Ddl Zan, passa al Senato la tagliola proposta da Lega e Fratelli d’Italia
Prime prove di nuove alleanze?
GP
Al senato con 154 voti a favore, 131 contrari e 2 astenuti salta l’esame degli articoli ed emendamenti al ddl Zan sull’omotransfobia approvato dalla Camera il 4 novembre 2020.
Una vittoria della Lega che in Senato, tramite il suo presidente di commissione, ha fatto un ostruzionismo ai limiti della legalità, impedendone la discussione. Ora l’ostruzionismo è passato dalla commissione all’aula di Palazzo Madama.
Saltiamo le dichiarazioni dei partiti e dei vari parlamentari e riportiamo le parole di Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay: “I numeri della votazione con cui il Senato ha affossato il testo Zan contro l’omotransfobia sono inesorabili: la nostra classe politica è in larga maggioranza omofoba. Il margine con cui la maggioranza del Senato si è espressa va ben oltre i confini delle destre, dei finti liberali di Forza Italia o dei cinici arrampicatori di Italia Viva. Ci sono responsabilità anche all’interno delle forze politiche in cui militano i parlamentari primi firmatari del testo. Insomma: c’è una responsabilità diffusa della politica, che ne esce fotografata in maniera implacabile. Questo Parlamento non è stato all’altezza delle sfide di questo tempo, l’argine all’omotransfobia continuerà a porlo il Paese, le rete informali, le associazioni, tutte le persone di buona volontà. Non lo Stato, che ancora una volta si gira dall’altra parte. Ringraziamo coloro i quali si sono battuti, a tutti gli altri consegniamo la nostra vergogna”.
Attaccata per aver concesso la votazione segreta, la Presidente del Senato Elisabetta Casellati così si difende: “La mia decisione, per quanto legittimo contestare, perché si tratta di interpretazione, ha delle solide fondamenta di carattere giuridico”.
Il segretario di arcigay, aldilà dei toni amari, legittimi da parte sua per l’esito della votazione, sintetizza fin troppo chiaramente come si sia formato uno schieramento che ha portato il nostro Paese ad affiancarsi ad Ungheria e Polonia e perdere l’occasione di avvicinarsi alle democrazie europee più progressiste ed autorevoli.
Lega e Fratelli d’Italia, misteriosamente uno al governo e l’altro all’opposizione, dato che su quasi tutti i temi politici sembrano di uguale avviso, non hanno mai fatto mistero sul fatto di voler affossare il ddl Zan. Forza Italia, ha confermato ancora una volta che di “liberale” non ha neanche una briciola. Una posizione, quella di Berlusconi, appiattita sui diktat di Salvini e Meloni. Legittimo domandarsi quanto abbia influito in questo voto il desiderio incontenibile di Silvio Berlusconi di essere il candidato del centrodestra alla Presidenza della Repubblica.
Emblematica la soddisfazione espressa da Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, di Italia Viva, per la sconfitta del Pd-M5S in questa occasione. Liberi ovviamente di gioire, ma questo li pone definitivamente fuori dallo schieramento di centrosinistra pur allargato. Passeranno allegramente a destra? Non è improbabile, anche perché la coerenza non sembra più essere una qualità nella politica italiana del terzo millennio.
Meritano un discorso a parte le dimissioni del Deputato Vito da tutti gli incarichi in Forza Italia per il voto espresso dal partito sul ddl Zan.
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