Auguri a tutti i nonni

Oggi è la festa degli Angeli

La Redazione – ideato da Cinzia Montedoro

Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.
(Alex Haley)

A tutti i Nonni giungano i nostri auguri! Loro, le radici della nostra vita, custodi di tradizioni e memoria, Angeli che scavalcano il tempo, le parole e i ricordi.

Per i nipoti, i nonni disegnano il rifugio sicuro, confidenti a cui affidare pensieri, inquietudini e gioie. Nonni a volte dimenticati, relegati ad un ricordo o ad una frase, ai nonni che vorrebbero stringere i propri nipoti, ma che non possono, nonni, parola che troppo spesso fa rima con vecchio e dimenticato, ai nonni che vorrebbero esserlo e che guardano tutti i bimbi come loro nipoti, ai nonni con proverbi e caramelle nelle tasche, a coloro che reggono la famiglia e che profumano d’infanzia, equilibrio e protezione, a tutti i nonni invisibili o eccentrici, ai nonni che non ci sono più ma che poggiano la mano dell’amore sulla spalla dei propri nipoti guidandoli sempre senza mai lasciarli, ai nonni che non abbiamo mai davvero conosciuto ma portano il nostro nome e il nostro sguardo…. A voi tutti Nonni, a voi tutti nostri Angeli !  Auguri!

Ai nostri nonni:

Giovanna Serraroli

Ho vissuto con i nonni dall’età di 6 mesi fino a 6 anni, ho lasciato la loro casa in occasione del mio primo giorno di scuola in città. Loro mi hanno allevata nel periodo della mia prima infanzia. Il nonno, un contadino che aveva frequentato a mala pena la scuola primaria, la sera leggeva il “Roma” che arrivava in paese a giorni alterni.

Io piccolissima, aspettavo il momento della lettura serale con ansia e, seduta sulle sue ginocchia, “leggevo” i titoli. E con lui, a 4 anni ho imparato a leggere e a scrivere, con la sinistra. “La mano del diavolo” diceva la nonna.

Nel mio primo giorno di scuola ho scritto alla lavagna il mio nome.

Grazie nonno e nonna.

Vi porto sempre con me

Cinzia Montedoro

Dei miei nonni non ho mai conosciuto quella paterna, di lei porto il nome, è andata via troppo presto; di quelli materni ho un vivo ricordo, la nonna Marta e il nonno Michele erano baresi doc! Erano un  connubio tra tradizione e modernità, di mio nonno ho un ricordo simpatico: insieme vedemmo un concerto in tv, era quello di Madonna, in onda sulle reti RAI nel lontano 1987 e  mi disse in dialetto barese: “Cinzia a nonno, ma questa è italiana? Ma la sa una canzone in italiano?” .

Le orecchiette di mia nonna non le batteva nessuno, semola, acqua e due mani che si muovevano velocemente e che creavano piccoli capolavori che Carlo Cracco si può solo sognare… Ovviamente non si può riassumere in poche righe una vita ma un sentimento si ! E lo faccio con tutto il mio cuore! Mi mancate tanto!

Il poeta Nicola Ambrosino ha voluto regalare alla lavocenews.it una piccola perla, una poesia dedicata ai nostri Angeli:

Quegli ANGELI CUSTODI…chiamati NONNI.

(di Nicola Ambrosino)

Ricorda figlio mio…

quando vengono meno le radici della tua identità;

quando perdi i punti di riferimento, nel mare tempestoso della Vita;

quando tutte le certezze sembrano venire meno…

Loro sono li, saldamente ancorati ai Valori della Tua Famiglia…

e aspettano solamente una tua piccola considerazione.

Tu sei per loro il proprio futuro,

tu sei per loro la propria speranza,

tu sei per loro la propria forza,

tu sei per loro la linfa vitale, di un progetto che hanno realizzato…

con il sangue…del Tuo sangue…

e loro confidano sempre in Te.

Quando la Morte te li sottrarrà, con grande dolore;

quando il loro ricordo vivrà immemore nel tuo Cuore;

quando il sapore delle loro pietanze, ti sembrerà nettare divino;

quando i loro consigli, si saranno scolpiti nella Tua Anima;

ricorda figlio mio:

che l’Amore avrà vinto la Morte…

e solo allora ti sembrerà di aver vissuto

…con DUE ANGELI CUSTODI…chiamati: NONNI.

Maria Catalano Fiore

Nonno quanto vorrei avere

nel palmo della mia mano

Una fetta di pane appena sfornato,

un pomodoro, uno spicchio di cipolla

e, magari un filo d’olio.

Ah che squisitezza morso dopo morso

e sorseggiare un bicchiere del tuo buon vino rosso.

Ma …non ci sei….Anche se quella mano

tu non me l’hai lasciata mai.

Sento ancora la tua stretta NONNO. pubblicata nel giugno 2018.

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I miei nonni Materni Camilla ed Antonio Musacchio nel giorno del loro matrimonio 15 febbraio 1925. Erano giovanissimi 22 anni lui e 20 lei. Hanno attraversato di tutto, nella loro lunga vita, ma hanno avuto la gioia di avere due nipoti e tre pronipoti che hanno lasciato da grandi. Un patrimonio inestimabile per tutti noi.

Lidia Petrescu

E’ vero che ci sono gli Angeli. Non gli avete mai visti? Potrebbe darsi di no, per chi è orfano. Non ho mai conosciuto il mio nonno paterno. Ma, sono stata sempre attratta dalla sua personalità.

Mio nonno paterno nasce in una famiglia media con bestie, terre e foreste da gestire. Lavoro, in poche parole, 365/366 giorni all’anno (a seconda degli anni bisestili), con tanti fratelli e sorelle, se non ricordo male in tutto sono stati 9 figli, con necessità di darsi una mano al lavoro, alla scuola, perchè mio nonno studiò per diventare commercialista. E si, ai tempi di guerra (la seconda mondiale) mio nonno lavorò nell’esercito come commercialista.

Scampato dalla guerra si ammalò, purtroppo di cancro, e se ne andò che mio padre aveva 16 anni. La forza, la fierezza, la capacità di soffrire in silenzio hanno fatto di lui un esempio…. per me. Avrei voluto conoscerlo, ma la vita e fatta cosi. A mio nonno paterno il mio ricordo …. oggi. Un Angelo.

Gianvito Pugliese

Anch’io non ho conosciuto mio nonno paterno, quello da cui viene il mio nome: nonno Vito. Ho saputo anni fa che fu tra i fondatori della banda di Gioia del Colle. Quella dove mio padre, un grande strumentista del secolo scorso, fu avviato alla musica. Mia nonna paterna, Marietta, cucinava divinamente e aveva portato avanti, dopo la morte prematura del nonno, la rinomata trattoria Pugliese, a pochi metri dal Castello di Gioia del Colle.

Ma quelli con cui sono cresciuto sono le figure straordinarie dei nonni materni. La loro storia d’amore una favola. La nonna Filomena (Ferrante) era nata a Buenos Aires. Con i suoi genitori, emigranti, tornò in Italia, a Toritto (Ba). Una delle tante famiglie di emigranti che tornava con un gruzzolo per comprarsi una casa e del terreno da coltivare. Era quindicenne quando incontrò mio nonno, Pasquale (Loizzi), poco meno che diciannovenne e fu subito A M O R E ! Il padre di mio nonno, appena lo seppe, chiamò il figlio e gli intimò di farla finita pena l’andar via di casa. Era inconcepibile che il rampollo di una nobile e potente famiglia amoreggiasse con la figlia di immigrati. Mio nonno, in procinto di cominciare gli studi universitari, non ci pensò due volte: rinunciò all’università ed ottenne il posto di segretario comunale a Toritto. Andato via dalla casa paterna, sposò la sua Filomena. La casa a Bari dei nonni, prima in via Argiro, poi in Via Sagarriga Visconti, è la casa dove sono cresciuto. Mio padre era a Napoli (primo corno della mitica orchestra Scarlatti) quasi tutta la settimana tornava il martedì notte e ripartiva il giovedì all’alba. Mia madre tra la Fondazione Piccinni da portare avanti e le lezioni di violino che impartiva non poteva seguirmi più di tanto. Così era casa dei nonni che mi ospitava. Le lezioni del nonno, divenuto nel frattempo segretario generale del Comune di Bari, chi può dimenticarle. Uomo colto e studioso, ebbe dal rettore Pasquale del Prete conferita la laurea honoris causa in giurisprudenza, per consentirgli di assumere la docenza di legislazione comunale e provinciale. Gran parte degli articoli della “Nuova rassegna”, la rivista della materia, erano suoi. Di quella casa e famiglia patriarcale ricordo i Natale. Dal 23 dicembre al 6 gennaio noi sei nipoti (poi venne a distanza di anni la settima) i nove tra figli, generi e nuore, ci trasferivamo di fatto dai nonni. Con loro due saremmo stati 17, ma a tavola si aggiungeva sempre qualche ospite, e comunque alla nostra tavola sedevano sempre le colf dell’una o l’altra famiglia. E quella tavola dall’odore di manderini si trasformava come per magia in un tavolo da gioco per interminabili tombole, mercanti in fiera, sette e mezzo, e poi baccarà, chemin de fer. La cena, la fetta di panettone e si riaprivano i giochi. Il tutto davanti ad un sontuoso presepe che il nonno allestiva dall’8 dicembre e l’albero voluto dai miei zie e dalle zie per un Natale al passo coi tempi ed ammesso dai nonni con un’alzata di sopraccigli.

E’ altrettanto vivo il ricordo dei loro racconti, altro che De Amicis, erano narratori nati, sia il colto nonno Pasquale, che la incolta, ma favolosamente intelligente, nonna Filomena, bella anche da vecchia. Non li posso scordare, così come i genitori, sono in me con quegli insegnamenti indelebili che mi hanno forgiato, perchè noi siamo la loro continuazione, quel pizzico d’eternità di una parte di noi che sopravvive e continua. Francamente e amaramente, temo che questa catena si stia spezzando. Le Rsa del Milanese, ma non solo, novelli campi di sterminio da Covid-19, ci offrono lo spaccato di un mondo che gli angeli, ritenuti obsoleti ed inutili, li parcheggia in quelle “residenze” in attesa della demolizione definitiva. Beati gli angeli che a quell’amaro destino scampano.

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