A Pompei riemerge intatta la stanza degli schiavi
Il direttore Zuchtriegel del comparto Scavi di Pompei ha dichiarato: “Testimonianza unica sulla vita degli ultimi” in copertina un combattimento tra gladiatori, spesso schiavi allenati alla morte.
Maria Catalano Fiore
In questi giorni il Direttore del “Parco Archeologico di Pompei”, Gabriel Johannes Zuchtriegel, archeologo funzionario tedesco naturalizzato italiano, su nomina del ministro Dario Franceschini ha reso nota il 6 novembre scorso, la possibile fruizione della recente scoperta della “Stanza degli schiavi” in area Civita Giuliana.
Tre letti di corde e legno con segni evidenti delle stuoie che li ricoprivano, il vaso da notte ancora accanto ai giacigli, mentre tutto intorno lo spazio occupato da attrezzi da lavoro, il timone del carro che era subito fuori, i finimenti del cavallo, grandi anfore accatastate.
Alle porte di Pompei questa grande villa suburbana di Civita Giuliana, che in passato ha già restituito un lussuoso carro e dei cavalli in assetto di fuga da quell’inferno, restituisce questa stanzetta occupata da schiavi stallieri, forse una piccola famiglia.
Ancora incredibilmente intatto tutto il suo corredo di povere cose. Poche istantanee che per il momento l’agenzia Ansa ha recuperato in anteprima e che arricchisce la documentazione sulla vita degli schiavi, gli ultimi, in una villa ricca e produttiva, seppellita dal Vesuvio nel 79 d.C. Scoperta eccezionale poiché gli scarsi manufatti che appartenevano a questa fascia sociale poverissima erano molto deteriorabili.
Il ministro Franceschini applaude, “dettagli sorprendenti, che fanno di Pompei un modello di studio unico al mondo” afferma. Di certo a Pompei siamo abituati al ritrovamento di ville fastose, al lusso delle stanze affrescate, qui invece, a pochi passi dalla costruzione principale, in questi pochi metri quadrati, a pochi passi anche dalla stalla destinata ai superbi sauri del padrone di casa, vivono rudemente gli schiavi che li accudiscono. La durezza del suo squallore è un pugno nello stomaco, e dove i lapilli si sono incredibilmente fermati prima della soglia.
Anche se i tombaroli non hanno risparmiato l’ambiente, ben poco c’era da portar via. Nella stanza le tre brandine sono disposte a ferro di cavallo e hanno misure diverse, la più piccola sicuramente destinata ad un bambino. Niente materassi solo una pezza di tessuto stesa su una rete di corde. Nulla a che vedere con i letti dei signori, o con le stanze affrescate, qui le pareti sono spoglie, una sola piccola finestra ed una lucerna, un focolare a terra per riscaldamento ed altro.
Qualcosa in più lo diranno gli esami di laboratorio sulle brocche accatastate e i piccoli utensili, spiega l’archeologa Luana Toniolo, almeno per capire cosa contenevano. Di contro ricchi i finimenti e gli attrezzi che servivano per i preziosi cavalli del proprietario.
Un motivo in più per proseguire gli scavi in questa zona, trovare quei tasselli che a volte cambiano anche la storia stessa dei ritrovamenti. Questo ampliamento delle aree visitabili e soprattutto un nuovo percorso di visita sarà d’aiuto anche alla riqualificazione del territorio precisa ancora il Direttore Generale del Museo Pompei Massimo Osanna.
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