Santa Colomba di Sens
Come le reliquie di una Santa Spagnola/francese, possono arrivare a Bari…..e incidere sulla crescita.
Maria Catalano Fiore
Quasi nessuno, dei baresi, tranne gli ortodossi, o i francesi che praticano ancora il culto di questa Santa, si ricorda delle sue reliquie ora nella cripta della Cattedrale di Bari.
Queste reliquie, di Santa Colomba di Sens andrebbero omaggiate l’ultimo giorno dell’anno, 31 dicembre, giorno del suo martirio.
Dopo san Nicola questa Santa è molto venerata dagli ortodossi, è addirittura Patrona di Rimini, e dai turisti francesi e spagnoli che ne cercano le spoglie, quando vengono a Bari.
Un amico, ieri mi ha ricordato che stiamo trascurando santa Colomba il 31 dicembre. Mi ha incuriosito, Ricordavo di queste spoglie, ma mi sembrava una qualche dama francese o spagnola al seguito degli aragonesi, invece sbagliavo. La storia è ben diversa e molto avvincente, soprattutto il perchè si trova a Bari?
A questo punto va consultata oltre che Wikipedia, settore biografie, qualche agiografo religioso, in effetti due di loro appaiono particolarmente affidabili Gian Michele Fusconi che, trascrivendo il Martiriologio romano del XI secolo, afferma che il suo primo biografo è il suo contemporaneo Sant’Eulogio.
Questo ci da notizia certa che era nata a Cordova, in Andalusia, il 17 settembre 257 d.C. data in cui si festeggia; che il suo vero nome era EPORITA. Dopo la sua conversione pagana, a soli 16 anni, alla quale la famiglia si opponeva, era scappata con un altro gruppo in Francia dove perseguitata dal romano imperatore Aureliano, fu sottoposta a richieste e sevizie varie, sino alla decapitazione nel 273.
Di questo troviamo conferma nel “Passionario della città di Rimini” in cui troviamo tre ampi testi che parlano di Santa Colomba, tra cui uno di San Pier Damiani dell’XI secolo che afferma che con la sua fuga il suo nome divenne Colomba per la sua innocenza.
Come scrive Antonio Borrelli nel suo “Santi e Beati”, Santa Colomba è una delle sante più venerate per tutto il medioevo. Subito dopo la sua morte venne edificata una cappella sul luogo della decapitazione, seguita, nel 620 da un’Abazia e Convento “Sainte Colombe lès Sens”.
Dalla Francia, tramite i mercanti il suo culto si diffuse anche verso l’Italia, il mediterraneo, e quindi Rimini. E’ protettrice dagli incendi e nello stesso tempo evocatrice di pioggia per i campi.
Nella cattedrale di Rimini vi era anche un ciclo di storie, dedicate a Santa Colomba da Giovanni Baronzio nel 1345, oggi, con la nuova Cattedrale sono Nella Pinacoteca di Brera a Milano. Baronzio era un pittore Riminese di cui si conosce solo la data di morte, 1362, poche le notizie sul suo conto, ma è stato un buon espositore degli episodi su Santa Colomba. Dalla cattura, dove appare ben vestita, da nobile quale era, difronte all’imperatore Aureliano, che le offre addirittura di sposare il figlio, in cambio dell’abiura, ad episodi di persecuzione e relativi salvataggi, sino a quello della decapitazione.
Purtroppo, nonostante la venerazione, pare che le sue reliquie abbiano viaggiato molto, trasportate da mercanti o riscattate da religiosi, sino al 1700, quando i padri Vincenziani riuscirono a salvarle dalla furia degli Ugonotti, un ramo Calvinista che si opponeva al culto delle reliquie dei Santi, e arrivarono a Bari.
In un primo momento furono consegnate nel Palazzo dei Missionari Vincenziani (ex Palazzo del Tribunale Militare )in Via San Francesco D’Assisi, dove ancora oggi esiste una deliziosa cappella tardo-barocca dedicata alla Santa, molto ben tenuta, ma purtroppo non aperta al pubblico. Tempo fa “Bari Today” è riuscito ad avere il permesso di fotografarla. Veramente graziosa a pianta quadrata con un un’ unico altare e una cupola con decorazioni dorate.
Successivamente la salma fu traslata in Cattedrale, l’8 maggio 1939 per volontà dell’Arcivescovo di Bari Mons. Marcello Mimmi.
Quello che oggi vediamo, nella teca, non è il corpo incorrotto della Santa, come può apparire, ma come ha accertato il restauro del 2005 e le indagini del patologo forense dott. Francesco Introna, si tratta di alcuni resti tenuti insieme, ricomposti in qualche modo con l’aggiunta di cartapesta e un velo di seta. il tutto è ricoperto con un sontuoso abito di gala originale della metà del 700, che confermerebbe un omaggio fatto alla Santa da Gioacchino Murat (cognato di Napoleone Bonaparte) nei giorni del suo soggiorno a Bari in qualità di Generale del Regno delle Due Sicilie. Parallela a via San Francesco d’Assisi, infatti, c’è sempre Via Napoli, via da dove partivano le carrozze dirette a Napoli, in onore del Murat, che per ricambiare pone la pietra per l’allargamento della città di Bari, appunto il “Borgo Murattiano”
Come la venerazione per una Santa può variare l’assetto di una città e nello stesso modo essere adorata fuori, ma quasi sconosciuta nella città che ne ospita le spoglie.
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