KAMALA HARRIS
La grande Americana del 2020
Giovanna Sellaroli
Mentre si infiamma la battaglia legale di Donald Trump contro le presunte irregolarità nel voto, e mentre si accendono le polemiche sulla tempistica del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech, con la grande notizia di queste ultime ore circa l’efficacia al 90%, l’America e il mondo intero, stanno vivendo una fase di portata storica che probabilmente riscriverà la storia stessa.
Il Presidente eletto e il Presidente uscente degli Stati Uniti sono stati tra i primi a commentare la notizia dell’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech. Joe Biden ha detto che è una “notizia eccellente”, che il vaccino dà speranza, ma che occorre prudenza, la strada è ancora lunga.
Anche Donald Trump ha detto che è una “grande notizia”, ma ha subito twittato “Come dico da molto tempo, Pfizer e gli altri hanno finito per annunciare il vaccino solo dopo le elezioni, perché prima non avevano il coraggio di farlo“
Mentre Antony Fauci, il super esperto americano in malattie infettive ha definito i test “semplicemente straordinari”, e mentre Wall Street decolla e il petrolio vola, da più parti si è fatto notare che Pfitzer è considerato un finanziatore della campagna elettorale di Joe Biden e Kamala Harris, e avrebbe di proposito dato la notizia solo dopo l’elezione del proprio candidato alla Casa Bianca.
Come riferisce Stefano Graziosi, giornalista e saggista, su Start Magazine, nel luglio del 2019, “The Intercept” riferì che Kamala Harris, all’epoca candidata alle primarie del Partito Democratico, avesse ricevuto migliaia di dollari in quei mesi da alti esponenti di grandi aziende del settore, come Endo Pharmaceuticals, Global Blood Therapeutics, Pfizer e Vertex Pharmaceuticals.
Secondo la tesi di gran parte degli analisti, Kamala Harris ha coltivato legami e una certa familiarità con la Silicon Valley e con il mondo della Big Tech, che ha sempre visto come un partner piuttosto che come una minaccia; non si è schierata per esempio, contro Facebook o Alphabet come hanno fatto in passato la senatrice Elizabeth Warren e l’altro candidato democratico Bernie Sanders, sebbene si sia espressa a favore di una regolamentazione delle aziende tecnologiche. Ma non è stata chiara circa la frammentazione delle aziende giganti della tecnologia.
Avvocato, procuratore distrettuale, procuratore generale e senatore degli Stati Uniti, oggi Vicepresidente USA, su Kamala Harris è stato detto tutto in questi giorni: nata a Oakland da madre indo-americana e da padre di origine giamaicana, entrambi accademici, impegnati nelle lotte civili a favore dell’integrazione tra bianchi e afroamericani, ha studiato alla Howard University e all’Hasting College of the Law di San Francisco; nel 2019 si è candidata per le primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali americane del 2020 ma, a dicembre dello stesso anno, ha ritirato la sua candidatura appoggiando Joe Biden, che la nomina sua vice presidente l’1 agosto 2020.
Prima donna a essere eletta come procuratrice generale della California (e rieletta nel 2014). Prima asiatica americana a essere eletta al Senato. Prima donna nera e asiatica, a diventare vicepresidente degli Stati Uniti.
E una delle prime bambine nere di Berkeley a frequentare la scuola elementare di Thousand Oaks, quartiere ricco e all’epoca bianco, nel quadro del programma cittadino di desegregazione.
Tanti i primati che l’hanno avviata a infrangere i famosi “tetti di cristallo”.
«Sono serviti 243 anni per rompere il soffitto di cristallo», ha scritto la politica indiana Priyanka Chaturvedi su Twitter
“Sono la prima donna vicepresidente ma non sarò l’ultima. Questo è un paese delle opportunità. Ogni bambina che ci osserva deve vedere che questo è un paese delle possibilità, il nostro Paese ha dato loro un messaggio chiaro: sognate con ambizioni”, dice nel suo primo discorso alla Nazione nella notte della sua incoronazione.
E ricorda le generazioni passate, prima fra tutte la madre, che hanno combattuto e le hanno consentito di arrivare sul palco di Wilmington e scrivere la storia.
Poco progressista per i democratici che non le perdonano le attività da procuratore distrettuale in California per la sua durezza nell’aver contribuito alle “incarcerazioni di massa” degli afro americani, radicale invece per i repubblicani, che la accusano di voler aumentare le tasse e introdurre la “medicina socializzata”, Kamala Harris ha alle spalle una storia politica di sinistra moderata. Si è battuta per la depenalizzazione della marijuana, la cittadinanza ai clandestini, una riforma sanitaria meno radicale di quella proposta da Sanders, l’introduzione di un sistema fiscale progressivo.
Pur avendo sempre sostenuto che l’ergastolo sia una pena più civile e meno costosa per la comunità, in tribunale, la ex procuratrice ha però difeso il mantenimento della pena di morte e non ha mai partecipato ad alcuna iniziativa a favore della sua abolizione. Si è guadagnata il soprannome di Top Cop, il capo delle guardie, perché, pur avendo fatto molto per ricucire i rapporti tra comunità e forze di polizia (con l’adozione delle bodycams proprio in California per controllare gli agenti), viene accusata di non aver concretamente perseguito e punito i poliziotti incriminati per violenza.
La scelta di Joe Biden di avere Kamala Harris come suo braccio destro ha suscitato ampi consensi, ma anche critiche, a destra per essere troppo liberale, a sinistra perché non abbastanza liberale; di certo il concreto Biden ha prediletto una politica attenta, pragmatica e carismatica.
Elementi rafforzati anche dal simbolismo della mise indossata la sera del suo primo discorso, il tailleur bianco con blazer monopetto e pantaloni dritti, abbinati a una blusa di seta con collo lavallière, che ricorda le prime uniformi da lavoro femminili, in onore delle suffragette che hanno combattuto per il diritto di voto delle donne all’inizio del 1900 e lottato per la partecipazione femminile alla politica.
E non rinuncia mai alle sue Converse. Ha il modello All Stars color bianco, nero e perfino un paio con paillettes che sembra non siano ancora sul mercato, che indossa anche nelle occasioni ufficiali, preferendole al tacco 12.
La scrittura e la firma
Infine, ma certamente non ultima, l’osservazione dei segni grafici della scrittura di Kamala Harris rafforza l’idea e delinea i tratti di una donna destinata a lasciare un segno indelebile nella storia contemporanea.
La sua scrittura fluida, ariosa e distesa in un contesto ben strutturato, offre l’immagine di una persona dinamica, sicura di sé, intraprendente e animata dal desiderio di conquista.
Una personalità avvolgente e affascinante che sorprende per forza, carisma e seduzione. La scrittura energica procede verso la destra del foglio con vitalità ed efficacia, la progressione è rapida e non ammette intoppi: la scrivente possiede una forza interiore che non teme ostacoli, è combattiva, autonoma e percepisce le situazioni con prontezza ed efficacia.
L’intelligenza aperta e flessibile, la rapidità tra pensiero e azione, le consentono la risoluzione rapida e agile dei problemi, la scrivente focalizza l’attenzione sulla ricerca di soluzioni efficaci alle problematiche, piuttosto che sul singolo problema. È dunque dotata di grandi abilità risolutive.
È una donna efficiente e dotata di forte autonomia di pensiero, supportata da una notevole forza di volontà, che ama portare a termine il progetto o le azioni interprese.
Spiccata la capacità di protendere naturalmente verso il prossimo e verso il futuro, con empatia e con desiderio di entrare in contatto con l’altro; sempre aperta e proiettata verso nuovi orizzonti e nuove idee, è supportata da una progettualità fervida.
Con naturalezza e semplicità, la scrivente è capace di operare in ambienti diversi e mostrarsi a suo agio in ogni situazione, l’adattamento le è naturale grazie al supporto di un buon equilibrio interiore e la resistenza alle frustrazioni.
Socievole ed estroversa, la capacità di comunicare le è congeniale, ottima predisposizione per un leader, del resto il suo stile di leadership è decisamente conciliante, ma non brilla per modestia e possiede un carisma che non passa certo inosservato. La scrivente sa farsi notare e ama lasciare il segno; possiede una forza interiore che la spinge a realizzare i progetti, canalizzando le risorse al fine di raggiungere lo scopo prescelto.
Carattere positivo, ottimista e creativo, Kamala è testarda e anche se è abile nel chiedere consensi, mostra una certa tensione che si estrinseca in atteggiamenti difensivi. Tende a imporre le sue posizioni ed è davvero difficile farla arretrare.
La creatività valorizzata nella firma rivela una scrivente che tende a privilegiare la personalità più intima, personale e familiare piuttosto che l’immagine pubblica e sociale. Le iniziali più grandi e ornate, indicano che la scrivente è un leader naturale e appassionato che sa percepire le proprie e le altrui emozioni.
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