Basilicata: terra di Storia, Cultura e tradizione

Agro di Barile, uno dei 131 comuni della Basilicata: 100 in provincia di Potenza, 31 in quella di Matera. Barile è una storica e florida cittadina, con abitanti discendenti da immigrati albanesi. Ottima produttrice di vino.

Maria Catalano Fiore

Perché andare lontano per visitare città e paesi d’arte, belle spiagge, montagne, ruscelli, dighe, laghi, quando abbiamo tanto in Italia?

Ogni nostra regione è dotata di bellezze di ogni genere, magari a portata di mano anche economicamente.

Una delle più piccole, per estensione, è senza dubbio la Basilicata, chiamata anche Lucania con il suo antico nome latino che significa “Terra di boschi”. Tanti i popoli che l’hanno formata e che hanno lasciato incredibili tracce. Anche il nome Basilicata ha origini antiche, compare per la prima volta in un documento del 1175 e sembra derivare dal termine BASILIKOY, un funzionario dell’impero bizantino, che l’amministrava. A questo si deve, probabilmente in nuovo termine Basilicata.

Tutta la storia della LUCANIA/BASILICATA è stata caratterizzata da continue lotte per l’occupazione di suoli o accessi alla costa. Il suo territorio è suddiviso in due province: Potenza e Matera, che comprendono 100 comuni nella provincia di Potenza e 31 in quella di Matera, nota come la “Città dei Sassi” e nel 2020 dichiarata “Patrimonio dell’Unesco”.

Il suo territorio è costituito dal 46,8% di montagna, dal 45,1 di collina e solo 8,1% di pianura. La sua costa non è molto lunga, ma è molto nota come le sue quattro località: Maratea, sulla costa tirrenica e Metaponto, Policoro, e Nuova Siri, sulla costa jonica.

Una regione in cui l’economia si basa soprattutto sull’agricoltura e gli allevamenti, più recentemente, qualche insediamento industriale e una buona attività turistica. L’uomo ha purtroppo modificato il rigoglioso mantello vegetale della Basilicata, disboscandolo sia in epoche remote che più recenti. In questi ultimi anni, fortunatamente l’uomo sta ritornando a coltivare le terre che aveva abbandonato.

Il monumentale Cristo che veglia su Maratea e la costa tirrenica

Purtroppo è stata ed è una delle regioni con più alto tasso di emigrazione, superando qualsiasi altra regione italiana.

Del suo tipo di economia, agricoltura, allevamento del bestiame anche di suini e sfruttamento forestale risente anche la sua gastronomia fatta di piatti molto semplici con aromi e vegetazione quasi sempre spontanea e con ingredienti spesso di produzione famigliare. Pur lavorando in enti o uffici, la popolazione lucana ha conservato le case di famiglia nei piccoli centri, la coltivazione di campi, vitigni e soprattutto orti. tutti i suoi campi producono alimenti con sapori particolarmente intensi dal Rosmarino, alla Salvia, alle Zucchine con i loro fiori o “Tenerume”, al finocchio selvatico, usato nella preparazione di alcuni salumi e come insaporitore di molte pietanze sino alle cipolline selvatiche dette “Lampascioni”.

In pane si usa sia fresco che raffermo, di grano duro o tenero, diversificandosi nei diversi paesi. A denominazione Dop il Pane di Matera, Pisticci o Stigliano o quello più grezzo di Nova Siri.

Uno dei piatti principali è la pasta fatta in casa o in laboratori artigianali condita in modo semplice o farciti con ricotta ed erbe spontanee. Ottimi i ragù soprattutto di pecora, o i pomodorini “al pennolo” invernali ed altro.

Ravioli con ripieno di ricotta ed erbette conditi con pomodorini al pennolo, funghi porcini e “sfrisciuddo”(carne di maiale condita come il salame)

I secondi piatti sono in prevalenza di carne d’agnello o capretto cucinati in vari modi. Ottimi gli involtini fatti con le interiora d’agnello o capretto, detti “Gnumm’riedd”, cucinati in vari modi.

la Basilicata è anche ottima produttrice di buoni formaggi oltre ai generici pecorini, cacio-ricotta, ricotta, provoloni e mozzarelle, troviamo il “Casieddu” di Moliterno e Stigliano, aromatizzato e avvolto in foglie di felce, vari tipi di pecorino e i caratteristici “Burriti”, burro conservato entro pasta di provolone.

Salumi lucani

Molti i vari tipi di salsiccia, che in molte regioni si chiama “Luganega” proprio per il fatto che è nota sin dai tempi pre-romani, quando la regione veniva identificata come Lucania. Per l’uccisione del maiale, dal quale si ricavano i salumi, c’è un vero e proprio rito, infatti in quel giorno si invitano amici e parenti con le quali si mangia, balla e canta sino a tarda sera.

I vini più noti sono prodotti nella zona del Vulture (L’Aglianico D.O.C e il Moscato), ma anche nel Metapontino. molti comuni sono interessati dalla produzione vinicola come Barile, Ginestra, Maschito, Ripacandida, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa e Rionero.

Il popolo lucano deriva dalla fusione di elementi etnici immigrati d’oltre mare e d’oltre terra: Bruzi, Oschi, sin dall’VIII a. C., Enotri, Greci, Sanniti, e poi in seguito elementi Longobardi, Arabi, Bizantini e Normanni; rivoli di Bulgari e Schiavoni (nei paesi di Ruoti, Matera e Pomarico), di Ebrei (a Melfi e Venosa, Lavello, Matera), sono attestati da sepolcri e da iscrizioni, dalle contrade Giudecca e Sinagoga; vi sono anche rappresentanti Saraceni provenienti dalla Sicilia o al seguito di Federico II di Svevia. Monaci, cenobi, colonie, chiese di rito greco, antiche carte, manufatti ritrovati sono testimonianza di tutto ciò.

Svariati e molto ricchi i suoi vari siti archeologici che permettono di seguire le varie fasi della civiltà umana a partire dal Pleistocene, i materiali recuperati sono visibili nel Museo Archeologico “Dinu Adamesteanu” di Potenza, nel Museo Nazionale “Domenico Ridola” di Matera, nel Museo Archeologico nazionale MArTa di Taranto e nel “Museo delle Antiche Genti di Lucania” a Vaglio Basilicata, paese noto anche per i suoi Scavi a Serra e per il Santuario della Dea Mefiti, oltre per per il suo nucleo abitativo altomedioevale su cui torreggia una importante Chiesa, dedicata a San Pietro Apostolo, di impianto Normanno e Templare, edificata anche con pietre di riutilizzo, provenienti dai siti archeologici.

Sito archeologico di “Serra di Vaglio”

Tra i vari studiosi ed archeologi che hanno fatto degli Scavi in Basilicata la loro passione di vita ricordiamo Domenico Ridola in ambito materano e Dino Adamesteanu in quello potentino, a Serra di Vaglio soprattutto. Il valore dei loro studi abbraccia tutto l’ambito meridionale, oltre che lucano. All’epoca Paleolitica sono databili i resti archeologici dell’area di Venosa e del monte Vulture; al Neolitico, con l’età della pietra lavorata l’insediamento di Matera che offre tutt’oggi l’esempio di una civiltà con grotte abitate, grotte sepolcrali ed ipogei oltre ad un particolare sistema difensivo.

Poi ancora dell’Età del Bronzo con intere necropoli, l’Età del Ferro con una particolare necropoli a Stigliano con tracce di rapporti con l’Oriente e poi con lo sviluppo della colonizzazione Greca e Micenea hanno contribuito a una rapida trasformazione della civiltà locale sviluppando poi la magnifica civiltà appulo-lucana, dominata dall’ellenismo.

Importanti tracce della dominazione Romana, sono le opere di utilità pubblica, ponti, acquedotti, strade; uno degli insediamenti più notevoli è quello della città di Grumentum, attuale Grumenta Nova.

Nei primi secoli del Medioevo la regione fu disputata fra Greci, Goti prima e Longobardi poi, tra gli uni e gli altri, mossi da cupidigia i Saraceni. L’arrivo dei Normanni, prima, degli Svevi poi, portò ad un nuovo delineamento dei territori e della variazione del nome da Lucania in Basilicata. Capitale dello Stato Normanno-Svevo divenne Melfi, da li vennero promulgate leggi importanti ed il pontefice Nicolo II, nel 1059, legittimò la conquista dei Normanni. In questo periodo oltre a paesi e castelli come Melfi e Lagopesole, quali la Badia della SS.Trinità a Venosa, una delle chiese più antiche, risalente ai primi secoli del Medioevo. Modellato su questo importante monumento sarà anche il Duomo di Acerenza, ecc…. nei periodi seguenti.

L’enorme impianto basilicale della Trinità a Venosa

La storia della Basilicata è tutta occupata dalle ripercussioni delle lotte dinastiche, dalle ostilità dei feudatari tra di loro o contro la monarchia di turno. Anche la sua capitale varia tra Melfi, in periodo Normanno, Svevo ed Angioino, a Matera sino ad inizio 900, poi Potenza, più centralizzata. Numerosi fatti ed episodi salienti nel corso dei secoli, successi proprio in Basilicata, come la presenza di Ladislao di Durazzo, la morte di Giovanna I nel castello di Muro Lucano; le guerre contro i Sanseverino; la guerra tra Angioini ed Aragonesi la cui furia e saccheggio si abbatte su Lavello, Venosa, Ruvo del Monte, Pescopagano. E’ in Basilicata che inizia e termina la tragica “Congiura dei Baroni”. Tra Atella e Melfi si stipulano gli accordi di divisione del regno tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII. Nei lunghi secoli di lotte dinastiche si venne compiendo anche un graduale riscatto dei “villani” dalla schiavitù feudale.

Tra il 600 ed il 700 molte importanti famiglie acquistano o gestiscono vaste estensioni di terreni in Basilicata, tra cui i Doria di Genova e i Segni di Arezzo. Tutte le importanti casate napoletane costruiscono palazzetti per il loro soggiorno estivo e nel contempo sorvegliare le proprietà terriere nei momenti del raccolto. Molti gli atti notarili, comunali ed ecclesiastici che lo testimoniano.

I “Calanchi” lucani, montagne di argilla

Tra il 700 e l’800, la Basilicata non fu estranea al generale movimento culturale e politico; centri di cultura, l’Università napoletana, i seminari diocesani della regione furono importanti centri di aggregazione e divulgazione. Mario Pagano, di Brienza, fu uno dei leader più attivi, insieme al vescovo di Potenza Giovanni Andrea Serrao, l’uno e l’altro sacrificati dalla violenza reazionaria del 1799. Nel capoluogo ed in molti centri fu innalzato l’Albero della Libertà, ma l’invasione delle truppe del Cardinale Ruffo causò una vasta scia di morti, saccheggi ed altro. E’ da questa ribellione che sorgono, ad inizio 800, le prime manifestazioni del “Brigantaggio”, nel 1820-21 numerose vendite carbonare, finite con cruente condanne a morte o ergastoli. Un argomento sicuramente da approfondire.

Le successive vicende politiche ampliarono ancora di più il Brigantaggio sino al 1865. L’opprimente fiscalismo piemontese al quale non sfuggirono le più povere aziende domestiche e neppure i tuguri scavati nella roccia, determinò una vera rivolta. L’inconsulto disboscamento da parte Piemontese dal 1861 in poi, ha causato frane nelle terre argillose, l’abbandono delle terre coltivabili, l’emigrazione della gente esasperata e profondi mutamenti geologici e climatici. La “Riforma Fondiaria” applicata in varia fasi nel ventennio e negli anni 50/60 ha cercato di “mettere una pezza” ai disastri.

Festa del carro della “Madonna della Bruna” a Matera

Ancora vive molte delle tradizioni popolari, conservate anche per la posizione isolata della regione. Bellissimi i racconti tradizionali nei paesi albanesi (San Paolo, San Costantino, Barile ed altri ). Anche il folklore sacro e numeroso e svariato. Un vasto mondo di leggende sull’antichità dei paesi, con eroi, fate, regine, re e maghi e fattucchiere o cerusici. La rievocazione del Brigantaggio è sempre attuale, considerando il problema irrisolto.

Storica “Parata dei Turchi” per la festa di san Gerardo a Potenza

Interessantissime sono alcune feste religiose come quella di San Gerardo a Potenza, con la storica “Parata dei Turchi”, della “Madonna della Bruna” a Matera con i suoi fantastici carri. I pellegrinaggi al Carmine di Avigliano, a San Michele di Monticchio, sui famosi laghi, nel comune di Rionero in Vulture.

Rituale processione di San Rocco a Tolve con esposizione dei suoi ex voto

La “Madonna Nera” di Viggiano, protettrice della Basilicata che richiama migliaia di persone, la “Madonna del Pollino” e tanti altri. Anche le tradizioni musicali sono antiche e profonde che accompagnano le fatiche dei campi, le lodi ai santi e le nenie funebri. In questi canti convergono anche usi pastorali, La zampogna quasi sempre sposata al piffero o cennamella ad ancia doppia, tamburelli, fisarmoniche ed organetti.

Pellegrinaggio della Madonna Nera del Monte di Viggiano

Ogni paese aveva un suo preciso costume, ricco e pittoresco: bellissimi quelli femminili, sia i costumi di derivazione albanese che i costumi detti delle “pacchiane” o “aviglianesi”.

Ricchi costumi lucano-albanesi

Sottane a fitte pieghe, corpetti e pettiere multicolori e ricamate, grembiali multiformi e multicolori, maniche intere, poi allacciate da nastri multicolori, ricami, broccati e bottoni d’oro, ricchi orecchini, collane ed anelli davano al costume fastosità soprattutto nei giorni di festa. Questi costumi, anche se non sono indossati, ormai giornalmente, sono però esibiti con fierezza in molte occasioni.

Costumi tipici di donne lucane

Per quanto riguarda l’Arte notevoli sono i suoi monumenti sia pubblici che civili, Castelli e Palazzi, opere scultoree e pittoriche. Scopriremo man man qualcosa di estremamente interessante.

Ovviamente questi sono solo accenni di quanto potrete trovare in Basilicata, sia nelle città, ma soprattutto nei vari bellissimi borghi storici.

Di alcuni aspetti artistico culturali parleremo man mano, cosi come di alcuni Borghi particolarmente culturali e ricettivi dal punto di vista enogastronomico e di accoglienza.

Parleremo anche di altre regioni limitrofe e di vari aspetti culturali e gastronomici, in questo periodo, particolarmente stuzzicanti.

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