La Città Invisibile, un’archeologia delle tracce

Presentazione dell’itinerario del
Museo di Arte Urbana a Gravina in Puglia

La redazione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La città invisibile è pronta a mostrarsi lunedì 6 dicembre dalle ore 18 e 30 presso le Officine Culturali “Peppino Impastato” in via San Vito Vecchio a Gravina in Puglia.

La serata sarà l’occasione per raccontare il percorso che ha condotto l’amministrazione comunale di Gravina in Puglia alla realizzazione de “La città invisibile” un itinerario artistico e turistico che irrompe nel tessuto urbano e diventa voce in grado di far emergere le storie e gli aneddoti di una Gravina ancora poco conosciuta.  

Si tratta, infatti, della prima azione collettiva e sistemica realizzata nella città che pone l’attenzione sul valore dell’arte pubblica capace di farsi veicolo di messaggi e sguardi approfonditi sulla città, ma anche di sottolineare il valore di molti artisti del territorio. Tutto questo è stato possibile grazie ad un’idea di sviluppo del patrimonio culturale, civico e sociale scaturito dalle politiche lungimiranti della Regione Puglia. Grazie al bando STHAR LAB si è lavorato alla creazione di nuovi prodotti e servizi attraverso la sperimentazione di progetti di fruizione innovativa in grado di attivare percorsi culturali di relazione pubblica e collettiva.

L’idea di costruire un cantiere creativo è tesa  alla configurazione di un gruppo di lavoro che attraverso le competenze di curatori, artisti, operatori culturali e spazi riesce a portare avanti visioni di città e di sviluppo possibile. L’arte e la cultura possono diventare espressione delle eccellenze del territorio e volano di nuove economie e nuovi saperi.

Relatori dell’evento: il sindaco Alesio Valente e la vicesindaca e assessora alla cultura Claudia Stimola, il Presidente della Fondazione E.P. Santomasi Mario Burdi e le parole dei curatori del progetto Alessandra Costantiello e Francesco Calderoni.

Durante la serata è prevista una performance sonora in cui la voce della città registrata dall’attrice e performer Jelly Chiaradia accompagnerà lo spettatore attraverso ogni tappa, ogni opera presente nella città, con il loro universo di storie e suggestioni.

Le registrazioni sono state realizzate a seguito di un laboratorio teatrale che passando, dal gesto pittorico alla parola, ha condotto tutti gli artisti coinvolti in un processo di scavo personale e collettivo. Non solo immagini, ma anche parole, che descrivono e accarezzano nuovi angoli e nuovi scorci di una città diversa, sottratta all’inevitabile oblio, alla perdita di una memoria e di identità. Sette muri realizzati in punti dislocati della città diventano tappa di un racconto più grande che, a partire dalla valorizzazione del Parco archeologico di Botromagno, crea un percorso di senso in grado di affascinare e guidare lo spettatore. 

L’archeologia diventa anche un collante metafisico tra i muri poichè pretesto per raccontare tutte le storie sepolte, la moltitudine di significati, stratificazioni storiche, geologiche, ontologiche che hanno coinvolto questo primo nucleo abitativo della città Sidinon, l’antica Gravina, diventa luogo delle meraviglie, un’Atlantide da scoprire.

Spostare l’attenzione e lo sguardo a ciò che è assente e nascosto significa anche recuperare la memoria di ciò che è scomparso o sta scomparendo. Come suggerisce il filosofo Giorgio Agamben, ”l’archeologia non è un ritorno al passato ma è la ricerca nel passato di una possibilità per il presente.” Potremmo considerare il Parco Archeologico come un mundus patet, un’apertura della storia che corre verso l’oggi, un ingresso dei morti nella città dei vivi, dove l’origine della città si fa presente, contemporanea, comunicando su uno stesso piano temporale. Raccontare l’invisibile è gioco curioso non solo per l’abitante che scopre aspetti e storie della propria città, ma anche per il turista che si immerge in una città nuova in quello che al primo sguardo non si percepisce.

Gli artisti, le loro opere  e dove trovarli:

Roberto Capriuolo con “Aiace è l’abbraccio del respiro”presso San Massimiliano Kolbe,

FNKey? con “Dell’acqua e della pietra” presso Piazzale Diaz, Spit con “Protect” presso via Eugenio Montale (Scuola Montemurro), Emanuele Poki con “Petramànghe” presso via Tripoli (Scuola Montemurro), Marta Lorenzon con “Giuseppe Di Vittorio” presso via Luigi Longo, Davide Mangione con “Madonna della Stella” presso via Antonio Punzi/ Giuseppe Di Vittorio (Scuola Savio Fiore) Amalia Tucci con “10 IX 1924” presso Officine Culturali Peppino Impastato

Gli interventi seppur distanti fra loro mantengono un filo comune rispetto alle tematiche di perifericità, di degrado urbano, di assenza di luoghi fisici o simbolici tali da innescare fenomeni di identificazione e appartenenza. Si profilano nella maggior parte dei casi, come non luoghi, in certi casi risultante di una edificazione poco attenta all’estetica, o all’importanza dell’inserimento nel contesto, o più banalmente che come un organismo che ha compiuto la maggior parte del proprio ciclo di vita, necessitano di rivitalizzazione, manutenzione, riqualificazione, rigenerazione urbana.

L’apporto valoriale della Street Art alle città è indubbio, per questo il gruppo di lavoro formatosi grazie all’impulso dell’amministrazione intende presentare un progetto di museo urbano CAPA Museum  in grado di convogliare diversi aspetti dell’arte pubblica – performance, poster art, fotografia, murales –  intesa come esigenza, come momento necessario per tornare ad occupare lo spazio urbano e ad animarlo di futuro e possibilità, di nuovi linguaggi, di nuovi paradigmi.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

programma della serata:

ore 18:30 – Performance sonora + talk istituzionale

ore 20:30 – Replica performance sonora

Si ricorda che l’ingresso è consentito con Super Green Pass e mascherina.

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