Scende come mai prima l’occupazione.
Dati che suscitano preoccupazione e richiedono interventi massicci.
GP
Mentre da sei settimane si registra un costante e graduale peggioramento della diffusione del Coronavirus, i dati sull’occupazione destano eguale se non maggiore preoccupazione.
Non perché la tutela della salute e della vita dei cittadini non debba, o dovrebbe essere al primo posto nelle decisioni di chi ci governa, c’è infatti chi mostra più attenzione all’economia del Paese che alla salute dei suoi cittadini, ma perché in queste situazioni contingenti perdere il lavoro è un dramma nella tragedia di un Paese che sta subendo perdite di vite umane quante mai prima ci era capitato di vedere.
I dati dell’Istat fotografano sì una ripresa nel quarto trimestre con 54.000 occupati in più ed un tasso di disoccupazione ridotto al 9,2%. Ma se assistiamo ad un boom di inattivi, scopriamo che la pandemia ha ampliato notevolmente i divari di genere, preesistenti alla diffusione del virus.
Ma i dati pubblicati a cui facciamo riferimento sono quelli che riguardano l’intero anno 2020 (l’anno tragico del Covid-19) e l’occupazione registra un calo “senza precedenti”. Sono 456 mila i posti di lavoro andati persi, la maggior parte nei contratti a termine. C’è una forte diminuzione della disoccupazione (-271 mila, -10,5%) e un correlato maggior aumento degli inattivi tra i 15-64 anni (+567 mila, +4,3%).
Un dato che correttamente letto ci parla della perdita di speranza da parte dei lavoratori di trovare un lavoro. La perdita di tanti posti di lavoro dovrebbe portare alla quasi uguale crescita di disoccupati. Se questo non si verifica e solo in forza della crescita esponenziale degli inattivi, di coloro cioè che un lavoro non lo hanno ma neanche più lo cercano.
Quest’ultimo è un sagnale di danno sociale davvero da non sottovalutare.
Ultimo dato ugualmente preoccupante dal punto di vista del regresso sociale l’ampliameno del divario di genere sul mercato del lavoro. Il calo dell’occupazione è stato maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini). La pandemia non sta cancellando tante vite. ed è la tragedia maggiore, diciamolo a lettere cubitali una volta per tutte, ma oltre a cancellare posti di lavoro ed interi settori di attività nel Paese, porta indietro il Paese, dal punto di vista dei progressi sociali e delle conquiste delle donne nel mondo del lavoro, di decine di anni.
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