Addio alle armi
Possibili prossimi richiami di militari per far fronte alle emergenze che si profilano
Michele De Marzo
Se l’Italia entrasse in guerra, chi verrebbe chiamato alle armi?
Giova ricordare che in Italia il servizio di leva obbligatoria è stato sospeso, e non abolito come impropriamente si afferma, dall’1/1/2005 come previsto dall’art. 1 della L. 226 del 23/8/2004.
Le dichiarazioni choc di Patrick Sanders, capo di stato maggiore delle forze britanniche, non sono passate inosservate. Il riferimento ai civili che devono essere pronti a combattere contro la Russia di Putin se necessario ha lasciato gli ascoltatori interdetti. Il Ministro della difesa Crosetto, lavora per costituire una forza di dieci mila riservisti, pronti ad intervenire in supporto alle forze armate in caso di estreme necessità come guerre o crisi internazionali.
Altresì, in seguito alla crisi russa e quella nel mar rosso, l’Italia, così come la Nato, sta intensificando esercitazioni e presenza nelle zone di maggiori crisi internazionali. Tornando alla domanda iniziale, in caso di guerra chi verrebbe arruolato? In primo luogo i militari in carriera e se non bastassero gli ex militari che hanno terminato il servizio da meno di 5 anni… se ancora non bastassero, i civili maschi iscritti alle liste di leva tra i 18 e i 45 anni.
Non è possibile rifiutare la chiamata alle armi perché ai sensi dell’art. 52 della Costituzione “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
E la “mancanza alla chiamata” è altresì un reato specificamente previsto dal Codice militare di pace.
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