Foibe, 10 febbraio 1947
Militari e volontari, dopo anni ed anni, cercano di recuperare resti degli italiani trucidati, di dargli identità e sepoltura adeguata.
Maria Fiore Catalano
Il 10 febbraio 1947 si ratificavano i “Trattati di Pace” e si stabilivano i nuovi confini con la nascente Jugoslavia di Tito. Si aggiungeva sangue al sangue a quello già versato in 25 anni, dal primo conflitto mondiale non era mai finita questa scia……
Siamo soli ….in questa allegoria macabra.
Dove il gioco dei potenti è diventato uno spietato disegno di potere….
a umiliare il concetto di libertà di tutti gli umili della terra…..
Quando la vita diventa insignificante contrappeso
al denaro per il dominio del mondo fra caste…..
Versi di Pier Paolo Montanari 2021 dir ris.
Una ennesima pagina nera che attraversa la fine del secondo conflitto mondiale e la neonata Repubblica Italiana, nata già con il sangue, ma in questo caso in modo assolutamente ed inutilmente feroce.
La parola “Foiba” è entrata, da poco, nell’uso comune ed indica la voragine carsica divenuta tomba di molte vittime italiane innocenti. Furono utilizzate anche vecchie cave di bauxite o pozzi di miniere abbandonate vicino alla città di Trieste.
Oggi molti passi avanti sono stati fatti per arrivare alla verità, per conoscere, almeno approssimativamente, il numero delle vittime, ma siamo ancora lontani dalla conclusione delle indagini. Gli archivi statali sono ancora secretati. Perché confinare questa tragedia nel regno dell’oblio per 70 anni?
Difficile riuscire a ricostruire tutti quegli eventi concatenati e drammatici. Dopo la caduta del fascismo nei Balcani furono coinvolte le città di Zagabria capitale della Croazia e di Lubiana capitale della Slovenia. Su queste terre avevano avuto il sopravvento le forze politiche comuniste guidate da Tito. Autonominatosi Maresciallo in Capo, Josip Broz, con lo pseudonimo di Tito aveva si annientato gli USTASCIA (fascisti croati particolarmente feroci) comandati da Ante Pavelic, ma anche causato una prima ondata di eccidi tra Istria e Dalmazia, subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Gli uomini di Tito si vendicarono dei fascisti o presunti tali, prima torturandoli, poi gettando i loro resti nelle Foibe.
Tito e i suoi uomini, non certo migliori degli Ustascia precedenti, intendevano riprendersi la zona della Slovenia e Croazia, diventate italiane dopo il primo conflitto mondiale, ma miravano anche a Trieste e a tutto il Veneto sino ai confini con l’Isonzo. Programmarono quindi un’ ampio piano di epurazione in pochi mesi 10.000 vittime (forse più di 20.000) e spingendo verso l’Italia oltre 250.000 cittadini che pur di sfuggire a Titini, si auto-esiliavano abbandonando case ed ogni tipo di bene.
Le uccisioni erano spaventose, i condannati legati tra di loro, in lunghe file, con filo di ferro venivano posti ai margini della Foiba, quindi si apriva il fuoco uccidendo solo i primi che di trascinavano dietro tutti gli altri VIVI. Ci volevano giorni per morire in quel modo, accatastati, con sofferenze inimmaginabili. Nella città di Fiume l’orrore fu tale che si spopolò completamente.
Il Governo Italiano, guardava, ma non interveniva, anzi respingeva gli italiani che cercavano rifugio. Tra il 1946 ed il 1947 fu costretto dalle forze americane a considerare seriamente la questione sino ad arrivare ad un concordato il 10 Febbraio 1947. L’Italia rinunciò a molte terre Zara, la Dalmazia, Fiume, l’Istria e parte della provincia di Gorizia promettendo ai profughi che vagavano per tutta la zona senza né casa, né sistemazione un indennizzo. La prima di promessa delle tante che non furono mai onorate. Gli esuli cercarono una nuova Patria disgustati da questa Repubblica. Molti si orientarono verso il Canada.
Una parte di questi disperati, imbarcandosi tra il delta del Po e le acque di Comacchio è arrivata anche a Bari, dove furono fatti accampare in un zona periferica dietro la Fiera del Levante, dove le iniziali baracche furono sostituite, nel tempo con case di tipo popolare, formando il “Quartiere Trieste”. Ancora oggi ci sono vecchi che ricordano quegli anni ormai con tristezza rassegnata ai soprusi e ad aver perso genitori, parenti, fratelli ed amici, spariti in un niente.
Ogni anno, in questo periodo dal 2004 ad oggi si rievocano le “maledette Foibe”. Uno speciale Rai Storia, è stato trasmesso, in orario impossibile dal titolo “Dalle Foibe all’Esodo: radici, storia, vittime, responsabili e complici di una tragedia italiana”. Nel 2004 con l’istituzione del “Giorno del Ricordo” la nostra classe governante ha pensato che “la missione fosse compiuta”, ma così non è. Ci sono ancora dei volontari per la “Sistemazione dei sepolcri nascosti”.
Recenti studi e documenti, affiorati nell’ex Jugoslavia, hanno fatto emergere il cinico progetto totalitario, espansionistico e repressivo di Tito, maturato sin dai suoi esordi politici negli anni venti, pianificato lucidamente ed eseguito crudelmente dal suo braccio armato, ossia la polizia politica dell’Ozna. Illuminante in proposito lo studio pubblicato da William Killinger : ” Ozna Il terrore del popolo. Storia della polizia politica di Tito” Trieste 2015.
Al solito ci sono negazionisti e giustificazionisti, ma una risposta la danno i morti che ancora affiorano. Per quanto riguarda la sola Slovenia, sono stati identificati 600 siti, per un totale di 27 tombe esaminate e oltre 100.000 vittime. Le tantissime foto scattate sono così agghiaccianti da non essere pubblicabili. Italiani, Slavi, Croati, classificati “scomodi” o “inutili” sono stati fatti sparire. Insomma c’è una “topografia dell’orrore” che merita di essere studiata e approfondita anche in Italia per una semplice questione di rispetto dovuto a queste vittime.
Il Maresciallo Tito da sempre indicato, nei nostri manuali scolastici, come una figura carismatica che ha unificato gli stati balcanici era invece un “Avido Macellaio” e i nostri dirigenti, pur sapendo, non mancavano di omaggiarlo, dall’accoglienza in pompa magna all’aereoporto di Ciampino nel 1971. Nel 1969 si pensi alla Decorazione di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica, ricevuta al Quirinale, oppure basti pensare al Presidente Sandro Pertini, amico di lunga data di Tito, a cui il “Presidente Partigiano” rese tutti gli onori in occasione del suo funerale nel 1980. Insomma, per anni i nostri politici hanno volutamente ignorato migliaia di connazionali trucidati, nonché di aver svenduto quelle terre che i loro genitori, avevano difeso con il sangue e la vita durante il primo grande conflitto mondiale.
L’ultima esplicativa pubblicazione uscita sabato 6 febbraio u.s. ad opera di Fausto Biloslavo e Matteo Carnieletto: “Verità Infoibate, le vittime, i carnefici, i silenzi della politica. La prefazione del volume è di Tony Capuozzo con illustrazioni di Giuseppe Botte. Questo volume innovativo da accesso a filmati, immagini, documenti, contenuti integrativi da vedere, leggere e con l’Audio libro da ascoltare.
Tante le storie da leggere ed ascoltare. Chi vive a Bari, ha conosciuto alcuni sfollati, o i loro figli, questi racconti fanno rabbrividire. Al Liceo, tra i miei compagni c’era una ragazza nata a Pola: Frida.
Alcune pubblicazioni sono attualmente disponibili come: Emanuele Merlino – Beniamino del Vecchio “Foiba Rossa – Norma Cossetto – Storia di un’Italiana” ed. Europea. Anche “Norma Cossetto – Rosa d’Italia” ed Elettica a cura del “Comitato 10 febbraio”. Molto sarà ancora detto, ma su Norma Cossetto, martire suo malgrado, mi piacerebbe approfondire. Non ho ancora letto i due testi e generalmente, per mia indole, ogni parola che scrivo è documentata, difficilmente avventata.
Sulle Foibe c’è ancora tanto da dire, speriamo e ci auguriamo che la vera verità venga a galla.
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