Primo detenuto italiano morto per Covid-19
Aveva 77 anni e soffriva di altre patologie. Ai domiciliari data l’età avanzata, è morto al Sant’Orsola di Bologna dov’era stato ricoverato
Vito Longo
Vi avevamo già raccontato che la situazione nelle carceri, se non gestita, rischiava di diventare davvero esplosiva.
L’interrogazione successiva del ministro Bonafede, tuttavia, non rispose ai dubbi posti e non prese di petto la questione, annaspando e riducendo il tutto ad un vacuo slogan: “Nessun indulto mascherato nelle carceri”, come se la questione fosse far ottenere ai detenuti uno sconto di pena, anziché garantire l’incolumità di tutto il personale carcerario, responsabili delle strutture compresi.
Oggi è morto il primo detenuto. Ospite del carcere “Dozza” di Bologna, risultato positivo al tampone per Coronavirus, è stato successivamente ricoverato all’ospedale Sant’Orsola, sempre nel capoluogo emiliano-romagnolo, dove ha poi perso la vita.
La UIL-PA, sindacato della polizia penitenziaria, si è scagliata duramente contro il guardasigilli, chiedendo al premier Conte, per il tramite di Gennarino De Fazio, di assumere ad interim la gestione diretta delle carceri, vista la situazione delicata attualmente esistente e che potrebbe presto esplodere.
“Se in Italia sembra arrivare il picco, nelle carceri potrebbe essere ancora nella fase iniziale di ascesa e sviluppo” è stato l’allarme lanciato dallo stesso rappresentante del sindacato.
Il governo è chiamato ad intervenire presto e con efficacia. La tutela della vita umana non può arenarsi di fronte ad individui che hanno sbagliato e meritano di essere puniti, non di essere abbandonati ad un destino che rischia di essere tragico, soprattutto nelle proporzioni che potrebbe assumere senza una svolta decisa e tempestiva.