Cento anni fa si diffuse la spagnola: perchè fu chiamata così ?
Oggi siamo colpiti dal Coronavirus, ma non è l’unica epidemia che abbiamo affrontata. Senza risalire alla peste di manzoniana memoria, ricordiamo la spagnola e poi asiatica, Hong Kong, suina, aviaria Sars.
Maria Catalano Fiore
La più grave pandemia influenzale di tutti i tempi, scoppiata a ridosso della Prima Guerra Mondiale, tra il 1918 ed il 1920, non proveniva dalla Spagna: fu definita così solo perchè la stampa di quel paese ne parlò liberamente, mentre altrove la censura imponeva di minimizzare il fenomeno, spesso limitandolo, esclusivamente alla Spagna. A portarla furono, invece, i soldati americani, sbarcati nel nostro continente nel 1917. la spagnola, favorita dalle condizione di scarsa igiene dei soldati nelle trincee e dal cattivo vitto, colpì oltre un miliardo di persone. Fu devastante quanto la guerra stessa.
Sembra quasi casuale, ma ancora un 8 marzo, come nel 1918, si diffonde questa pandemia influenzale. Nel 1918, una vera catastrofe che causò 50 milioni di morti, determinati da una complessa interazione virale e fattori sociali. Nel 1918 l’intero Globo fu interessato da questa gravissima malattia influenzale che tra il 1918 ed il 1920, in tre successive ondate, infettò oltre un terzo della popolazione mondiale, già decimata dal conflitto mondiale, provocando la morte soprattutto di giovani e adulti precedentemente sani.
In seguito ci sono state altre tre pandemie influenzali ( le cosiddette asiatica del 1957, la Hong Kong del 1968 e l’influenza suina del 2009) che, pur essendo meno devastanti, hanno dimostrato che i virus influenzali continuano ad essere una grave minaccia.
Oggi la medicina ha fatto senza dubbi progressi, ma per essere efficaci e tenuti sotto controllo, questi virus devono essere monitorati in un vasto campo dell’intero continente.
Altro componente scatenante importante, per la spagnola del 1918, fu la malnutrizione, oggi al contrario è la cattiva supernutrizione. I ricercatori hanno dimostrato, inoltre, che come nei precedenti episodi, evitare raduni pubblici e ravvicinati e aumentare l’igiene e soprattutto lavarsi spesso le mani, contribuiscono, senza dubbio, a ridurre il livello di infezione e la propagazione.
Sino a quando non sarà disponibile un vaccino protettivo i governi sono tenuti ad informare il pubblico su cosa aspettarsi e come agire anche durante una pandemia. Solo una popolazione preparata può auto-salvarsi da questo problema vitale.