Il giornalismo manipolato: quando la verità cede il passo alla propaganda
Un’analisi incisiva dell’intervista di Tucker Carlson a Putin e la deriva del giornalismo
Rocco Michele Renna
Nel tumulto delle notizie globali, è fondamentale interrogarsi sulla veridicità e l’integrità di ciò che ci viene presentato come informazione. Il giornalismo, una volta custode della verità e della trasparenza, sembra sempre più essere stato addestrato alla logica di guerra, in cui la manipolazione e la distorsione dei fatti sono diventate armi per influenzare le masse.
Un esempio lampante di questa deriva è rappresentato dall’intervista recente di Tucker Carlson a Vladimir Putin. Mentre ci si aspettava un’analisi critica e incisiva della situazione in Ucraina e delle azioni della Russia, ciò che abbiamo ottenuto è stato un teatro di propaganda in cui Putin è stato dipinto come un salvatore dalla presunta corruzione occidentale.
Nel corso dell’intervista, Putin è stato lasciato libero di esporre il suo punto di vista per due ore intere, ripetendo gli stessi mantra che ha propagandato per oltre due decenni. Eppure, le domande scomode sono rimaste sorprendentemente assenti. Dov’è la menzione di Alexei Navalny, il feroce critico del regime di Putin? Cosa dire della giornalista Anna Politkovskaya, assassinata per il suo coraggio nel denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia? E i mercenari della Wagner Group, che agiscono nell’ombra per conto del regime russo? Tutte domande che sarebbero state essenziali per un’indagine giornalistica onesta e accurata, ma che sono state sorprendentemente ignorate.
Invece, ci è stato servito un Putin che si pavoneggiava sul palcoscenico internazionale, mentre il giornalista sembrava ed era accondiscendente, permettendo al presidente russo di tessere la sua narrazione senza contraddittorio o interrogativi critici.
Questa è solo l’ultima di una serie di manifestazioni in cui il giornalismo, anziché esercitare il suo dovere di tenere il potere sul banco degli imputati, sembra essersi trasformato in un veicolo per la propaganda e la manipolazione delle masse. Se il giornalismo mainstream viene spesso criticato per la sua presunta parzialità e mancanza di imparzialità, quello che dovrebbe essere il “giornalismo alternativo” non sembra affatto essere migliore.
È essenziale che i lettori rimangano vigili e critici di fronte a questo genere di reportage. Non possiamo permettere che la verità venga sacrificata sull’altare della politica o della propaganda. Solo mantenendo un occhio critico e esigendo responsabilità giornalistica possiamo sperare di navigare nel mare sempre più torbido delle notizie globali.
Una proposta, giusto per non fermarsi sempre e solo alla critica. Gentili lettrici e cari lettori quando vedete la firma Tucker Carlson, gettate il giornale nella pattumiera e non leggetelo più. E se volete fare un passettino in più, fatelo sapere all’editore.
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