Giallo sempre più fitto su Viviana Parisi e Gioele
L’autopsia dei resti del corpicino dicono poco.
La Redazione
L’autospia sui resti di Gioele, che sono stati certamente cibo per cinghiali ed altri animali della foresta, dice poco se non niente. Impossibile allo stato dire se Gioele si ferì in maniera mortale durante l’incidente avvenuto poco prima tra l’auto guidata dalla madre e un furgone. Alcune tracce nel veicolo potrebbero avvallare questa ipotesi, che è tra le preferite della procura. Il bimbo non sarebbe stato assicurato con le cinture di sicurezza al seggiolino (inesistente) e, conseguentemente, potrebbe aver subito un urto violento, ma siamo nel campo dell’ipotesi che vorrebbe Viviana, accortasi della morte del figlioletto, arrampicarsi sul traliccio e buttarsi giù. Quindi, si torna, mutatis mutandis, all’omicidio-suicidio, ma l’omicidio sarebbe frutto dello scontro e non di un gesto volontario di una squilibrata, come inizialmente ipotizzato. Ma tutto è possibile e non si può neanche escludere che madre e figlio abbiano incontrato lì qualcuno e ciò che è successo dopo è tutto da accertare.
Resta vergognosa la ricerca effettuata. Un drone di sorveglianza aveva inquadrato il corpo di Viviana già dal giorno successivo alla scomparsa. Nessuno ha visto il filmato se non ora gli inquirenti, e se l’ha visto, peggio, non ha fatto nulla ed il corpo è rimasto lì altri altri quattro giorni. Tempi determinanti per far parlare o meno un cadavere. Per non parlare di Gioele che era lì da presso e dopo più di due settimane di ricerca senza tracce viene ritrovato a poche centinaia di metri da quello della madre da un carabiniere in pensione, giunto sul posto con una squadra di volontari organizzata dal papà di Gioele. E su questo un silenzio assordante e, francamente, marcatamente omertoso, da parte dell’assessore regionale al ramo e del Presidente della Regione, troppo impegnato a liberare la Sicilia dai tre migranti tre, rilevati ieri tra i trentatre contagiati nell’Isola.
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