Primarie Pd 2017 per la segreteria. Inchiesta a Torino

Il fascicolo relativo a presunti finanziamenti illeciti delle primarie PD del 2017 per la segreteria nazionale trasferito dalla procura di Bari a quella di Torino.

GP

E’ la procura di Torino, competente per territorio, che dovrà portare avanti l’inchiesta su presunti finanziamenti illeciti intervenuti relativamente alle primarie Pd per la nomina del segretario Nazionale nel 2017.

Al centro degli accertamenti ci sono soldi versati a Torino da alcuni imprenditori alla ‘Eggers’, società che curava la campagna elettorale del governatore pugliese Michele Emiliano. Quindi, perlomeno per questi accertamenti il fascicolo è andato a Torino. Se tornerà a Bari o resterà lì si vedrà.

Non fu una bella campagna quella. Emiliano, capeggiando la cordata di tre candidati, Enrico Rossi, governatore toscano, Roberto Speranza, Presidente di Leu, e lo stesso Emiliano, intimò a Renzi, segretario uscente, di introdurre alcune modalità nello svolgimento del congresso pena il ritiro dei tre. Renzi fece orecchie da mercante e si dimisero coerentemente da candidati sia Rossi, che Speranza. Invece il portavoce dei tre restò candidato, dopo molta “ammuina”, direbbero i napoletani. Primo riuscì con quasi il 70%, precisamente il 69,2, Matteo Renzi, secondo con il 20% Andrea Orlando, all’epoca Guardiasigilli, terzo Emiliano con il 10,2%. Non portò fortuna nè a Renzi, che crollò al referendum, nè ad Emiliano, il cui rapporto con Renzi, s’incrinò all’epoca definitivamente, tanto che, oggi si ritrova candidato in Puglia il renziano Ivan Scalfarotto. Ma Speranza e Rossi non apprezzarono di certo il comportamento di Emiliano. Qualcuno, infatti, ipotizzò di un’iniziativa strumentale ordita per liberarsi di due candidature più autorevoli della sua e mettere al sicuro un posto sul podio riducendo i candidati da cinque a tre.

Ora, sotto elezioni, il risveglio, peraltro legittimo, dell’indagine su imprenditori che avrebbero pagato il conto a carico di Emiliano per quelle primarie, non è che aumenti le chance di rielezione del Governatore pugliese. Ed il carico da 11 fu poi l’ammonizione del Csm, che con la candidatura alla segreteria nazionale da parte di Emiliano,non poteva più far finta di non vedere e non sapere. Ammonizione quindi per l’incompatibilità tra la permanenza in magistratura e l’iscrizione o ricoprire cariche di partito. Per cui Emiliano fu costretto a dimettersi dal Pd, anche se è rimasto saldamente di fatto a capo del partito in Puglia attraverso il regionale avv. Marco Lacarra, che notoriamente non muove foglia che Emiliano non voglia. Doveva segnare l’ascesa ai vertiti nazionali e segnò invece una fase di isolamento della Regione Puglia.

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