Da eroi a dimenticati: una vergogna italiana senza fine!
Medici e infermieri morti per la pandemia, risarcimenti mai avuti: il duro percorso delle famiglie dei sanitari caduti, 400 vite perdute e dimenticate .
Rocco Michele Renna
Nel silenzio di aule governative e burocrazie, il tributo delle famiglie dei medici caduti durante la pandemia di Covid-19 rimane in sospeso, un’ombra lunga che oscura il ricordo di quegli eroi dimenticati. Quattrocento vite spezzate, quattrocento storie di sacrificio e dedizione che ora attendono il riconoscimento che meritano.
Tra loro c’è Gennaro Avano, presidente dell’associazione “Medici a Mani Nude”, figlio di Mario, un medico coraggioso e altruista, strappato alla vita da un nemico invisibile. Gennaro porta avanti la memoria del padre, non solo attraverso il dolore, ma anche con un impegno concreto: una seconda laurea in medicina, come un tributo personale alla sua eredità di cura e dedizione.
L’associazione di cui è a capo raccoglie le voci e le lotte delle famiglie di circa 50 medici di famiglia e pediatri, vittime della stessa battaglia. Si sono uniti per affrontare insieme un’altra battaglia: quella per il riconoscimento e la giustizia.
Ma nonostante le promesse, i fondi stanziati, l’attenzione mediatica, il processo di risarcimento sembra bloccato in un limbo burocratico. Le famiglie attendono ancora una risposta, una chiusura a quella ferita ancora aperta. “Siamo ancora in attesa“, dice Gennaro con un misto di frustrazione e determinazione. Perché dietro ogni cifra, ogni discussione politica, ci sono vite spezzate e famiglie che lottano per andare avanti.
L’urgenza è palpabile. Mentre le famiglie attendono, molti si sono trovati privati non solo di un essere caro, ma anche di una fonte vitale di sostentamento. I risarcimenti non sono solo una questione di giustizia emotiva, ma anche economica.
Anche se alcune iniziative private hanno portato un po’ di sollievo, come il fondo “Sempre con Voi” della famiglia Della Valle, la strada verso la giustizia è ancora lunga e tortuosa. Mentre le famiglie continuano a lottare per il riconoscimento, i vuoti lasciati dai medici caduti si fanno sentire, soprattutto nelle comunità più vulnerabili.
In alcuni luoghi, come la Campania, la carenza di personale medico è ancora tangibile. Pazienti rimangono senza un punto di riferimento, senza quel medico di famiglia che conosceva le loro storie, le loro preoccupazioni, le loro malattie. È un vuoto che non può essere riempito con semplici promesse o parole di conforto.
La seconda giornata nazionale del personale sanitario si avvicina, ma per le famiglie dei medici caduti non c’è ancora molto da celebrare. Restano in attesa, sperando che il loro grido di giustizia non cada nell’oblio. Perché dietro ogni cifra, ogni discussione politica, ci sono vite spezzate e famiglie che lottano per andare avanti. E il loro tributo non può e non deve essere dimenticato.
E’ lo Stato che non funziona. Se forze politiche diverse e differenti si sono alternate ed il risultato è zero, significa solo che la politica dei politicanti tutti vale esattamente zero.
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