La Controra
Michele Campione, senza dubbio un grande giornalista e soprattutto decano e istruttore di tante nuove leve, lungo ed importante il suo percorso Umano e giornalistico. Qui in una conferenza stampa con accanto il nostro direttore Gianvito Pugliese, baffuto ed un tantino più giovane.
Maria Catalano Fiore
Nelle giornate di afa, e subito dopo il pasto…scatta la CONTRORA, o pennichella, o siesta o riposino, come preferite…..ma è fortemente salutare.
Sfogliando una bella raccolta di poesie di Michele Campione, decano di eccellenza dei giornalisti pugliesi: “Più forti della non speranza – poesie 1948 – 2003” ed. Gelsorosso 2011 con contributi di Raffele Nigro, Vito Signorile ed illustrazioni di Michele Damiani, ho trovato dei versi….
LA CONTRORA
Finestre socchiuse / a filtrare la luce
(calura che imbianca il cielo)
pensieri a grumi.
Fiati pesanti calati /come cortine di Saloni in rovina,
nei palazzi barocchi
baroni e duchi e signori cortei di fantasmi.
Inutili offerte di corpi sudati…
le donne / occhiaie cerchiate di nero,
voglie antiche represse / difendono
le case allumate di calce. / Stentatamente.
Trasuda e si spande l’odore dell’uomo:
si arrampicano sui muri / le tarantole
e il morso è dolce.
Culla d’inesauste fantasie, / LA CONTRORA
accresce ogni estate la matrice /d’invocate magie.
Chi non s’abbandona?
Tra la mia gente ci sono anch’io.
Compiutamente. / Il vento, / la sera
Ha frescura d’inattese purezze.
Sino a domani.
Michele Campione
Un testo completo, veritiero, scritto molti anni fa, ma inossidabile. E’ questo il giornalismo puro di Michele Campione (nato a Bari nel 1929, morto a Roma nel 2003). lunga e proficua la sua carriera di giornalista, scrittore e poeta. Dice di lui Raffaele Nigro: “Michele non si riteneva un poeta, ma si appuntava una impressione, manciate di parole su un taccuino, era il suo modo di conservare le emozioni di un momento. La vita vissuta sotto forma di poesia……”
Io, da profana, mi permetto di descrivere un po’ LA CONTRORA DEL SUD, non che in altre zone o nazioni non si dorma, ma nel sud è qualcosa di “fascinoso” di “ammaliante” completamente diverso: qualcosa da sussurrare tra “i grandi”, qualcosa che apre davvero le porte del Sud.
LA CONTRORA rievoca lenzuola bianche su antichi letti, dei nonni, tende in sospeso tra aliti di vento, un tempo indefinibile in cui può succedere tutto o niente.
LA CONTRORA assomiglia molto alla “Siesta” spagnoleggiante, o del Messico, nella controra si vegeta nel cazzeggiare pallido e assorto sotto un rovente muro bianco di calce, o come vecchi, sulle panchine della villa comunale. Tutta la vita si ferma per almeno tre ore, cala il silenzio, niente vociferare mattiniero delle comari e molto prima che i ragazzi tornino per strada.
Tutto assume la connotazione di una specie di rappresentazione teatrale, un pesante sipario che cala tra un tempo e l’altro di una ironica tragedia chiamata vita.
La Siesta è la bellissima variante spagnola, ma l’abbiamo appresa noi da loro o viceversa? Ma i messicani non hanno eguali: si accomodano, coprono e calano il loro sombrero…..
LA CONTRORA è più implacabile di una ordinanza sindacale: le botteghe riaprono quando al Nord calano le saracinesche. Non bastano ventagli, occorrono bianchi e profumati letti in cui affondare nel sonno….e non solo, pare che con il caldo e, magari un bicchiere di vino fresco in più riaffiorino ‘desideri sopiti, ma anche l’eros si fa più lento e suadente…..
Infiniti pomeriggi, guarniti di ozio, a cui anche i turisti si devono adeguare, non possono fare rumore, musica, e poi….anche loro, belli satolli, sono presi dal vortice dell’indolenza.
ALLA CONTRORA non ci si può sottrarre, vietato essere bruschi, veloci, intraprendenti, è quasi un delitto! Una violazione alla quiete pubblica, è una STASI GENERALE, non si può telefonare, tantomeno bussare a nessuno, è profanazione di riposo!
Durante LA CONTRORA si recupera l’insonnia della notte, le cene dilungate, le difficili digestioni, i meloni sacrificati per dissetarsi, ma che galleggiando in pancia, portano alla sonnolenza…. C’è chi si sente gasato, sfrutta una nudità.
Marcello Veneziani, ovviamente sudista doc (della BAT) in un suo articolo di qualche tempo fa ha diviso il Sud in figli dell’ORA e figli della CONTRORA: figli del proprio tempo e figli del proprio luogo: ai figli dell’ORA si devono le emigrazioni, le fughe, ai figli della CONTRORA si deve l’incanto del sud, ma anche il disincanto dell’avvenire. “Non si fa il bagno alla CONTRORA” grida una nonna! ascoltata o meno…
LA CONTRORA finisce quando le porte a piano strada o i balconcini del piano superiore si riaprono, l’ombra sopraggiunge e le signore tirano fuori le sedie, e i loro ventagli. Gruppetti di sedie si animano, voci raccontano sempre le stesse cose, si usano nomignoli o soprannomi, modi di dire, di ridacchia.
Alcune donne restano schermate, dietro le imposte socchiuse, spiano, ascoltano, ma non intervengono, chiuse nella loro inspiegabile omertà.
Poi con l’arrivo della sera si riaprono le botteghe, arriveranno gli schiamazzi della sera, i motorini sfreccianti che faranno rientrare le sedie, e arriverà il chiasso dei turisti o dei giovani, l’eco delle discoteche e altro. Ma forse è meglio la stasi della CONTRORA contro una MOVIDA BUZZURRA delle lunghi notti calde del sud.
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