Papa Francesco a Mosul
Le sue parole da Mosul, dove “le tragiche conseguenze della guerra e delle ostilità sono fin troppo evidenti”.
GP
E’ la terza giornata del viaggio di Papa Bergoglio in Iraq quella che s’impone nel panorama delle notizie da tutto il mondo. Bergoglio è un Papa, ma prima ancora un Uomo che fa notizia. Lo abbiamo scoperto il giorno in cui fu incoronato Papa e si affacciò per la prima volta a quel balcone dove l’avremmo visto (e soprattutto sentito) tantissime altre volte. Un Papa diverso, fuori dagli schemi, refrattario ai protocolli, un essere che bada alla sostanza e assai meno, se non proprio per nulla, alla forma. Ma prima di noi lo avevamo conosciuto gli argentini. In Argentina Jorge Mario Bergoglio è nato, ha fatto i suoi studi ed ha svolto la sua attività pastorale fino a divenire il 266° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma. Anche lì un prete prima ed un cardinale alla fine del tutto particolare, che usava i mezzi pubblici per muoversi, ed al massimo piccolissime auto. Decisamente contrario a quell’opulenza ostentata dalla stragrande maggioranza dei principi della Chiesa, retaggio di quel potere temporale, perso realmente ma ancora da tanti agognato. Fatto Papa non è cambiato: non ha mai usato le sue stanze a San Pietro. Ha scelto, quando non è al lavoro, di andare a riposare a Santa Marta, in una camera senza lussi o particolarità.
Quando parla degli ultimi lo fa con una intensità inusuale, ma il suo cavallo di battaglia (perché Bergoglio è un combattente per l’Umanità, prima che per la Cristianità) è la fratellanza tra i popoli. E per amore di questo obiettivo si è esposto ad un viaggio piuttosto pericolo per la sua stessa incolumità. Ma a Bergoglio tutto si può imputare, ma non di non aver coraggio da vendere.
Così nel terzo giorno della sua visita all’Iraq Bergoglio va a Mosul nel nord dell’Iraq, dove prima di tutto prega per le vittime della guerra e dei conflitti armati.
“Com’è crudele che questo Paese, culla di civiltà, sia stato colpito da una tempesta così disumana, con antichi luoghi di culto distrutti e migliaia e migliaia di persone, musulmani, cristiani, yazidi che sono stati annientati dal terrorismo e altri sfollati con la forza o uccisi!. Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra”.
E Bergoglio ha il dono di “contagiare” il prossimo. Il suo sguardo dolente ed al contempo di speranza mentre osserva Piazza delle Chiese, con ancora visibili le macerie lasciate dalla guerra, comunica più delle parole.
Ancora, Bergoglio: “Il tragico ridursi dei discepoli di Cristo, qui e in tutto il Medio Oriente, è un danno incalcolabile non solo per le persone e le comunità interessate, ma per la stessa società che si lasciano alle spalle. Un tessuto culturale e religioso così ricco di diversità è indebolito dalla perdita di uno qualsiasi dei suoi membri, per quanto piccolo. Come in uno dei vostri tappeti artistici, un piccolo filo strappato può danneggiare l’insieme“.
“Oggi, malgrado tutto, riaffermiamo la nostra convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra. Questa convinzione parla con voce più eloquente di quella dell’odio e della violenza; e mai potrà essere soffocata nel sangue versato da coloro che pervertono il nome di Dio percorrendo strade di distruzione”.
Poi l’appello ad unirsi nella preghiera senza distinzione di fede e credo religioso: “consapevoli che agli occhi di Dio siamo tutti fratelli”.
Ho voluto soffermarmi su questa giornata che ha un significato particolare, primo perchè Bergoglio quando affronta i temi più difficili e contrastati dell’umanità, da sempre esprime il meglio di se, e la sua voce si eleva alta e forte, dove regna un silenzio assordante, secondo perché è stata la giornata più pericolosa del suo viaggio pastorale. Il Papa è atterrato a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, e l’aeroporto di Erbil è stato preso di mira, poche settimane fa, da una serie di razzi che hanno ucciso due persone. E sempre ad Erbil Papa Francesco ha avuto un incontro con il presidente della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani, e suo cugino il premier, Masrour Barzani.
Credo sia doveroso precisare che guardo a Papa Francesco con un approccio estremamente laico. Ma forse è questa la sua principale forza e merito, l’essere stimato, apprezzato rd ammirato da chi guarda alla Chiesa da fuori. Infatti, poi, all’interno non che che abbia tutti ammiratori, soprattutto fra quelle alte cariche della curia romana che, abbandonato il potere temporale, ne hanno creato uno occulto e strisciante non meno lucroso e potente.
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