Auguri, care lettrici e lettori, buon ferragosto 2020.
Un ferragosto da condividere con un virus micidiale che, come afferma Pierluigi Lopalco, abbiamo controllato ma non domato. Per questo serve il vaccino. Foto di Lidia Petrescu.
GP
Strano questo nostro ferragosto 2020. Con le mascherine, anche se non è Carnevale e non siamo a Venezia. Col distanziamento da osservare per non alimentare il Covid-19 di ritorno, che se prende il sopravvento –Lopalco docet– può essere devastante più di un incendio boschivo, un terremoto ed uno tsunami messi insieme. Ma sempre ferragosto è, anzi ,un ferragosto di sabato, con la domenica per prolungarlo, e magari segnare per qualcuno l’inizio delle ferie. I magnifici medici di questo Paese a febbraio scorso brancolavano nel buio totale: il virus, totalmente sconosciuto, lo si affrontava come si poteva, con tanta buona volontà ed abnegazione, coraggio da leonesse -che quando difendono i cuccioli, magari in branco, chiamatele sceme……., il mastodontico leone se la fila con la coda tra le zampe. Coraggio di infettarsi e di non farcela, come è successo ad alcuni medici ed infermieri -che non vanno dimenticati, ma già contano meno. Oggi abbiamo più conoscenze e mezzi per affrontare il virus, che, scusatemi, ma è come il mare, non va mai sfidato.
Rilassatevi, dunque, godetevi quella libertà riconquistata, grazie ai Vostri sacrifici più che encomiabili, ma di certo anche a scienziati, epidemiologi e virologi, ai medici tutti, a cominciare da quelli di base, che le regioni, per prima la nostra Puglia e finendo al modello di Sanità d’eccellenza, la peggiore, hanno mandato allo sbaraglio, senza mezzi, istruzioni, aiuti minimi. Riconquistata, grazie ad una conduzione dell’emergenza pandemica che, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’Unione Europea è stata additata a modello nella gestione di questa emergenza. E per un Paese che era stato ridotto a giullare europeo, non è cosa di poco conto. Ed in Europa siamo stati colpiti per primi, senza precedenti a cui riferirci. Errori sono stati commessi? Certo, “errare humanum est”, solo i bugiardi seriali affermano di non sbagliare mai e che rifarebbero sempre, ORGOGLIOSAMENTE, ciò che hanno fatto. Siamo stati un gran popolo, di fronte all’emergenza lo siamo sempre: dalla ricostruzione del Paese alla fine della seconda guerra mondiale, alle alluvioni, ai terremoti, alle stragi, all’accoglienza. Purtroppo, è vero solo in parte che ogni popolo ha il governo che si merita. Non mi riferisco al Conte I o II ed ai predecessori, ma alla classe politica nella sua totalità.
Discorso che cadrà nel vuoto, magari provocherà solo qualche sorrisetto ironico di compatimento nei confronti di chi scrive, da parte di chi occupa le stanze del potere. Pazienza! Il 45% degli Italiani aventi diritto al voto non si esprime nei sondaggi e molti dicono apertamente che non andranno a votare. Hanno perso fiducia nei politici e nella politica. Si quella con la minuscola, l’unica che si vede in giro, fatta di scaramucce, furbate e non poche ruberie. E non vi siete accorti che il resto degli Italiani, quel 55% dei votanti, esprime la propria preferenza turandosi il naso? Certo no! Vivete nella torre eburnea del potere, lontani mille miglia dall’uomo comune.
Ma che ne sapete Voi di chi non arriva a metà del mese, degli sfrattati, dei cassaintegrati, più fortunati, si fa per dire, dei disoccupati e di coloro che il lavoro non lo cercano neanche più. Solo perchè adottate il loro linguaggio, perchè il bravo comunicatore Vi offre le chiavi per conquistarvi la loro pancia per un attimo -si perchè il cuore lo conquistavano i veri leader- non Voi. Vi inviterei a rileggere “Il Principe” di Macchiavelli. Capireste, forse, che circondati tutti indistintamente dalle rispettive Corti dei miracoli, con tanto di nani e ballerine, il contatto con la realtà, con i veri problemi della gente, li avete smarriti da tempo e siete incapaci di capirli e provare a sanarli. Ed il Vostro compito è proprio quello: amministrare la cosa pubblica da legislatore, o da governante, nell’interesse del Popolo sovrano. Ma sovrano de che? Di votare le voste liste e listralle bloccate? La legge elettorale va rifatta: certo, soprattutto se, come mi auguro, il taglio dei parlamentari diverrà definitivo, per quanto di definitivo ci sia in Italia. Ma di cosa discutiamo: di maggioritario (che piace a chi ha una coalizione per quanto raffazzonata ed eterogenea) o proporzionale (che piace a chi vuol mantenere l’autonomia del proprio partitello, riuscendo magari ad incartare più ministri, sottosegretari e posti di sottogoverno di quanti elettori abbia. Estremizzo, lo so da me, ma non è che sia tanto lontano dalla realtà. Ed il voto di preferenza? Quello che lega l’eletto all’elettore ed al territorio? Se tutto va bene ha una valenza marginale, tanto per non abolirlo totalmente. che pare brutto!
Ma la qualità, la meritocrazia, dov’è? Certo, che con politici che nulla sanno, poi a legiferare è l’alta burocrazia, che a ben vedere più che alta raggiunge la qualità stigmatizzata dal noto gesto del prof, Pazzaglia in quelli della notte. Eccolo!
E così una continua sovrapposizione di produzione legislativa di centinaia di pagine per non dire assolutamente nulla o meglio tutto ed il contrario di tutto, in modo da interpretare la normativa per gli amici e applicarla ai non amici -spesso considerati nemici-, come ci insegnò Einaudi che quella distinzione coniò per primo. Il padre dell’economia, Luigi Einaudi, in realtà era un fine giurista, laureato in giurisprudenza, infatti.
Torno agli auguri, cari lettori, Vi ho afflitto abbastanza raccontandovi fatti che conoscete meglio di me. Non so perchè, ma questo augurio ferragostano sembra voler ripercorrere la strada degli auguri -natalizi- scomodi di don Tonino Bello. Con la non insignificante differenza che, don Tonino, prima che Santo era un grande Uomo, ed io nulla di tutto ciò. Ma col cuore, anche quello non ridotto proprio benissimo, Vi auguro cari lettori ogni bene e due o più giorni di serenità e felicità. Sarò monotono, certo ho passato i 70, ma mi raccomando: prudenza e rispettate le regole di prevenzione.
E auguro al mio Paese di ritrovarsi una classe politica migliore di quella attualmente all’orizzonte. Un abbraccio, pardon una gomitata, ma vedi che ci doveva capitare, un gomitata per saluto!
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