Italo: un re da cui…Italia
Grande pagina storica di Maria Catalano Fiore, Una terza pagina di grande valore anche oggi. Ma permettetemi di affermare: al tempo stesso un editoriale di vaglia per una testata che della cultura ha fatto il suo vessillo.
Maria Catalano Fiore
In quanti ci siamo mai chiesti da dove proviene il nome della nostra nazione ITALIA? Pochissimi credo, molte cose si danno per scontate e solo in pochi spulciano carte e documenti. Ma documenti veri, non libri di Storia ancora adesso con verità distorte o edulcorati a seconda dell’andamento politico.
Ad esempio vi è mai capitato tra le mani un libro di Storia del ventennio? Ottimi sussidiari, casualmente, in casa dei miei nonni ci sono ancora alcuni libri scolastici appartenuti a mia madre e ai suoi fratelli (datati tra gli anni trenta e quaranta). Anche alcuni quaderni con copertina nera e bordo rosso molto ben conservati, con dei temi storici…. La Storia era però raccontata con soli Eroi, Grandi Uomini dediti alla Patria, ma con una narrazione molto edulcorata e ampliata a tratti. La cosa non cambia di molto anche dopo, con la riforma di Giovanni Gentile e Benedetto Croce, grandi filosofi e pedagoghi che comunque hanno “sorvolato” su vari aspetti di “Sommi Italiani”, perché la società lo richiedeva e comunque non si poteva raccontare ad un bambino delle elementari che Giuseppe Garibaldi non era un grande eroe ma un approfittatore, che Camillo Benso, Conte di Cavour era sempre coperto di debiti per gioco e donnine ecc…..che Giuseppe Mazzini adorava le ballerinette minorenni del teatro Regio di Torino, e via discorrendo. Ormai le testimonianze storiche sono eclatanti. Persino Oriana Fallaci ne ha parlato….
La Storia scolastica continua ad essere edulcorata, qualche correzione l’ha operata Rosario Villari, ma ricordo che, ancora ai miei tempi universitari era un testo, qualcosa in più, da studiare, a discrezione del docente.
Per mia fortuna all’Epoca (metà anni 70 in poi) presso l’Ateneo di Bari insegnavano Docenti di un certo calibro, Almeno alla Facoltà di Lettere e Storia dell’Arte, che insegnavano innanzi tutto come comprendere la Storia, attraverso i documenti e non con le favole. A Leggere l’Arte dalle fonti e che le due cose erano strettamente connesse. Ascoltare le loro lezioni e poi studiare su vari testi, di orientamento diverso, era “tosto”, ma realmente produttivo. Tra i cattedratici, Renzo De Felice, inviso a molti, che realmente faceva comprendere alcune cose molto importanti ancora oggi su anni di cui si studiava poco e sull’ordinamento dello Stato Italiano.
Studiare Storia raccontata da Lucio Villari, nonché da suo fratello Rosario, era quasi una scoperta in controtendenza. Smontare tanti preconcetti su fatti e rivoluzioni. Il perché della Rivoluzione francese, delle Guerre di Indipendenza. La conquista e genocidio perpetuato in Italia meridionale dai Piemontesi, i follicoli interventisti e strumentalizzati che hanno condotto al primo conflitto mondiale e poi al secondo, mai esaurito del tutto…..
Aldilà di questo lungo preambolo, conoscere il passato significa capire il presente e forse gli sviluppi futuri, alquanto nebulosi. Per conoscere il passato risaliamo a ritroso a Re Italo.
Questo Re è realmente esistito, non è una leggenda, ma la sua esistenza ed usi e carattere sono testimoniati da carte ingiallite e filosofi dell’epoca. Re Italo è stato un grande Re, arrivato dall’Arcadia intorno al 3.000 a.C. ha conquistato, spesso in modo amichevole tutta l’Italia meridionale, addirittura espandendosi sulla fascia tirrenica sino alla Liguria.
Punto nodale, per la sua posizione centrale l’odierna Basilicata anche se la sua capitale di rappresentanza, secondo il geografo greco Strabone, fu Pandosia Bruzia, l’odierna città di Acri in Calabria.
Ovviamente le testimonianze sono limitate, ma attendibili, soprattutto se confrontate a fatti usi e costumi. Soprattutto anche a ritrovamenti archeologici molto numerosi. Tutte queste vicende storiche possono essere ricostruite avvalendosi degli scritti di geografi e filosofi di epoche successive. Storici greci o romani, ma anche di toponomastica e modi di vivere che raccontano molto.
Quindi mi dispiace Italiani nordici, ma i primi veri Italiani siamo stati noi meridionali.
Afferma Tucide, uno storico militare ateniese, Re Italo si fermò in questa terra degli Enotri , pacificamente e ripopolandola, era infatti indicata dai più come la “Terra benedetta dagli Dei”. Del resto anche gli Enotri, giungono in queste terre più o meno durante l’età del ferro, con altre etnie attraversando per lo più il canale d’Otranto e, sistemandosi, da nomadi diventano stanziali.
Siamo tra l’altro a cavallo di quel periodo che precede la Storia scritta vera e propria, ma non è più Preistoria. Quello che gli storici inquadrano come “Protostoria”. Cioè Abbiamo finalmente popoli definiti e civiltà stanziali, ma non ancora la scrittura come veicolo di testimonianza, ma solo ampie tracce per ricostruirle.
Gli Enotri erano uno dei tanti popoli preromani, come gli stessi Etruschi del resto. Altri popoli industriosi e benestanti popolano le terre meridionali. La terra appare coltivata, il bestiame ben cresciuto, in ampi spazi. Lo stesso nome Italo significa “terra dei vitelli”. La lingua va accomunandosi man mano e diviene l’Osco. Da Italo nascono, come costume, diversi figli tra i quali Siculo che darà il suo nome alla Sicilia, governandola, o Morgete che governerà la Calabria.
Lo storico, di origini greche, ma nato in Sicilia nel V sec. a.C., Antioco di Siracusa segnala Italo come primo Re degli Enotri, poi detti Itali.
Ecateo di Mileto, il più antico geografo e storico greco, autore anche di prose e bibliografo cita ampiamente Re Italo e uno dei suoi figli Morgete, da lui deriva San Giorgio Morgeto in Calabria citato anche da Aristotele (Politica VII, 10, 2-3).
Aristotele cita spesso di Re Italo, e le comunità che amministra: Itali, Morgeti, Siculi, Choni.
Antioco di Siracusa, considerato il primo vero storico occidentale lo descrive come un ” Re buono e saggio, capace di sottomettere le popolazioni vicine facendo uso, di volta in volta, delle persuasione o della forza”.
Si era creato, quindi, in Italia meridionale un vasto regno, ancora prima dello sbarco dei Greci.
Un Re pacifista con un governo definito SISSIZI, molto democratico formato da 15 consiglieri che si riunivano giornalmente per parlare di tutto quello che succedeva e consumare lo stesso pasto. Le spese erano ripartite in parti uguali tra i partecipanti che corrispondevano la loro quota mensilmente, parte in natura, parte in denaro. La quota pro capite consisteva in 3kg. di formaggio, 1,5 di fichi freschi o secchi, 35 litri di vino. Questo tipo di amministrazione attraverso i SISSIZI si diffuse in tutta l’area mediterranea compresa Sparta, Creta e l’Egitto. Con la partecipazione si acquisiva il diritto ad una cittadinanza attiva e di poter parlare al re ed ai suoi consiglieri. Se non si versava la quota si perdeva questo diritto che veniva ceduto ad altri.
Questo stile di amministrazione ha influenzato molti filosofi e la stessa sana dieta mediterranea. Oltre che determinare la definitiva stanzialità della popolazione non più dedita solo alle greggi ed alla caccia, ma a coltivazioni in una terra altamente produttiva.
L’integrazione greca fu pacifica e consentì un ulteriore incremento della popolazione soprattutto sulla costa. Il Re Italo favorì ulteriormente gli scambi e lo sviluppo dell’artigianato e del commercio con traffici tra Asia, Africa e Europa sfruttando la privilegiata posizione dei suoi possedimenti nel bacino del mediterraneo.
Gli Itali, o Italici, trafficavano con l’Asia già millenni prima di Marco Polo come dimostrano i monili funerari d’Ambra o i resti delle sete ritrovate in abitazioni di centri urbani assai evoluti in Basilicata, soprattutto, come in quella definita “la civiltà di Serra di Vaglio”. Uno dei corredi funerari più ricchi è appunto quello detto della “Principessa di Vaglio” che ha fatto il giro del mondo, in vari musei, suscitando meraviglia e stupore tra gli studiosi dell’era Proto-storica.
Gli Itali erano un popolo progredito per idee e per ricchezze amministrate con cura sia dal Re Italo che dai suoi discendenti diretti.
Anche Omero, nella sua Odissea. descrisse questo popolo come una civiltà avanzata e quindi felice e benestante. Benessere molto appetibile per i Romani che appena si consolidarono in un vero popolo cercarono di accaparrarsi i fertili terreni di quella che era diventata la Magna Grecia ed i suoi ori, i suoi prodotti, gli uliveti e la cacciagione di Calabria, denominata sino al tardo 700 come terra di Italia.
Conoscere le nostre origini Italiane è fondamentale per identificarci come un popolo anche se nei millenni seguenti non lo siamo sempre stati, anzi siamo arrivati ai limiti di servilismo e schiavitù , oltre che di genocidio programmato, per motivi di spogliazione economica ….ma è un altro discorso.
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