“Premio Filippo Pugliese”
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La redazione
Sezione Poesia in vernacolo: Giuseppe Surico “U PN FATT N CS” vernacolo di Laterza (Ta) con traduzione.
U PN FATT N CS
U CUML DA FARIN IJNT O TAVIJR,
A CIARL D L’ACQU CALL,
U SL SQUAGGHIJT QUANT ABBASTAV,
A MN A DESTR, CH DESCTR,
CA S TUQUAVN FIN A F NU CUGN,
CA S AFFUNNAVN IJNTR A FARIN AGG’RANN:
S FASC NU BUCH TUNN E S MTTV,
U LUET DA VICN, BELL, BELL
S MNV L’ ACQU DA CIARL O CENTR,
S CUMIGV A MBASTIJ, QUANN IER PRONT,
S FATIJV AFFUNNAN I PIORN, IUN DOP L’ALT,
S’ AGGRV E ARRET IUN DOP L’ALT:
CICCH, CIACCH, U SUEN CA SNTV A RITM
FIN A QUANN L’IMBAST IER PRONT.
S MTTV IJNTR O TEL BIANC, IJNTR A SPORT,
S’ ABBUGHIJV CA CUVRT, CH TNALL O CALL,
AJSPTTANN U TIMP CA CRSV.
CHE TAGHIARLL A STOZZ D QUATT CHIL,
CHE ATTUNNAL E F I PANEDD,
U RIMASUGHIJ S FASCV A PANEDDOZZ,
A FCAZZ IJNTR A TIJLL E CHED NTERR.
E S MTTV A TAVL CHE PANEDD ABBUGHIET
DA A TAVL CHE PANEDD ABBUGHIET
DA A TUAGHIJ CHE MANTNALL.
E S PURT O FORN CHE COSCL.
Giuseppe Surico dir. ris.
IL PANE FATTO IN CASA
Il cumulo della farina nel tavoliere,/la brocca dell’acqua calda,
Il sale sciolto tanto quanto ne bastava,
la mano destra con le dita,/che si toccano fino a formare un cuneo,
che si affondano nella farina ruotando:
si formava un buco tondo, si metteva,
il lievito della vicina, piano, piano/ si versa l’acqua della brocca al centro,
si cominciava ad impastare, quando era pronta,
si lavorava affondando i pugni, uno dopo l’altro,
si girava e di nuovo uno dopo l’altro:
“cich, ciach” il suono che si sprigionava a ritmo
fino a quando l’impasto era pronto.
Si metteva un telo bianco, dentro una grossa cesta,
si copriva con le coperte, per tenere al caldo,
aspettando che nel riposo crescesse.
Per tagliarla a pezzi di quattro chili,/per arrotondarle e farne panelle,
dalla rimanenza si faceva la panellina,
la focaccia nella tiella e quella a terra.
Si aggiustavano sulla tavola del pane, /si faceva la rota di pezze in testa
e si metteva la tavola per mantenerle.
E si portava al forno per la cottura.
Giuseppe Surico dir. ris.
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