Dopo il restauro, ri-apre finalmente a Milano Palazzo Citterio a Brera

Immensa la soddisfazione del Direttore del Palazzo Citterio, James Bradburne, Direttore anche della Pinacoteca di Brera.

Maria Catalano Fiore

Buone notizie per i milanesi e per gli amanti dell’Arte. Un comunicato Ansa del 4 gennaio 2021, riportato da altre riviste del settore e da “Art Tribune ” il 5 gennaio, affermano che, finalmente, dopo 50 anni di infiniti restauri sarà aperto al pubblico il Palazzo dei Marchesi Citterio a Brera (Milano). Però….

Ecco la vasta area interessata compresa di giardini e vari punti di accesso

Finalmente si da il via libera al progetto di ampliamento della Pinacoteca di Brera con l’attiguo ampio spazio, 6.500 mq. tra ingressi e tre piani del Palazzo Citterio. I comitati scientifici coinvolti dalla direzione Mibact hanno dato parere favorevole a James Bradburne direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense e dal suo team.

Il Direttore ha però specificato che seppure i restauri sembrino completati, mancano tutti gli allestimenti museali e la scala di accesso, completamente sbagliata, va integrata con altra scala e altro salone di ingresso che sia più accogliente e scenografico e che possa ospitare opere di grandi dimensioni.

progetto in 3D della scalinata di ingresso

L’idea più positiva è quella di riuscire ad aprire al pubblico a fine 2022 cioè a 50 anni precisi dall’acquisizione e del conseguente inizio dei lavori.

Ebbene si questo Cantiere è in itere da quasi 50 anni. Un enorme spazio e boccata d’aria necessaria sia alle attigue Pinacoteca che all’Accademia di Brera, nonché alla Biblioteca. Tutto nei tre piani e giardini del 700esco palazzo Citterio, in Via Brera (civici 12 e 14).

Un’immagine d’archivio di Palazzo Citterio a Milano. ANSA

Questo ampio palazzo signorile, fu edificato dalla famiglia Citterio, quando sul finire del XVI secolo si trasferiscono da Alessandria a Milano. Commercianti, avevano fatto una ingente fortuna sull’approvvigionamento delle truppe imperiali tanto da essere investiti , nel 1733, del Feudo di Bollate. Su questo feudo appoggiarono il titolo di Marchesi, ottenuto con diploma del 16 luglio 1738 dall’imperatore Carlo VI d’Asburgo. I suoi successori aumentarono ulteriormente le entrate famigliari, approvvigionando sempre vari eserciti, sino a quello sabaudo nel 1892. Con il cambio di governo, per loro grandi commercianti, non cambiò quasi nulla Venne confermato il feudo e Marchesato, in più acquistarono terreni e cascine a Rho per farne uno stabilimento del loro famoso salamino. Solo nel 2003 la famiglia si scinderà in due rami, uno tradizionale per la produzione dei salami, l’altro punterà su surgelati e pasticceria acquisendo i marchi “Di Saronno”, “Lazzaroni” ed altri.

Il Palazzo, di rappresentanza famigliare, venne costruito nel 1764 con un lungo prospetto su Via Brera. Probabilmente unisce due edifici più antichi, presenta due cortili interni, un bello spazio antistante ed un giardino botanico. Il palazzo venne ceduto dalla famiglia Citterio allo Stato, nel 1972 per il prezzo di un miliardo e 148 milioni di Lire.

Prospetto del Palazzo

Il Progetto è sempre stato l’allargamento della Pinacoteca e Accademia di Brera, progetto “Nuova Brera”, rimasto però nel Limbo per quasi 40 anni, progetti su progetti, fatti ed abbandonati, soldi stanziati e spesi male o spariti, il solito Mega Restauro all’italiana che lievita di anno in anno.

La facciata presenta tre ampi piani corredati di balconcini arabescati in stile tardo barocco. I portali sono due, musealmente, uno appare più ottimale dell’altro (ovviamente il primo restauro è sbagliato)

Nel 2014 finalmente un progetto serio firmato dall’accademico Amerigo Restucci, anche architetto, nato a Matera nel 1942, ha operato molto in Toscana, attualmente vive ed è accademico a Venezia. Vasta produzione editoriale. I Lavori sembravano a buon punto, nell’aprile del 2018 viene addirittura aperto per una mostra organizzata dalla locale Soprintendenza Mibact, ma chiuso dopo tre giorni per infiltrazioni d’acqua. Restauro, poi effettuato su disposizioni criticabili e non museabili. Persino il montacarichi era troppo piccolo per poter trasportare opere di grandi dimensioni. L’antico ingresso non era più adatto, ma lo era molto di più l’altro.

Le critiche, ovviamente non mancano, Philippe Daverio sul “Corriere della Sera” scrisse “Mi è sembrata una gaffe senza limiti progettata solo per una dimostrazione mal riuscita del Mibact, una mostra senza logica ne progettualità“, la Fondazione Franco Russoli (storico dell’Arte milanese 1923-1977) se ne lava le mani, la mostra era affrettata ed organizzata dalla Soprintendenza, doveva essere spostata non raffazzonata. Art Tribune ne segnalava “il ribasso della qualità!”ecc….

Cortile interno detto a Zizzarda

Nel luglio 2015 per il progetto “Breda Modern” viene cooptato l’architetto e museologo canadese, naturalizzato britannico James Bradburne, nominato direttamente dal ministro Franceschini: Direttore Generale della Pinacoteca di Brera e dell’annessa Biblioteca Braidense.

Nel 2019 la revisione del progetto sembrava approvata, ma il passaggio del Ministero per i Beni culturali, in poco più di un anno dal ministro Dario Franceschini e il min. Alberto Bonisoli, di area 5 stelle, sostituito dallo stesso Franceschini, provoca una lunga diatriba che blocca, ancora una volta il Progetto.

Il progetto attuale appare più fattibile e ragionevole: dall’ingresso, e dallo scenografico cortile interno si dovrebbe accedere, nella nuova disposizione all’androne ed alle scale. oltre ad organizzare i tanti ambienti (6.500mq) diversi tra loro, in un discorso logico e con sale differenziate per autore, per grandezza delle opere e per Collezioni. Un vero puzzle da presentare in modo piacevole e didatticamente vario.

Nel primo grande androne sarebbe posizionato il Grande quadro di Giuseppe Pelizza da Volpedo “Fiumana”, opera che precede il più famoso “Quarto Stato”, con l’intento di sostenere i lavoratori.

Fiumana 1895- 1896 è un olio su tela di 2.55×4.38 cm. rappresenta la marea di contadini che protestano contro il rincaro del pane. In Fiumana appare anche un’unica donna, in primo piano che simboleggia la famiglia che sostiene i lavoratori. Lavoratori in protesta che marciano verso un domani migliore rivolti verso piazza Malaspina a Volpedo in provincia di Alessandria. “Il Quarto Stato” è un dipinto olio su tela 2.93×5.45, realizzato dal 1898 al 1901 conservato nel “Museo del 900 a Milano“. Ancor prima di “Fiumana” esiste un altro bozzetto “Gli Ambasciatori” ambasciatori nella forma, meno figure ma il significato è lo stesso. Prima di dipingere la grande tela decisive furono le tele di prova.

Spazio al piano superiore

Al questo piano superiore in un altro grande spazio è prevista questa installazione che per le sue dimensioni ha non ha mai trovato una giusta collocazione. “Funerali dell’Anarchico Pinelli” di Enrico Baj.

Simulazione a piano superiore della possibile ubicazione di una grande opera di Enrico Baj “Funerali dell’anarchico Pinelli!

Questa grande opera realizzata a seguito degli eventi che seguirono la Strage di Piazza Fontana, a Milano, nel 1969.

Ecco l’installazione completa.

Questa composizione di Enrico Baj è estesa come un autentica piazza, solo in Palazzo Citterio potrebbe trovare la collocazione che merita. Fra schemi Picassiani e di dadaismo Baj racconta una brutta pagina della nostra storia. Quest’opera doveva essere presentata al pubblico nel 1972, ma la mattina di quello stesso giorno, il 17 maggio 1972, qualcuno ammazzò il commissario Luigi Calabresi. Tutto fu sospeso, soltanto nel 1975, al Festival dell’Unità di Firenze il quadro incontrerà il pubblico con opinioni molto divergenti. Baj quindi sceglie di regalarlo alla vedova Pinelli, che non può certo custodirlo nel suo piccolo appartamento. Quindi di comune accordo si affidano ad una Fondazione, Baj, che muore nel 2003 si auspica che un giorno venga esposto in pubblico, che sia sempre visibile in questo nostro “paese senza memoria”.

Una delle sale del Piano Nobile del Palazzo, con finiture in marmo pregiato

In altre sale si studierà come allestire gli spazi espositivi museali, senza alterare la conformazione architettonica del palazzo, esso stesso opera d’arte. quindi o sale destinate a piccole personali, o a Collezioni intere che non vanno assolutamente smembrate.

le due collezioni più importanti sono le collezioni delle famiglie Jesi e Vitali

Progetto di allestimento per collezioni. Innovativo l’uso della griglia che può contenere più opere da entrambi i lati.

Trovare soluzioni che non smembrino, ma neanche appesantiscano, oltre 100 pezzi di pregio, attualmente conservati dalla “Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti”. Torneranno alla luce Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Filippo de Pisis, Amedeo Modigliani….sino a Picasso.

Questa fondazione, tra progetto ed allestimento e soprattutto trasporto ha già investito 150.000 euro. Ma occorre ancora tempo ed altro denaro per trasporti di opere più grandi.

Un’altra innovazione sarà la creazione di passaggi di collegamento esterno tra la Vecchia e la nuova Brera realizzati in acciaio e vetro attraversando in maniera sospesa l’Orto Botanico.

Tali bellissimi raccordi permetteranno anche di ammirare i giardini, senza inutili invasioni. In particolare si potrà ammirare l’opera di Mimmo Palladino il “Muro Longobardo” pietre del Palazzo disposte a formare una specie di muso a secco sulla quale di si arrampicano piante spontanee, opera senza dubbio stupenda, un tipo di aiuole aggregate ad una grotta naturale e ad una limonaia.

Questo in sintesi il progetto per la “Grande Brera”. Dobbiamo aspettare ancora quasi due anni, se tutto va bene, per poterne fruire ampiamente, soprattutto studiosi del 900 italiano, dell’ Accademia di belle Arti e le Scuole. C’è da considerare che l’Accademia di Brera è l’unica ad essere affiancata da un museo e da una biblioteca tra le migliori al mondo.

Speriamo che molti spazi non diventino punti di ristoro o caffetterie, utili si, ma limitate, o la sede di un Mc Donald che ha già proposto una candidatura. Non ci resta che aspettare e che al ministro Dario Franceschini non venga in mente qualche idea…per far cassa (la sua però).

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.