Papa Bergoglio ad Atene
“L’Europa è lacerata da egoismi, bloccata e scordinata. L’Occidente è offuscato dal consumismo”
La redazione
Papa Francesco, lo sappiamo tutti, non è uno che le manda a dire. Non è un campione di diplomazia, di “ipocrisia” la chiamerebbe lui, senza mezze parole, ed ancora una volta va giù e la dice tutta mostrando, attraverso le sue parole, una fotografia dell’Unione Europea e dell’Occidente impietosa, che non nasconde limiti profondi e tradimenti di valori imprescindibili.
Papa Bergoglio, quando parla, trasuda amore e comprensione, ma partendo sempre dai più poveri e dagli “invisibili”. Gesù Cristo, di cui ci apprestiamo a festeggiare l’anniversario del 2021° anno dalla nascita, disse, parlando di sé stesso: “Non sono venuto per unire, ma per dividere”. Ecco, Francesco è così. Da ottimo pastore, quale è, sa cosa vuole per le sue pecorelle, e lo mostra quotidianamente nelle sue omelie, e non solo. Non vuole essere un “piacione”, vuole seminare giustizia, fratellanza, pace, uguaglianza, tutelare chi più ne ha bisogno e meno conta. in una società che ha come metro di giudizio i beni materiali ed il dio denaro.
Ma torniamo ai fatti. Bergoglio ad Atene, dopo Cipro, nella città che fu culla di democrazia e civiltà assai prima della discesa in terra del Redentore: “Avvertiamo un arretramento della democrazia“. Papa Francesco lancia un grido di allarme alto e possente contro gli autoritarismi e i populismi “che sembrano allettanti“. Per contenerli occorre per l’Europa “un umanesimo rinnovato, una buona politica, arte del bene comune“, che dia priorità alle fasce più deboli.
Francesco sferza i nazionalismi dell’Occidente, in cui si tende a essere “intrappolati dalla frenesia di mille corse terrene e dall’avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante“.
“Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli.”- prosegue il Santo Padre – “Non si può, tuttavia, che constatare con preoccupazione come oggi, non solo nel Continente europeo, si registri un arretramento della democrazia. Essa richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti e dunque domanda fatica e pazienza. E’ complessa, mentre l’autoritarismo è sbrigativo e le facili rassicurazioni proposte dai populismi appaiono allettanti”.
Per il Pontefice: “Società preoccupate della sicurezza e anestetizzate dal consumismo, stanchezza e malcontento portano a una sorta di ‘scetticismo democratico”, Sferza l’Unione Europea “lacerata da egoismi nazionalistici che anziché essere traino di solidarietà, alcune volte appare bloccata e scoordinata”.
La soluzione “non sta nella ricerca ossessiva di popolarità, nella sete di visibilità, nella proclamazione di promesse impossibili o nell’adesione ad astratte colonizzazioni ideologiche, ma sta nella buona politica. Perché la politica è cosa buona e tale deve essere nella pratica, in quanto responsabilità somma del cittadino, in quanto arte del bene comune. Affinché il bene sia davvero partecipato, un’attenzione particolare, direi prioritaria, va rivolta alle fasce più deboli”. Occorre ” passare dal parteggiare al partecipare“. Vale per clima, pandemia, mercato comune e povertà diffuse: “Sono sfide che chiedono di collaborare concretamente e attivamente. Ne ha bisogno la comunità internazionale, per aprire vie di pace attraverso un multilateralismo che non venga soffocato da eccessive pretese nazionaliste. Ne ha bisogno la politica, per porre le esigenze comuni davanti agli interessi privati “. Indispensabile una “visione d’insieme, comunitaria” dell’Europa, prosegue il Papa. Sui migranti, “protagonisti di una terribile moderna odissea“, chiede che “secondo le possibilità di ciascun Paese, siano accolti, protetti, promossi e integrati nel pieno rispetto dei loro diritti umani e della loro dignità”.
La pandemia, “grande avversità“, afferma “ci ha fatti riscoprire fragili, bisognosi degli altri“, “necessita della campagna vaccinale“, “va sempre privilegiato il diritto alla cura e alle cure per tutti, affinchè i più deboli, in particolare gli anziani, non siano mai scartati: che gli anziani non siano le persone privilegiate per la cultura dello scarto. Gli anziani sono il segno della saggezza di un popolo. La vita è infatti un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata“. Quì si riferisce certamente a scelte drammatiche al tempo delle terapie intensive insufficienti, ma forse c’è anche un accenno alla morte assistita, che non riesce proprio a mandar giù, anche se non considera morale l’accanimento terapeutico.
E conclude: “Vi esorto a far progredire questo Paese nell’apertura, nell’inclusione e nella giustizia. Da questa città, da questa culla di civiltà si è levato e sempre si levi un messaggio che orienti verso l’Alto e verso l’altro. Che alle seduzioni dell’autoritarismo risponda con la democrazia; che all’indifferenza individualista opponga la cura dell’altro, del povero e del creato, cardini essenziali per un umanesimo rinnovato, di cui hanno bisogno i nostri tempi e la nostra Europa”.
Parole sante, ma parecchio indigeste a molti, anche e soprattutto nelle alte sfere vaticane. Per chi ancora crede che il nemico sia il comunismo, difficile far comprendere o digerire che il nemico del terzo millennio è il consumismo. In fondo il potere temporale della Chiesa e del Papa è cessato solo dal 1870 e non è ancora del tutto cancellata nell’immaginario collettivo di tanti alti prelati l’idea di un Papato, massima aspirazione di nobili appartenenti alla “migliore” aristocrazia romana e d’oltre le mura. Debolezze umane.
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