Fiera del Levante edizione 84
Rinviata. causa Covid. dal suo settembre. dal 3 ad oggi. 11 ottobre. si è svolta l’84a edizione della Campionaria barese, un tempo fiore all’occhiello della Città.
GP
E’ vero che lavocenews.it si è proposta ai propri lettori, come chi non ha messo confini al proprio sguardo, ma guarda al mondo ed oltre da Bari e cerca di non dimenticarlo. E per Bari, l’evento per eccellenza è stato per almeno 16 lustri la Fiera del Levante, che si proponeva nella prima metà del settembre pugliese, mite e gradevole come pochi nel bel Paese.
Strana inaugurazione, quest’anno, ma il Covid-19, che in questi giorni è, purtroppo, tornato a far da padrone sulle pagine dei media e non solo, rende questo indimenticabile 2020 sempre più stano. Strana perché, fissata per Domenica 3, ha visto sì il presidente del Consiglio in carica venire a Bari e tenere il discorso “inaugurale”, ma non la domenica mattina bensì il giorno precedente. Riservata solo alla stampa ed autorità, mentre fervevano tutt’intorno i preparativi degli espositori, si è tenuto il taglio dell’84° immaginario nastro.
Non c’eravamo (né io, né nessun altro della redazione), anche perché, senza rischi di contagi e senza il fastidio del vicino di posto, che chiacchiera col collega o la collega, e ti fa sentire poco meno di un terzo dei discorsi ufficiali, grazie ai mezzi attualmente a disposizione possiamo vedere ed ascoltare, senza perdere una parola, il tutto comodamente da casa.
Così, non ho difficoltà ad ammetterlo, con qualche timore per i rischi di assembramenti, con la fotografa, che è anche una redattrice, sono andato lunedì mattina a visitare la campionaria. Era programmata per domenica, la visita, ma un contrattempo, nei giornali all’ordine del giorno, ci aveva costretti al rinvio. Bardati di mascherina e visiera, dopo aver parcheggiato a pochi metri dall’ingresso secondario, abbiamo fatto il nostro (eravamo in due) ingresso in fiera, guardati come marziani. Le visiere di protezione eravamo i soli ad indossarle. In vendita ce n’erano. Ma acquirenti nessuno o quasi, si lamentata l’espositore. Qualche commento scherzoso all’ingresso, nulla di sgradevole a dirla tutta, ed è cominciata la visita.
Come vedrete, dalle foto scattare, i viali della campionaria, normalmente super affollati, davano l’impressione del set di “Mezzogiorno di fuoco”, all’ora fatidica. Tanti carabinieri, diversi poliziotti, di stato e municipali, non pochi vigili del fuoco, tanti sorveglianti, giustamente preposti all’osservanza da parte dei visitatori delle norme anti-covid -mascherine e distanziamento-, solo i visitatori erano mosche bianche.
Anche gli espositori piuttosto ridotti. Ma c’era più o meno tutto il consueto. Dalle merendine tradizionali, ai saloni del gusto (quello della Sicilia da manuale). Nessuna attesa agli stand con l’espositore felice di aver un attimo di compagnia e speranzoso di vendere. Anche, tra uno stand e l’altro, spazi notevoli. Certo, le norme anti-covid suggerivano una allocazione più ariosa, ma la triste verità è che ad esporre ce n’erano davvero molto meno. Hanno partecipato prevalentemente solo parte di quelle ditte che vivono esclusivamente di fiere. Eccezione alla regola “Maldarizzi” con un’esposizione di auto nuove ed usate per tutti i gusti e le tasche, forse perché il mercato dell’auto non è stato ultimamente certo fiorente, ma quale lo è stato, se non quello di mascherine, igienizzanti ed apparecchiature mediche specifiche. L’unico che francamente colpiva. Tutto il resto, mi spiace ripeterlo, magari c’era, ma assai più povero degli anni precedenti, e le ultime edizioni della campionaria non è che abbiano brillato.
Come al solito sarò estremamente franco. I lettori lo sanno che per loro non ho segreti o retro pensieri, se non posso essere totalmente sincero, non scrivo, piuttosto. Per chi è vissuto e cresciuto nel mito di una Fiera del Levante, gioiosa, a cominciare dal suo Luna Park, dal profumo di hot-dog venduti ogni 50 metri, delle merendine Aida, della birra alla spina alla Peroni, che volete? A Bari tutto finiva, fortunatamente, a tarallucci e vino. I contratti si concludevano a tavola. No, nulla a che vedere con i pranzi di lavoro milanesi. Qui erano pantagrueliche mangiate: con crudo di mare in apertura, un paio di primi, “assaggini” sul menù, piatti cupi colmi nella realtà, pesce freschissimo, contorno, formaggio “per pulire la bocca”, frutta, dolce, caffè ed ammazzacaffè -liquori a gogò. Ebbene vedere e raccontare la nostra Fiera del Levante così ridimensionata, dovrei dire “così ridotta” in realtà, non fa piacere. Un poco di sofferenza la da.
Non si devono tirare conclusioni affrettate. Questo 2020 bisestile è l’anno del Covid, è una storia a sé, ma come nel Paese, purtroppo, il Covid ha finito per aggredire un’economia già traballante a dir poco, così ha aggravato la vicenda di una Fiera che ha perso la sua identità, la possanza delle sua tradizione, ed era già ridotta in briciole. Quindi, riserviamoci i giudizi per le fiere specializzate che seguiranno e per la campionaria del 2021, quando il Covid, vaccino permettendo, sarà solo un triste ricordo e nulla più.
Intanto, siccome cose belle le abbiamo viste e sono state fotografate dalla nostra Lidia Petrescu, permettetemi di chiudere con una bella ripresa e galleria fotografica. Così come sono lieto di anticiparvi alcune pagine storiche impareggiabili sulla Fiera del Levante di Maria Catalano Fiore.
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