino ancora in giacenza presso l’impianto di produzione. Il valore commerciale di questo vino è stato stimato in oltre 1,5 milioni di euro.
L’azione delle autorità italiane nella prevenzione e nel contrasto delle frodi nel settore agroalimentare mira a garantire la sicurezza dei consumatori e a mantenere un mercato competitivo in cui gli operatori economici onesti possano competere in modo equo. Il settore agroalimentare italiano è conosciuto in tutto il mondo per la sua qualità, e operazioni come “Paper Wine” contribuiscono a proteggere la sua reputazione.
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