Il caffè con il lettore
I poveri ragazzi manganellati a Pisa e Torino sono stati lo stoppino che ha acceso un autentico fuoco di rivolta sociale in difesa della libertà, della democrazia e di un mondo migliore.
Gianvito Pugliese
Non lo dico per suscitare invidia, ma il caffè per i nostri ospiti, oltre a rispettare il canone delle tre C, sprigiona un aroma inebriante oltre che un gusto unico. Merito della macchina da caffè espresso e del fatto di aver optato per la fornitura di caffè in grani, che viene macinato al momento e tenuto in un contenitore sotto vuoto. Non dirò né la marca della macchina, né quella del caffè, ma vi assicuro che sono entrambi i migliori in assoluto.
E vogliamo dire che sono i cornetti alla crema, che vengono da un piccolo bar vicinissimo, rifornito dalla più antica e titolata pasticceria barese?
Care/ lettrici/ori non arrivate subito a conclusioni affrettate, fatemi cortesemente terminare. Non è che abbia scritto questa premessa per vantare la mia ospitalità, ma perché alle volte mi assale il dubbio che la partecipazione attiva e numerosa ai nostri incontri-cenacolo (ma non si cena) non dipenda solo dalla qualità degli argomenti e dei ragionamenti connessi, ma sia fortemente sponsorizzata da qualità, più profane, quelle del caffè e dei cornetti.
Torniamo un attimo su quanto accaduto principalmente a Pisa e Torino, un vulnus insanabile alla democrazia ed alla libertà di espressione del pensiero nel nostro Paese, che sono divenute, per i mandanti dei poliziotti manganellatori di pacifici giovani manifestanti pro Gaza, il classico boomerang, quello che quando lo lanci, se non sei bravissimo. ti torna direttamente e ti colpisce duramente in testa.
E mi pare sia quanto accaduto. Non si contano le figuracce di questi giorni dei due protagonisti della vicenda al governo: Meloni e Piantedosi. Hanno provato a mettere qualche distinguo sulle parole di riprovazione del Colle: “Manganellare i ragazzi è un fallimento“. Hanno dovuto fare una repentina ed indecorosa mancia indietro. Non la stampa, ma i social, cioè dove -con tutti i limiti- il popolo si esprime e si fa sentire, sono letteralmente esplosi. I leoni della tastiera, loro consueti amici, si sono azzittiti terrorizzati e lo sdegno è venuto fuori in tutta la sua virulenza. Sbaglierò, ma sono convinto che costerà loro assai caro.
Per inciso il capo della polizia aveva un ruolo dirigenziale nella mobile di Genova quando accaddero episodi di torture che ci costarono la condanna e le stimmate dell’Europa. Ad onore del vero non fu incriminato di nulla, ma rimane il fatto che le torture furono messe in atto dai suoi uomini. La magistratura dovrebbe essere più attenta e severa, un trasferimento non risolve: i lupi perdono il pelo, non il vizio.
Non è così che si ottiene il rispetto dell’Autorità e la Polizia se lo è giocato per un bel pezzo. Siamo ripiombati nei tempi dei fattacci del G8 di Genova, a quel 2001 in cui si era da poco insediato a Palazzo Chigi il Berlusconi II.
Alle proteste politiche, con una Meloni che prova a buttarla in caciara, accusando la sinistra di aizzare i giovani alla violenza contro la polizia, come se le testate dei giovani pacifisti potessero fare molto male ai manganelli, fa seguito una sollevazione di massa. Non reagiscono solo “i sinistri”, reagisce il popolo tutto e Meloni non sa più che pesci pigliare. E’ utile solo a Piantedosi che viene “graziato” del suo “sto con la polizia senza se e senza ma”, ma non perché non abbia detto cosa grave, ma perché “ubi maior, minor cessat”.
Esplode la rete, il popolo finalmente ha battuto un colpo, dimostrando di non essere proprio quel Pio bove che la politica ama portare in giro con l’anello al naso, ed esplodono le piazze italiane. Nel nome di “Palestina libera” si tengono il 2 marzo cortei a Roma (in copertina), Milano, Firenze e Trento. A Pisa i manifestanti ora sono cinquemila. E la risposta alle manganellate al vulnus alla democrazia, al neofascismo dilagante.
Ma la violenza brutale a Pisa ha anche un seguito: i ragazzi feriti, tanti, troppi sono fortunatamente guariti, 7 poliziotti coinvolti si sono auto-identificati. Ma l’ironia continua e si assommano comportamenti demenziali: finora, nessun assalitore denunciato, ma denunciati nove studenti per resistenza a pubblico ufficiale. Le loro teste devono aver opposto molta resistenza ai manganelli! Vergogna!
“Si è conclusa nella piazza dei Cavalieri di Pisa, dopo più di tre ore di corteo nelle strade del centro storico, la manifestazione promossa dalla Rete degli studenti medi a cui si sono uniti collettivi studenteschi, sigle sindacali e diversi esponenti politici dei partiti di sinistra e di centrosinistra. Oltre 5 mila persone hanno attraversato pacificamente il centro cittadino, con diverse soste, alcune delle quali davanti alla Prefettura e alla Questura. Qui, in particolare, i manifestanti hanno urlato “dimissioni, dimissioni” all’indirizzo del questore, in relazione ai fatti avvenuti venerdì 23 febbraio e culminati nelle cariche di alleggerimento dei poliziotti per disperdere i partecipanti a un corteo di cui non era stata data comunicazione alle forze dell’ordine. Al ritmo di slogan “Palestina libera”, cori contro Israele definito “Stato fascista e terrorista” e “Bella ciao”, i partecipanti al corteo di oggi hanno raggiunto la piazza dei Cavalieri e qui hanno srotolato una grande bandiera della Palestina. Le forze dell’ordine hanno monitorato il corteo lungo tutto il percorso mentre per la Sinagoga di Pisa, vicina alla Questura e alla Prefettura, considerata punto sensibile è stata rafforzata la sorveglianza. Non si sono registrati disordini”
Lo riferisce la Rai, pardon Tele Meloni-Kabul , e prosegue: “A Roma si sono radunati in piazza Vittorio, quartiere Esquilino, i manifestanti che hanno indetto il corteo pro-Palestina che arriverà a piazzale Tiburtino. Fra le bandiere palestinesi i manifestanti hanno issato anche un cartellone con la foto della stretta di mano tra il presidente israeliano Benjamin Netanyahu e la premier Giorgia Meloni con impronte di mani insanguinate. Sul posto è presente la polizia… In testa ragazzi palestinesi tengono dei lenzuoli bianchi con scritto in rosso ‘stop genocidio’. I giovani si sono poi sdraiati per terra mentre dalle casse risuonava il rumore di bombe e missili. “Noi la Palestina la vogliamo, non esiste Israele che è uno stato che occupa e che ha colonizzato la nostra terra”, ripete Maya, la presidente del movimento degli studenti palestinesi dal megafono.
A Trento non va altrettanto bene, attaccati dalla Lega, che si sente nella sua roccaforte, i ragazzi s’infuriano e reagiscono imbrattando gli ingressi di alcune banche e della Fondazione Bruno Kessler. Ne hanno anche per il rettore dell’Università, Flavio Deflorian, pesantemente ingiuriato. Alla manifestazione di Trento hanno partecipato circa 300 persone.
A Firenze alle 18 del 2 marzo è partita la manifestazione organizzata da Sì Cobas e Collettivi studenteschi con un avvio iniziale di oltre trecento persone, che si erano date appuntamento nei pressi del Consolato Usa di Firenze. Polizia intorno all’edificio protetto da una barriera di transenne. I partecipanti mostrano striscioni come “Palestina libera“, “Stop al genocidio” e bandiere palestinesi. La questura di Firenze ha autorizzato per il corteo un percorso che, dopo aver lasciato lungarno Vespucci, proceda attraverso lungarno Corsini, oltrepassi l’Arno sul ponte Santa Trinita, segua via Maggio fino a terminare in piazza Santo Spirito.
A Bologna un corteo di 400 studenti, arrivato dinanzi alla prefettura ha visto alcuni partecipanti lanciare della vernice rossa contro i muri del Palazzo del governo. Accidentalmente colpito anche un dirigente della Digos. Ennesima manifestazione di solidarietà con la Palestina e di sostegno agli studenti di Pisa.
Secondo la Rai “dati parlano di un aumento del 40% delle manifestazioni nei primi due mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023: quest’anno tra gennaio e febbraio ci sono state 2.822 manifestazioni di spiccato interesse per l’ordine pubblico, contro le 1.994 dello scorso anno. Le manifestazioni che hanno registrato criticità quest’anno sono state l’1,6%, in netto calo rispetto al 3,5% nel 2023″.
Evidentemente se il popolo reagisce in maniera così massiccia dopo un tempo infinito di sopportazione di cose che non vanno, è perché comincia a capire che la nostra democrazia è a rischio ed dal potere nasce un tentativo di soffocarla insieme alle libertà ed a molti dei diritti sociali conquistati, a cominciare da quello alla salute. I ragazzi ovviamente, come sempre, sono più attenti e sensibili ai fatti ed ai retropensieri e ci spronano a vigilare attentamente e non aggiungere altri errori a quelli già commessi.
Ovviamente ci sono fra loro elementi intemperanti e certe insofferenze non possono essere assecondate.
A domani.
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