Con ordinanza 5 regioni in zona arancione.

Ordinanza del Ministro Speranza pe discliplinare il contenimento del Covid dal 10 al 15 gemmaio.

GP

Entra in vigore a mezzanotte di oggi l’ultima ordinanza firmata da Roberto Speranza che disciplina il contenimento della diffusione del virus e che classifica cinque regioni in zona arancione. Si tratta di Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto.

La classificazione è frutto della rideterminazione dei limiti di tasso Rt, con un rapporto 1,25 si viene collocati in zona rossa, con rapporto pari o superiore ad 1,00 si finisce in zona arancione.

E pari o superiore ad 1,00 è il tasso in cui si trovano Calabria (1.04 nel valore mimino), Emilia Romagna (1.03) e Lombardia (1.24). La Sicilia, in realtà è leggermente sotto il minimo con un Rt a 0.99 e un rischio moderato, ma la stessa Giunta, sulla base di quanto suggerito dal Cts regionale, ha chiesto ed ottenuto di essere collocata in fascia arancione.

Per il Veneto qualcosa di simile. L’Rt minimo è a 0.96 ma il rischio di peggioramento è davvero alto. Il tasso di incidenza a 14 giorni, infatti, è di 927 su 100mila abitanti a fronte di una media nazionale di 313.

Le attuali regole per le zone arancione sono bar e ristoranti chiusi, scuole superiori utilizzeranno la didattica a distanza e sarà vietato uscire dal proprio Comune, ad eccezione di quelli con popolazione fino a 5mila abitanti, spostamenti comunque limitati ad raggio di 30 chilometri, sempre entro i confini regionali e non verso comuni capoluogo.

Tanto si è reso necessario ed a giudizio di molti è solo un provvedimento tampone in attesa del nuovo Dpcm, visto che quello in vigore scade appunto il 15. Il virus, stando all’analisi del Cts ha ripreso a correre ed i tassi Rt non sono mai stati così alti in zone estese del Paese. Se non vogliamo auto- sabotare la campagna vaccinale, unico mezzo per scrivere la parola fine sul Covid, è assolutamente necessario evitare con qualsiasi mezzo la terza ondata, che se non si reagisce immediatamente rischia di travolgerci con la forza di uno Tsunami. Il Dpcm di prossima emanazione e che ci disciplinerà dal 16 c.m. si prevede contenga norme assai più severe a cominciare dal divieto di spostamento anche tra regioni in zona gialla rafforzata.

Ma la nuova classificazione, che si era detto concordata con le regioni, apre uno scontro con i governatori, peraltro non inedito. Per De Lucaè una cosa demenziale. così mandiamo al manicomio un paese intero” e Fontana Il modello crea solo incertezze e danni economici rilevantissimi”.

La risposta arriva a stretto giro di posta dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia “questo è l’unico modo per evitare di ricorrere al lockdown, di cui a palazzo Chigi non si vuol sentire parlare, ma la stretta è indispensabile visto che 13 regioni hanno superato sia il livello di rischio sia nelle terapie intensive, che nei ricoveri per Covid.

Già diverse testate si sbizzarriscono nelle anticipazioni delle misure del prossimi Dpcm. L’esperienza ci ha insegnato che per svariate ragioni è meglio attenersi ai testi che verranno emanati. “Verba volant, scripta manent” e a chi dubita della saggezza del proverbio latino ricordo che più di una volta si è verificato che quanto detto in conferenza stampa sui provvedimenti non corrispondesse esattamente al testo.

Il Governatore campano Vincenzo De Luca è sempre un personaggio sopra le righe, alle volte simpatico altre meno, ma non ha tutti i torti quando parla di far impazzire la gente con provvedimenti che si susseguono e di cui si è persa l’esatta cognizione. De Luca amministra una regione dove il tasso di anziani e di persone che non hanno neanche ultimato il ciclo scolastico obbligatorio è estremamente alto. Non possiamo certo immaginare queste persone intente a seguire l’evoluzione legislativa del Covid e De Luca poi resta sul campo a dover far applicare e rispettare quelle norme. Mission impossible o quasi.

Intendiamoci, non bene, ma benissimo fa il Governo raccogliendo l’invito ed il parere tecnico del Cts ad alzare la soglia di cautele adottate: il rischio che corriamo lo impone. Ma è altrettanto vero che semplificare all’osso la comunicazione, per favorire la maggior conoscenza e comprensione possibile sarebbe auspicabile.

Chiudiamo questa carrellata sullo stato dell’epidemia nel nostro Paese con i dati sulle vaccinazioni. Ad oggi 501.683 le persone sono state vaccinate contro il Covid. Sono 310.465 donne e 191.218 uomini. Di questi 414mila sono state le dosi utilizzate per personale sanitario, 56mila per personale non sanitario e 30mila per ospiti di strutture residenziali. 

Ricordiamo che il vaccino prevede una doppia somministrazione ed il decorso di un periodo di tempo per poter affermare che il soggetto trattato sia diventato immune.

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