Etica dell’ escursionismo
Escursionismo come necessità e non come moda
Vito Tricarico
Dopo la descrizione del percorso in Lama Balice da Bitonto a Bari, mi piace parlare di un periodo in cui ho frequentato un corso presso un’associazione di escursionisti a Bari. L’associazione era Cerchio di pietra, guidata dal professor Nico Tedesco e legata a Legambiente. Era un corso formativo per conoscere, proteggere e vivere il fascino degli ambienti naturali, un corso per avvicinare il cittadino ad un turismo di natura in Puglia e nelle regioni circostanti. Venivano fornite nozioni sulla preparazione fisica, su pronto soccorso, su elementi base di topografia e orientamento, sull’attrezzatura per l’escursionismo e, molto importante, sull’etica dell’escursionismo.
“Escursionismo come necessità o come moda?” Si interrogava Nico Tedesco, commentando gli appunti del corso di “Terre del Mediterraneo”, e continuava : “L’idea di un escursionismo legato ad ambienti antropizzati incontra la disapprovazione, in particolare, di coloro che vedono nell’escursionismo una pratica capace di trasformarli in novelli esploratori … La prima regola dell’escursionismo è avere un’impronta invisibile, perché l’armonia con il luogo visitato è una delle emozioni più grandi di questa pratica. Il bisogno di andare per natura è un bisogno vero, che non va represso ma soddisfatto in modo razionale. Per questo l’escursionista etico presta attenzione alle proprie azioni ed opera anche un controllo sulle eventuali trasformazioni operate da altri sul territorio”.
Proseguiva poi : “Nel viaggio motorizzato, il tempo di viaggio è vissuto come tempo di non vita, essendo interessati soltanto alla meta finale, al luogo di destinazione. Il territorio attraversato è un limite, il tempo di viaggio, una peso. Nel turismo a piedi non vi è differenza tra meta e destinazione, perché tutto il viaggio è tempo di conoscenza e di esperienza. Una esperienza che viaggia alla velocità dei nostri piedi, consentendoci tempi di riflessione e di rielaborazione, emozioni e percezioni alla loro naturale velocità.…Se il turismo tradizionale ha il limite di stravolgere tutto ciò che tocca, l’immagine più evidente è data dai nastri di asfalto, di alberghi, ristoranti e insegne luminose che fanno da corollario al “successo” turistico di un luogo, l’escursionismo permette una penetrazione discreta dei luoghi tramite l’umile sentiero, consente un rapporto autentico con i residenti, ci mostra i segni di una storia fatta anche di strutture di architettura povera rurale che facilitano la comprensione dell’evoluzione del paesaggio, senza richiedere grandi strutture ricettive. L’escursionismo non è consumo del territorio, dove la natura diventa una merce usa e getta, perché l’escursionismo ci toglie dal ruolo di consumatori, il cui vero volto è quello di acquistare merci e souvenirs”.
A tutti gli iscritti veniva data una formazione teorica con successiva uscita domenicale, in genere due al mese, per conoscere la destinazione dell’escursione programmata e il paesaggio fisico del luogo da visitare. Ho avuto modo di partecipare ad escursioni al Pulo di Altamura, al Bosco Scoparella, nel Parco Nazionale del Gargano, al Bosco di Gallipoli Cognato, nel Salento e al Pollino. Dopo essere vissuto per diversi anni sulle montagne del Parco Nazionale della Vanoise a Modane, questa ulteriore frequentazione ha fatto di me un appassionato dell’escursionismo e ho cercato sempre di trasmettere, per quanto mi fosse possibile, questa passione.
Alla fine del corso scrissi una canzone che cantai nella festa finale del gruppo :
Escursionisti del Cerchio di pietra
E’ un gruppo che parte,
è un gruppo che va,
su per le colline
o tratturi e gravine.
Che cosa li unisce,
che cosa li spinge,
è la natura che attira,
che esercita il suo fascino.
E nascono amori
e nascono storie
e la poiana dall’alto
svolazza e s’invola.
Fra un piccolo stagno
e un bosco di fragno
nell’acqua i ditischi
e delle ciavole i fischi.
Se qualcuno ti parla
del cerchio di pietra,
la tua mente corre
ai sassi senza tempo
ed a noi lì seduti
ad ascoltare il vento.
Vito Tricarico
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