Colpo ai clan siciliani

Ventidue fermati. L’ombra di Messina Denaro

GP

Ottimi risultati quelli conseguiti dall’indagine condotta dalla Dda di Palermo e coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo. Sono stati eseguite 22 fermi. Solo uno è rimasto sospeso ed è quello di Messina Denaro latitante da 28 anni.

Colpiti capimafia e boss della Stidda, ed in particolare le famiglie mafiose agrigentine e trapanesi. Nell’inchiesta sono finiti anche un ispettore e un assistente capo della Polizia ed un avvocato,

Gli indagati rispondono a vario titolo di mafia, estorsione, favoreggiamento aggravato. Dalle indagini è emerso tra l’altro che, rassicurati dall’assicurazione dell’avvocato che non erano possibili intercettazioni nel suo studio, quello è divenuto il luogo in cui si svolgevano i summit di Cosa nostra ai quali partecipavano i capi dei mandamenti di Canicattì, della famiglia di Ravanusa, Favara e Licata, un ex fedelissimo del boss Bernardo Provenzano di Villabate (Pa) e il nuovo capo della Stidda.

Centinaia di ore di intercettazioni attivate dopo che i carabinieri hanno compreso la vera natura degli incontri, hanno permesso agli investigatori di conoscere gli assetti dei clan, le dinamiche interne alle cosche e di ascoltare in diretta, dalla viva voce di mafiosi di tutta la Sicilia, storie ed evoluzioni della mafia. Unpanorama prezioso che ha portato all’identificazione di personaggi ignoti e di vecchi boss ritenuti ormai “in pensione” ed invece ancora operativi.

L’importanza delle notizie immagazzinata la si intravede da quanto segue. Si è potuto apprendere che nel mandamento mafioso di Canicattì la Stidda era tornata a riorganizzarsi e ricompattarsi attorno alle figure di due ergastolani riusciti a ottenere la semilibertà. Uno dei capimafia, mandante dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, avrebbe utilizzato i premi che spettano ai condannati al carcere a vita, per tornare ad operare sul territorio e rivitalizzare la Stidda, che gli inquirenti ritenevano sconfitta e mero retaggio storico.

Ma si è appreso anche che il boss Messina Denaro, capomafia trapanese latitante da 28 anni, è tuttora investito del potere d’investiture o destituzioni. Come pure che gli storici rapporti tra mafia e Cosa nostra americana non sarebbero mai cessati.

Particolare interesse suscita la vicenda del tentativo di alcuni uomini d’onore di esautorare un boss dalla guida del mandamento di Canicattì. Per realizzare il loro progetto i mafiosi avevano bisogno del permesso di Messina Denaro che dunque continua, dunque, a tirare le fila degli equilibri di potere di Cosa nostra. pur essendo da un’infinità di anni  latitante.

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