Il caffè con il lettore

La droga il più grosso affare delle mafie. In copertina operazione “non solo pane”

Gianvito Pugliese

Care/i ospiti del caffè… e pensare che quando ero bambino ed anche divenuto fanciullo all’angolo di casa c’era una fiorente “Drogheria”, che vendeva caramelle, soprattutto quelle alla liquirizia, che mi è sempre piaciuta, ma principalmente spezie, generi alimentari varî e prodotti casalinghi. La gestiva il fratello del parroco della zona, un uomo cortesissimo, la cui signorilità e raffinatezza era equiparabile solo a quella delle gentildonne di due secoli or sono.

Sarà perché la droga (da cui drogheria=spaccio di droga) ha assunto nel tempo ben altri significati, che le “Drogherie” sono scomparse, con le loro vetrine allettanti ed i profumi che si diffondevano per tutto l’isolato? L’aria della città non era inquinata e permetteva di percepire quei dolci odori.

Sto invecchiando care/i amiche/i. Me ne accorgo da ricordi che ormai condivido con sempre meno persone, e soprattutto dal fatto di cominciare ad essere più critico nei confronti del progresso che a volte, a ragione o torto, percepisco come regresso culturale e sociale. Ed ultimamente nel nostro Paese il regresso mi sembra cammini a passi da gigante.

Oggi vorrei raccontarvi di due particolari e curiosi episodi di spaccio di droga verificatisi nel nostro Paese. Credo tutti sappiate che ormai lo spaccio di droga è l’affare più redditizio per la criminalità organizzata e non solo in Italia. Ovviamente non è che le mafie, che inopinatamente gestiscono in regime di monopolio lo spaccio degli stupefacenti leggeri, Cannabis o il suo derivato marijuana, e pesanti, eroina, cocaina e nuove droghe sintetiche, si accontentino di quel mercato miliardario. Le trovi ovunque ci siano soldi ed affari e non disdegnano la prostituzione, utile anche allo spaccio, rapine, furti, contrabbando, usura e ricettazione, insomma tutto il repertorio dell’illecito. E da diverso tempo le mafie, pur mantenendo il controllo dei loro territori di appartenenza, si sono concentrate nei luoghi più ricchi del mondo, inserendosi prepotentemente nella gestione dei grandi e piccoli appalti, inquinando quindi l’economia, le attività commerciali, i patrimoni immobiliari sostanziosi.

Non c’è dubbio che le mafie si evolvono e progrediscono, anche se ovviamente nell’illegalità e nel malaffare. Qui, purtroppo, segni di regresso non se ne vedono. Solo ogni tanto qualche maxi operazione di sequestro funziona, grazie soprattutto alle “soffiate” dei confidenti, e si sequestrano quantitativi enormi di sostanze stupefacenti. Sta di fatto che il giorno dopo il mercato clandestino della droga è splendidamente rifornito.
Altro che l’efficientissima Amazon, la Mafia spa provvede al rifornimento notte tempo, non la fermi se non ti decidi a legalizzare gli stupefacenti, cosa che non cancellerebbe totalmente il mercato clandestino, ci sarà sempre chi è disposto a trattare col pusher, piuttosto che essere schedato come tossico dipendente, ma ridurrebbe le attività clandestine nel settore all’osso.

Vi dirò una cosa che forse vi scandalizzerà, ma non si spiega il rifiuto categorico di una parte politica alla legalizzazione della droga, se non ipotizzando che sia interessata a difendere gli interessi di grandi elettori e di grandi finanziatori delle loro attività politiche. Non può essere semplicemente stupidità, che pure non manca, qui sicuramente c’è correità e connivenza.

Andiamo ai fatti.

Primo: nove provvedimenti cautelari, di cui otto in carcere ed uno solo ai domiciliari tra Sicilia e Calabria, perquisizioni a tappeto dei Carabinieri e dei loro cani antidroga nelle province di Catania e Reggio Calabria.

Tutto secondo copione? Per nulla, la centrale dello spaccio era in un panificio di Catania che, oltre che alla fornitura diretta, provvedeva a rifornire i pusher di due importanti province siciliane. In quel panificio, per mettersi a riparo da temute intercettazioni, che una politica contigua al crimine vuole abolire o quantomeno limitare a casi eccezionali, “mezzo chilo di pane” e “mezza pagnotta” erano richieste in codice, per indicare la quantità di cocaina desiderata.

Non è un caso che l’operazione dei Carabinieri sia stata denominata “non solo pane” visto che un panettiere, utilizzava il suo forno come copertura e base logistica.

Secondo: a Malpensa, il cane antidroga Cosmo delle locale Guardia di Finanza fiuta con troppo interesse la carrozzina di un presunto invalido statunitense, al momento detenuto in carcere in attesa di accertamenti sul suo stato di salute e la presunta invalidità. I finanzieri smontano le rotelle ma nei tubi non c’è niente. Cosmo da segni inequivocabili di aver mirato al malloppo ed i finanzieri, si rendono conto del peso davvero eccessivo delle ruote di gomma. Le smontano e sorpresa… per tutti fuorché per Cosmo, contengono 43 involucri in cui sono divisi 8,4 chili di cocaina purissima. 

Non è la prima volta che il trucco viene utilizzato dai trafficanti. Sempre i finanzieri del Gruppo Malpensa assistettero ad un tentativo simile ad   agosto scorso quando fu arrestato un cittadino spagnolo. Un falso invalido che aveva imbottito la propria carrozzina con ben 13 kg di cocaina.

Certo due episodi che ci raccontano dei fantasiosi mezzi dei malavitosi per agire possibilmente indisturbati e della difficoltà delle forze dell’ordine a prevenire e reprimere uno spaccio quotidianamente miliardario.

Non dite, care/i ospiti che sono ossessivo, l’età in effetti ci sarebbe, se insisto nel sostenere che senza la liberalizzazione continueremo a regalare alla malavita organizzata affari e guadagni da suscitare l’invidia di Elon Musk e ripeto non può essere solo per stupidità che ci si oppone alla liberalizzazione, ci sono interessi assai più profondi e squallidi.

Se fossi magistrato e non giornalista, se dovessi provare e non solo argomentare, un pensierino d’indagare sulle relazioni tra malavita organizzata e politica lo farei. Meno male che non lo sono, temo che farei la fine dei Falcone o Borsellino, il losco affare non è da meno.

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