Salvini va a giudizio.
Salvini a giudizio? Certo. ma proviamo ad andare oltre la semplice cronaca.
GP
Il Senato della Repubblica, dopo molti contorcimenti, ieri per la prima volta ha autorizzato il rinvio a giudizio richiesto nei confronti del Sen. Salvini dal Tribunale dei Ministri per sequestro di persona e omissione di atti dovuti. I fatti, commessi quando era Ministro degli Interni, si riferiscono alla Open Arm a cui fu impedito per diverso tempo di far sbarcare i migranti soccorsi in Mediterraneo.
La votazione si è conclusa meno di 24 ore or sono e, con 149 favorevoli contro 141 contrari, ha autorizzato il rinvio a giudizio. Ora la parola passa ai giudici, e prim’ancora a pubblica accusa e difesa che dovranno “tirar di scherma” nell’istruttoria del processo, la prima per vedere provate le sue tesi accusatorie, la seconda per tentare di demolirle, o almeno insinuare nell’organo giudicante il ragionevole dubbio sulla colpevolezza, che ti manda comunque assolto.
Non voglio discutere più di tanto sulla stategia comunicativa del Salvini, che ora è imputato in un processo ed ha il diritto di difendersi come meglio ritiene. E’ sgradevole la foto con figlia a cavalluccio, appena postata . Ma di sgradevolezze, a mio giudizio, azioni decise in difesa degli Italiani, secondo i suoi fans, ce ne sono tante e peggiori/migliori a seconda che si ritenga la buona educazione un pregio o un inutile orpello da bacchettoni vetusti.
M’interessa più il quadro complessivo della vicenda ed i dati certi (per quanto oggi si possano avere e dare certezze!) che se ne possono ricavare da quella seduta parlamentare, al momento, tra le più significative. Anzitutto, a dispetto del terrorismo psicologico operato da Salvini e soci in particolare nei confronti dell’ex alleato, il movimento pentastellato. Era in giro una voce diffusa da leghisti e legisti non dichiarati, tipo Sen. Paragone, che i senatori dei 5 Stelle, più vicini col cuore a Salvivi che a Grillo, Casaleggio, Crimi, Di Maio e Fico (spero di aver citato l’intero stato maggiore) avrebbero votato per il diniego dell’autorizzazione a procedere ed il movimento si sarebbe spaccato come un uovo di Pasqua. Non è accaduto ed i 5 Stellem uniti, hanno votato secondo la linea del partito-movimento. Tanto è significativo anche per la temuta della maggioranza e del governo dalla stessa sostenuto.
Momentaccio per Salvini. Lui rinviato a giudizio e la “minaccia”, sventolata a destra e manca, urbi et orbi se preferite, “se ci vado non sarò da solo“, risultata una pallottola a salve: rumore e null’altro. Gli ultimi sondaggi (post Recovery Fund) lo portano a scendere sotto quota 25% ed il calo non accenna a fermarsi, solo che ora l’amica Meloni non raccatta i voti leghisti, ma perde anche lei, come pure Berlusconi, che a questo punto dovrà pensarci bene a continuare a fare il gregario della coppia nazional-sovranista.
Giancarlo Giorgetti l’amico-nemico di sempre, il numero due della Lega, nostalgico di Bossi e unico stratega leghista, sempre più emarginato da Salvini, mantiene un silenzio assordante e sono molti, i Colleghi bene informati, che sostengono stia lavorando per Luca Zaia leader non solo della Liga veneta, ma pure della Lega.
Salvini, ostenta sicurezza, arrogante protervia relativamente ai reati contestati, tutto ciò contro ogni possibile consiglio di avvocati appena decenti: dimostrare pervicacemente di non essere pentito è da sempre la miglior strategia per prendersi il massimo della pena (scusate ma riaffiora in me il penalista, mai in realtà del tutto sopito). Dunque, brutta scelta il dover impersonare “il condottiero senza macchia e senza paura”, sprezzante della giustizia “alla Palamara” (poco ci manca e pure Chinnici, Falcone, Borsellino saranno ascritti dai salviniani a quella “razza”) o dover assumere un atteggiamento di pentimento utile a ridurre la pena ed attirarsi, se non la simpatia, almeno la non ostililità della Corte giudicante.
Se tanto non bastasse, si sta dissolvendo nel nulla, proprio nella sua roccaforte, la Lombardia e Milano, l’immagine degli amministratori leghisti super onesti, efficienti, insuperabili spacciati per modello lombardo. La sanità d’eccellenza, nella locomotiva del Paese, fa acqua da tutte le parti, peggio di una carretta del mare per migranti, e si scopre, a prescindere da forniture-donazioni sospette e conti scudati, ma mantenuti all’estero, con capitali non fatti rientrare in Italia, che la grande capacità era solo quella di produrre moneta, con prestazioni offerte ai pazienti in tempi e con efficienza non riscontrabile altrove dalla sanità privata convenzionata. E le altre regioni pagavano e si dissanguavano, dopo che erano state private dei fondi minimi per poter offrire ai pazienti residenti una prevenzione dignitosa. La medicina di base della sanità lombarda, molti piccoli ospedali pubblici, le Rsa non hanno retto minimamente, nonostante gli sforzi al Pirellone di nascondere polvere e immondizia sotto il tappeto.
Dulcis in fundo, l’avevo già scritto occupandomi dell’Aspi. Atlantia, Benetton e co., lei scherza col fuoco. Salvini, cioè col branco di odiatori seriali alimentato ad arte dalla sua “bestia” – la macchina di propaganda mediatica della Lega e sua personale -. Quando e se decide di accoppare il suo vecchio capo il branco non ha alcuna pietà, rispetto, o altra remora: sbrana, dilania e basta.
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