Damiano Bitritto: l’artista della materia
Il contatto con la Madre Terra ispira molti artisti, Damiano Bitritto la tocca con mano, la plasma, la vive, soffre con lei……
Maria Catalano Fiore
Anni fa ho conosciuto Damiano, o meglio, ho incrociato una sua opera, una installazione, che sinceramente mi ha lasciata perplessa. Solo dopo diversi mesi ho avuto modo di conoscerlo e parlare con lui della sua performance e lui stesso tra il serio e l’ironico mi ha spiegato il suo messaggio artistico.
Damiano come artista è un autodidatta, ma come manualità NO. La sua manualità l’apprende sin da bambino, infatti non si definisce un semplice artista, ma sul suo profilo scrive: Damiano Bitritto Artista, tappezziere, Decoratore, Restauratore.
Ha una personalità poliedrica, apparentemente chiusa, ma se gli chiedi delle sue opere da lui scaturiscono fiumi di parole, aneddoti, dalla fase della loro progettazione/creazione in poi.
Sua ispirazione è la Natura, la Terra, il Mare, il Vento, i passi degli uomini che attraversano questa terra, i loro cibi, la loro difficile convivenza con l’ambiente che li circonda. La Natura e l’Ambiente.
La Natura è composta da centomila milioni di esseri viventi e variazioni, alcune sono più in sintonia con Damiano: le pietre, il ferro dei chiodi, i legni di risulta….e tutti assumono un profondo significato.
Legno, pietra, ferro, erba specchiati ci indicano contenuti.
I colori stessi della sua ultima opera esposta alla 5°edizione del “Concorso internazionale d’Arte Trofeo città Bianca” Ostuni 29 ag.3 sett.2021 sono colori naturali, veri, ricavati come un abile tintore di secoli fa. Sono le lane o i cotoni cardati dalle nostre none, bisnonne ed ave per coprirci, riscaldarci, tenerci in vita.
Una delle sue ultime opere però attrae maggiormente. Damiano ha già sperimentato ed usato l’uso della pietra, ma questa opera assume un significato particolare.
La pietra per lui è sempre stata importante e pesante come un cuore. Un cuore di pietra trafitto, ma non solo.
La pietra viene colpita in un impeto di rabbia, un impeto irrefrenabile: pochi mesi fa Damiano ha perso suo padre, la sua pietra e la sua roccia. Aveva bisogno di un scatto/sfogo terapeutico e, in solitudine, ha colpito questa pietra. La pietra si è spaccata in 6 sezioni, una per quanti sono i suoi fratelli. Non poteva essere casuale, l’ha inchiodata su un asse di legno che aveva in laboratorio…..
Nello scatto d’ira e nel volerla salvare non si è reso conto del dipinto retrostante la tavola di legno.
Un Cristo, una oleografia, non un’opera importante, ma questo Cristo su quale, inconsapevolmente, ha inchiodato la pietra, lo ha lasciato notevolmente sbigottito. Ha tenuto il tutto invariato, un’opera a doppia faccia, Una pietra morta, spaccata in 6 parti, un Cristo che probabilmente la protegge o protegge quei 6 frammenti privi ormai della loro roccia principale. Nel raccontarlo era visibilmente commosso ….
La pietra. Forse Damiano non sa che la pietra ha anche un profondo significato di memoria e di testimonianza indelebile (Le Cattedrali ad es. sono le sole costruzioni realizzate, sin dalle origini, in pietra ecc..) quindi rappresenta anche l’imperitura memoria del cuore……Un cuore che può essere leggero come una piuma, ma anche pesante come un macigno ….di pietra.
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