Il caffè con il lettore
Da essere l’Italia primus inter pares dei tre grandi (in copertina), ora viaggia al rimorchio dell’Ungheria di Orban
Gianvito Pugliese
La politica estera italiana è affetta da schizofrenia acuta. Due i fattori scatenanti della malattia mentale che affligge l’Italia. Da un lato il fenomeno migratorio che vede, dei 186.000 migranti arrivati via mare nell’Europa del sud da gennaio a settembre, oltre 130.000, sbarcati in Italia (+83% rispetto allo stesso periodo nel 2022). La maggioranza e lo stesso premier, durante la campagna elettorale, promettevano un giorno sì e l’altro pure di annullare gli arrivi nel nostro Paese, additando, quale unico colpevole, il governo Draghi, in cui i partiti di sinistra, peraltro coalizzati con Lega e Forza Italia, fungevano da calamita della migrazione. Arrivati al Governo, grazie all’agguato a Draghi avviato da Conte e concluso con l’aggiunta di Salvini e Berlusconi, i numeri dei migrati li hanno impietosamente smentiti, dimostrando tutta la loro incapacità di governare.
La cartina di tornasole della schizofrenia è rappresentata impietosamente da quanto avvenuto alla fine dello scorso mese di settembre. Il Consiglio Ue del 28 u.s. aveva l’obiettivo di trovare un accordo sull’ultima parte ancora controversa del Patto Ue su Immigrazione e Asilo. La proposta di regolamento della Germania pur raccogliendo molti consensi si è scontrata con l’opinione negativa di Polonia ed Ungheria (gli alleati europei di Giorgia Meloni). Si è arrivati alla necessita di una conta e si è resa “necessaria una verifica formale della maggioranza per procedere con un’eventuale approvazione“.
Doveva essere il tripudio della Meloni, che da tempo si attribuiva il merito di aver portato il problema all’attenzione dell’Ue ed in particolare della presidente della commissione, Ursula von der Leyen, ed invece colpo di scena: Piantedosi partecipa solo alla prima parte del consiglio, lo abbandona e rientra in Italia. Tutto in linea con il vecchio copione che vedeva Salvini perennemente assente quando si parlava di modifiche al Regolamento di Dublino.
Ma non eravamo quelli che sbattendo i pugni sul tavolo avevamo ottenuto finalmente la riunione del 28 settembre? E Piantedosi, come da cognome, la pianta a metà e se ne va. Non capisco. Il poliziotto buono e quello cattivo sono un film diverso.
Poi si svela la fuga: l’Italia chiede tempo per valutare, anche in parlamento -si sono ricordati che esiste- la proposta della Germania, in particolare per quanto concerne la riabilitazione morale e materiale delle Ong,
Lo scorso 8 giugno a Lussemburgo, i ministri dell’Interno si accordarono a maggioranza qualificata su due parti fondamentali del Patto, la regolamentazione delle procedure d’asilo e la gestione sia dell’asilo, sia dell’immigrazione. Accordo che scatenò la reazione folkloristica di Orban, con il famoso: “Siamo stati stuprati. “.
La von der Leyen, dichiara: “Esorto con forza gli Stati membri a trovare un accordo sulla regolamentazione delle crisi nella riunione odierna dei ministri degli Interni. Ora dobbiamo finire il lavoro. Dobbiamo garantire la corretta attuazione del pacchetto migrazione e asilo, quindi nell’Unione europea abbiamo bisogno di queste regole comuni. … Gli ultimi eventi a Lampedusa mostrano la necessità di correggere il nostro sistema di asilo e migrazione. Grazie anche al Ppe abbiamo fatto buoni progressi e per questo ringrazio te, Manfred (Weber), e la tua leadership nell’adottare proposte che sono fondamentali per il Patto su migrazione e asilo”.
Sembra essere sulla dirittura d’arrivo, nonostante la titubanza del maggiore interessato e beneficiato. cioè l’Italia. Budapest rincara la dose ed accusa l’Ue di volere un accordo-calamita per i migranti, Ma quante sono queste calamite?
Meloni, diciamolo chiaramente, appare un asino in mezzo ai suoni. Da un lato Lampedusa, e di conseguenza il resto d’Italia, subisce un fenomeno migratorio incontenibile, ed il governo rischia la sua tenuta, dall’altro lei è presidente dei nazionalisti e sovranisti europei e se li ritrova contro gli interessi del suo Paese. Che fare? Sbaglierò ma non sa davvero che pesci pigliare e la situazione peggiora perché Orban è rimasto solo dopo, che nelle recenti elezioni polacche sono prevalsi gli europeisti. Il vento di destra in politica sembra essersi arrestato.
Guardo con nostalgia la foto in copertina con Draghi primus inter pares tra Francia e Germania, Eravamo tornati ad essere primi in Europa. Ora siamo nel gruppetto di coda del giro d’Europa e, colmo dei colmi, non sapendo più con chi conviene allearsi, alterniamo un europeismo di maniera ad abbracci e baci col fratello Orban, che fratello d’Italia non è, e che delle sorti della Meloni e del suo Paese non ha interesse ad occuparsi. E’ incapace d’interessarsi di altri che non di se stesso.
Con queste premesse la schizofrenia è inevitabile. Come uscirne? Così come stiamo combinati non ci resta che chiedere lumi al divino Otelma.
Chiedo scusa se mi sono dovuto un po’ dilungare, l’argomento lo esigeva.
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