Altri 145 condannati per mafia percepivano il reddito di cittadinanza.
Scoperti da un’indagine condotta dalla Guardia di finanza di Palermo su delega della Procura della Repubblica.
La Redazione
Lo chiarisco subito: il reddito di cittadinanza ritengo che sia stato e sia un importante conquista di civiltà sociale, destinato ad alleviare situazioni di assoluta indigenza, rivelatosi particolarmente utile in un periodo come quello iniziato ormai da un’anno in cui il SarsCov2 ha influito negativamente in una economia di per sé già non florida.
Ma siccome “fatta la legge, trovato l’inganno” è una regola che vale in tutto il mondo ma in Italia trova particolari applicazioni, ormai non si contano più gli abusi nel percepire quel beneficio che ha regole ben precise per essere ottenuto.
Le scoperte che ormai ammontano a migliaia di percettori indebiti sono un merito principalmente da attribuire alla Guardia di Finanza che, sotto il coordinamento delle varie procure, competenti per territorio, hanno accertato la maggior parte delle truffe a danno dell’erario in matera.
Tra le cause ostative alla percezione del reddito è quella di essere stato oggetto di una condanna per reati con l’aggravante dell’attività mafiosa. Ovviamente non è lecito neanche aggirare l’ostacolo facendo chiedere il beneficio ad un familiare convivente col soggetto condannato per mafia.
Ebbene, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Palermo ha accertato ben 145 illecite percezioni del reddito di cittadinanza da parte di soggetti condannati per mafia nel palermitano. Si tratta di soggetti affiliati alle famiglie mafiose della Kalsa, di Resuttana, di Passo di Rigano, di Partinico e di Carini, nonché affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo.
L’indagine si è appuntata su circa 1.400 persone che, a partire dall’anno 2009 hanno subito condanne definitive per il reato di associazione mafiosa o per reati aggravati dal metodo mafioso, ostativi alla concessione del reddito di cittadinanza. In pratica oltre il 10% dei condannati per mafia ne hanno usufruito.
Le Fiamme gialle hanno quantificato in circa 1 milione e 200mila euro le somme percepite illecitamente da condannati per mafia, direttamente o attraverso i parenti conviventi. E’ stato possibile procedere al sequestro nei confronti di 26 soggetti di 70mila euro. Poca cosa rispetto alla quantità di denaro sottratta illecitamente all’erario.
La Guardia di Fimanza ha comunque inviato le conseguenti segnalazioni all’Inps, primo per sospendere immediatamente l’erogazione del neneficio, secondo perchè possa avviare le procedure per il recupero del percepito indebitamente.
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