L’Albero Pasquale

Avete già provveduto all’Albero Pasquale, non è uno scherzo, ma qualcosa di molto serio e….poi …..da una nota di festa e fa felici i bambini con poco.

Maria Catalano Fiore

Avete provveduto all’Albero Pasquale? Può sembrare uno scherzo, o qualcosa di ridicolo, ma non lo è affatto.

E’ vero, è qualcosa di festoso, piace soprattutto ai bambini, ma ha un vero significato importante.

Ecco un Albero Pasquale

E’ una tradizione che arriva dai paesi nordici, ormai si sta radicando anche da noi. In Germania è considerato quasi un obbligo decorare alberi e cespugli con uova di Pasqua, è definita “Ostereirbaum” o albero delle uova di Pasqua.

Il vero significato è “Albero della vita” perché rappresenta la Resurrezione di Gesù e la realizzazione dell’uomo. E’ dunque un “Simbolo Religioso” a differenza dell’albero di Natale che, invece, è un simbolo pagano. La sua origine è individuata nella Bibbia, e precisamente, in un passo della Genesi in cui è scritto ” Il Signore Iddio fece germogliare l’albero della vita in mezzo al giardino”. Noi Cattolici, praticanti o meno, siamo molto ignoranti rispetto ai Protestanti, di qualsiasi confessione, che già nelle loro scuole leggono pagine della Bibbia; abbiamo tanto da imparare, ma non siamo disponibili ad ammetterlo.

Alberelli Pasquali su di una finestra

Per fare l’Albero Pasquale ci sono delle piccole regole, sempre riconducibili al Culto: occorrono sette rami secchi, o un ramo con sette diramazioni, al centro si mette un ramoscello di olivo benedetto, poi si dipinge, decora, quello che vogliamo. Il ramoscello d’ulivo che simboleggia, da sempre, la rinascita oltre la morte, in questo caso cede la sua linfa vitale ai rami secchi che a breve rifioriranno.

Il nostro amico Giancarlo Ciccarone, nel suo alimentari di Torino, ha allestito un Albero Pasquale propiziatorio

Al di là di tutto, in questo periodo abbiamo bisogno di avere in casa un immagine allegra, soprattutto se abbiamo bambini, non facciamo loro pesare colpe di una Pandemia mondiale che, poverini, non hanno provocato. E forse anche in qualche esercizio commerciale, come il nostro amico pugliese che a Torino ha il suo “caciotarallo”

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