Chiusura discoteche: ricorso al Tar Lazio
Preannunciato un ricorso al Tar del Lazio da parte del sindacato dei locali da ballo Silb.
GP
Maurizio Pasca, presidente del Silb Filp, anticipa a Colleghi di agenzie di stampa la decisione di ricorrere al Tar Lazio avverso la decisione del governo di chiudere le discoteche e imporre l’uso della mascherina dalle 18 alle 6 in piazze, slarghi, in luoghi cioè che per loro natura e conformazione si prestino alla cd,”movida”.
Non è un bel segnale per il Paese. Troppo semplice, banale e scontato liquidarla subito constatando che l’interesse economico di categoria prevale sull’interesse del Paese, la salute e la vita dei suoi cittadini. D’altronde la politica della Regione Lombardia in pieno lockdown è stata questa. Qualcuno concluderà così ed è difficile negare che un fondo di verità vi sia contenuto.
Ciò che è più interessante chiedersi è come mai, decisioni draconiane, prese fino a ieri o appena l’altro ieri, trovavano il consenso più o meno di tutti, cittadini in primis, ed oggi suscita tali reazioni il fermo di un settore, che peraltro già è stato chiuso recentemente dalla Svizzera alla Spagna, giusto per citare due Paesi a noi vicini, ma se ne possono elencare assai di più. Qualcosa non torna.
Può sembrare una forzatura, il paragone che sto per avanzare, ma a ben riflettere non lo è. C’era un barlume di solidarietà nazionale, con tutti i limiti riscontrabili nel Paese di Coppi-Bartali, Mazzola-Rivera, Muti-Abbado, Fracci-Cosi, Gassman-Albertazzi, del dualismo ad oltranza, o tu o io, mors tua vita mea, devo continuare? Scusate se cito più personaggi della cultura che dello sport, è nel mio dna l’amore per la cultura. Funzionavano non solo gli appelli sensati e pienamente condivisibili del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il politico che riscuote in qualsiasi sondaggio la maggior fiducia da parte dei cittadini, ma cominciava a funzionare la consapevolezza che contrastare i provvedimenti governativi che Giuseppe Conte anticipava nelle consuete conferenze stampa serali (quasi mai puntali), costava perdita di consenso proporzionale alla crescita di quello del Premier. Pardon ci sono cascato anch’io. Conte è Presidente del Consiglio, non è un Premier, per istituire la cui figura in Italia dovremmo cambiare tutta l’architrave elettorale previsto dalla Carta Costituzionale.
Ma non è tanto la caduta del consenso, che comunque rimaneva nell’area politica per cui i voti che perdeva la Lega li raccattava. occhio e croce, Fratelli d’Italia, e viceversa. Idem dall’altro lato del fossato. Fossato, barricata, appunto, tutti termini da guerra medioevale o da guerriglia ottocentesca. Era una tregua armata in attesa di trovare la soluzione al problema di poter liberamente attaccare il Governo senza più pagar pegno.
E’ partita, silenziosa e sotterranea conseguentemente una compagna di delegittimazione a 360 gradi. Sono esplosi, soprattutto sui social, i negazionisti. Operazione preparata ad arte se un noto medico dopo aver sostenuto che il virus era clinicamente scomparso, ed esserselo rimangiato, in un convegno accorsato veniva a riproporre la tesi originaria, contro ogni evidenza scientifica, “Il Coronavirus è solo un’influenza politicamente utilizzata“, scriveva un signore onni presente su twitter, che paga a quella piattaforma fior di soldi per stare lì in quella posizione e raggiungere quantità abnormi di utenti. “Il coronavirus non esiste è un’invenzione cinese per soggiogarci”, sosteneva poi una signora che ogni volta che pubblichi un dato sul Covid, cioè fai il tuo dovere di informare, ti riempie d’invettive, al limite della minaccia. Ma se uno si fa impressionare da così poco, meglio cambi mestiere. Il vaccino ancora non c’è (i due registrati da Russia e Cina non rispondono ai requisiti occidentali di verifica e testaggio) ed ecco partire il preventivo “non mi costringerete” ….. “io alla mia libertà non rinuncio“. Domanda: a quale libertà, quella -potendo evitarlo- d’infettarti e soprattutto poi di contagiare altri soggetti, magari indeboliti da patologie pregresse, che saranno a rischio vita? Cioè libertà di trasmutare da buon cittadino in serial killer. C’è un ritorno della cavolata del virus creato in laboratorio e messo in giro dai Cinesi. Lo misero in giro Trump e Pompeo, poi furono smentiti da tutti, dagli scienziati agli uomini dei servizi Usa, ma recentemente me lo son sentito ripetere. Cosa conta che tutti gli scienziati concordino sull’origine animale e non chimica del virus? La scienza e cos’è, a cosa serve? Il mio amico, il santone, il guaritore (tutti bei soggetti truffaldini) mi vogliono bene e mi dicono la verità, quella che invece tutti mi negano. Il tutto supportato da una martellante campagna politica, con testate accorsate, trasformate in uffici stampa di questo o quel partito.
Non dobbiamo meravigliarci, dunque, che una categoria sia pronta a fare il gioco dell’appaltatore che ha perso la gara d’appalto. L’avvisaglia c’era stata, Il titolare del Papete, personaggio di spicco dei supporter leghisti, aveva da poco dichiarato che le discoteche sarebbero state chiuse per non consentire i comizi politici di una parte (leggi: Lega). La smania di visibilità e protagonismo fa fare questi errori. E come una sveglia ad orologeria ora parte l’annuncio del ricorso al Tar. Non il ricorso, l’annuncio. Fanno da chierichetti, a quest’altare pagano, da nord-est Fedriga, governatore del Friuli ” le contraddizioni di un’ordinanza di difficile applicazione, che colpisce duramente uno specifico settore senza avere evidenze statistiche di una correlazione tra il ballo e i casi di Coronavirus” per poi proporre “discoteche aperte ma con mascherine” e da nord-ovest Toti, governatore della Liguria: “locali da ballo con bar e ristoranti potranno continuare a svolgere queste attività, servire pasti e preparare drink“.
Nessuno pone la domandina: ma chi controllerebbe l’impossibile massa incontrollabile delle discoteche, quando le stesse non riescono a controllare coi propri buttafuori le risse che scoppiano sistematicamente dinanzi alla loro porta, con seguito di morti ammazzati, quando non si tratta invece di morti per scambi droga finiti male. Ma qualcuno crede ancora, che c’è una discoteca dove non circolino droghe e pusher? Certo, infatti, l’asino vola e continuerà a volare.
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