Allerta Viminale: guerriglia a Torino, Trieste, Napoli e Milano
Bilancio delle manifestazioni: negozi saccheggiati sono stati 12 gli arresti ed un ferito,
La Redazione
Torino
Attimi di tensione in piazza Castello, nel centro di Torino, dove via internet i partecipanti si erano dati appuntamento. Lì centinaia di tassisti hanno protestato contro le norme anti Covid che hanno ridotto il movimento dei cittadini. Un paio di fumogeni sono partiti contro il cordone dei carabinieri schierato davanti al Palazzo della Regione Piemonte. Poco prima il breve comizio improvvisato di un partecipante. La polizia ha risposto con una carica di alleggerimento che ha disperso la folla. Due negozi della centralissima via Roma, sono stati devastati da gruppi di manifestanti nel corso degli episodi di guerriglia con le forze dell’ordine. In un caso, un gruppo, dopo aver sfondato la vetrata d’ingresso, si è introdotto all’interno e si è dato al saccheggio. Pare evidente, quasi superfluo un nostro commento. Costoro con pacifici lavoratori ed imprenditori manifestanti non hanno nulla a che fare, si tratta di teppisti ed estremisti tra i peggiori, Sale, intanto, il bilancio dei fermati: sono dieci secondo la Questura.
Milano
Le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni contro i manifestanti in risposta al loro lancio di pietre e bottiglie davanti alla sede della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia. Si è così cercato di ripristinare ordine e legalità disperdendo i partecipanti ad un corteo non autorizzato e violento partito da corso Buenos Aires, la via deputata al commercio della città. Un poliziotto è stato ferito, in maniera non grave, nei pressi della Stazione Centrale di Milano: colpito da un oggetto, sembra una bottiglia, è stato portato al più vicino pronto soccorso per essere medicato. E’ stato poi disperso dalle forze dell’ordine il corteo: per ora due persone non lontane dalla stazione Centrale sono state fermate. In risposta alle cariche i manifestanti si sono sparpagliati nelle vie limitrofe a Corso Buenos Aires.
La ‘Milano da bere’ si ferma, la pioggia non ferma la rabbia dei ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia che si sono dati appuntamento a pochi passi dalla Prefettura di Milano per manifestare la loro rabbia contro il nuovo decreto del governo che impone loro la chiusura alle 18. Una delegazione è stata ricevuta dal prefetto di Milano, Renato Saccone. Con loro bandiere tricolore e striscioni con le scritte ‘Servono fatti non decreti’, ‘Falliamo noi fallite voi’ e ‘No tasse e più aiuti concreti’. Questo nuovo decreto “è peggio del lockdown – ha spiegato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano – ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell’ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l’altra alle 23“. Inoltre i ristoratori chiedono contributi “non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato“. Inoltre Zini lancia l’allarme per la “chiusura di tante attività che potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata”. Preoccupazione concreta e condivisibile, che ritardi burocratici renderà ineludibile.
Trieste
Qualche migliaia di titolari di bar, ristoranti, pasticcerie, palestre e piscine hanno sfilato ieri sera a Trieste per protestare contro le misure decise nei confronti delle rispettive categorie nell’ultimo Cdpm. “Non siamo untori”, hanno sottolineato “ma lavoratori“, segnalando di aver investito somme di denaro in plexiglas, sanificazioni e altri sistemi di protezione dal Covid-19 e ora sono stati, comunque, costretti a chiudere.
La manifestazione ha avuto un epilogo violento quando, dopo un incontro tra gli organizzatori della manifestazione stessa e le autorità, alcuni presenti hanno lanciato fumogeni in direzione della Prefettura. Sono stati colpiti carabinieri e rappresentanti della stampa. I gesti di violenza sono stati condannati dal governatore Fedriga e dal sindaco, Dipiazza. Non so se gli autori dei gesti violenti siano stati infiltrati o qualche partecipante esasperato, E’ certo, però che non vanno coperti, come sta accadendo.
Napoli
“Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi”. Questo uno degli striscioni esposti in Piazza Plebiscito a Napoli con centinaia di persone per protestare contro i nuovi provvedimenti anticovid da parte del governo e della Regione Campania. In piazza rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiate come i ristoratori, i titolari dei bar, settori dell’indotto del turismo, ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro. “A salute e a prima cosa ma senza sorde nun se cantano messe”, un altro degli striscioni. Intorno alla piazza decine di camionette delle forze dell’ordine e agenti in tenuta antisommossa.
La protesta poi si sposta sotto la sede della Regione Campania. Urlando “dimissioni, dimissioni“ contro il governatore Vincenzo De Luca alcune migliaia di manifestanti sono arrivati davanti all’ingresso della sede della Regione Campania in via Raffaele De Cesare, a Napoli. I manifestanti si sono fermati davanti all’ingresso che è chiuso con le saracinesche abbassate. In tanti intonano ‘Napul’è’ di Pino Daniele. La protesta si è conclusa ma i manifestanti hanno annunciato: “Torneremo davanti alla sede della Regione ogni giorno alle 18”.
“La delegazione di assessori che avrebbe dovuto partecipare alle ore 18 in Piazza Plebiscito alla manifestazione di cittadini con il solo scopo di essere, come sempre ha fatto la nostra Amministrazione, tra il popolo per ascoltare, per comprendere, per mediare e per portare anche le nostre proposte, ha ritenuto di non recarsi in piazza per evitare strumentalizzazioni o pretesti anche da parte di eventuali frange, che nulla avrebbero a che vedere con i manifestanti, visto il dibattito che si è immediatamente acceso rispetto alla partecipazione di una rappresentanza dell’Amministrazione comunale”. Dono le dichiarazioni in proposito del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che aggiunge. “La delegazione – si legge nella nota diffusa dal Comune di Napoli – manifesta solidarietà e vicinanza ai cittadini che parteciperanno in modo pacifico e non violento e che esprimono il loro pensiero e dissenso; la giunta e il sindaco già nei prossimi giorni sono pronti a incontrare una o più rappresentanze per decidere insieme quali possono essere le proposte e le decisioni da prendere nell’interesse esclusivo della città che deve rimanere unita, coesa e non violenta”.
Sale l’allerta del Viminale.
Massima attenzione, necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio, massima fermezza nei confronti dei violenti. Al Viminale sale l’allerta per la tensione sociale che potrebbe esplodere nel Paese dopo il le nuove restrizioni. Le manifestazioni dei giorni scorsi a Napoli, Roma e Torino, viene sottolineato, sono un campanello d’allarme anche se si è trattato di situazioni ben connotate: chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata. Ma la situazione ora è davvero pericolosa. La rabbia e la frustrazione che montano nel paese e che coinvolgono diverse categorie sociali e produttive possono diventare occasione perfette per chi ha interesse ad alimentare le tensioni. In questa ottica gli apparati di sicurezza non escludono che le manifestazioni annunciante per i prossimi giorni da chi è stato più colpito dai provvedimenti possano essere strumentalizziate e diventare l’occasione per provocatori e infiltrati di mettersi in mostra. Ecco perché, dicono fonti qualificate degli apparati di sicurezza, “la questione dell’ordine pubblico è diventata molto sensibile e vanno disinnescate le situazioni più a rischio“. Già in questi giorni sono state messe in campo una serie di azioni preventive e in ogni caso, viene ribadito, “non saranno tollerati eccessi”. Ministero e Dipartimento della Pubblica Sicurezza, inoltre, sono in costante contatto con prefetti e rappresentanti locali delle forze di polizia proprio per rimodulare la strategia e mettere in campo ogni intervento per intercettare le possibili situazioni più a rischio prima che esplodano o si trasformino in veicolo per i più violenti. Sempre nell’ottica, viene ripetuto, della “massima fermezza”.
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