Omicron o Delta? Questo è il problema
Ho preso in prestito da Shakespeare il suo dubbio amletico, parafrasandolo. Le continue varianti fanno tremare, talvolta, oltre il dovuto
Gianvito Pugliese
Un virus, il Covid-19 o Coronavirus, come preferite, di per sé pericolosissimo: lo abbiamo visto all’opera sui primi focolai, quando eravamo totalmente senza difese; poche le informazioni per gli scienziati, nessuna cura efficace, soprattutto, nessun vaccino. Come dimenticare le fila interminabili di camion militari carichi di morti per Covid-19, senza conforto dei loro cari, senza neanche il diritto ad un funerale ed una dignitosa sepoltura.
Piaccia o meno, con buona pace dei no vax, è solo col vaccino che abbiamo potuto ingaggiare la guerra al virus ed il contenimento della pandemia. Occorre fidarsi della scienza e relegare, dove meritano, i ciarlatani. Ovviamente, i comportamenti corretti (mascherine, distanziamento, igiene delle mani, isolamento se infetti) aiutano, ma resta il vaccino il principe delle difese.
Ci fu detto, quando ritenevamo che l’epidemia fosse solo una “questione cinese”, che si trattava solo di un’influenza modificata, niente di più. Abbiamo scoperto tutti, sulla nostra pelle, su quella dei morti, dei vicini di casa, portati via in autombulanza da sanitari che sembravano cosmonauti (ma di quelle ingombranti protezioni non potevano fare a meno), che non era affatto così.
La “questione cinese” in breve tempo divenne un problema mondiale, una pandemia. Una parola per tanti nuova, che non era nel nostro vocabolario abituale, per vederla all’opera e conoscerne l’esistenza bisognava risalire alla Spagnola che è stata, tra il 1918-1920, l’ultima vera pandemia che ha colpito tutto il genere umano, come ci spiega il prof. Giorgio Cosmacini, il più importante storico della medicina italiana, ricordato in un articolo sulle pandemie nella storia, e come sono finite, scritto dalla nostra impareggiabile colonna Maria Catalano Fiore.
La scienza nel mondo ed anche in Italia ha fatto miracoli. Nonostante la ricerca fosse carente dei più elementari mezzi economici, lo sport preferito dai politici, non solo italiani, è tagliare i fondi alla ricerca, alla scuola ed alla cultura, settori poco idonei a finanziare politica e politici, stendiamo un velo pietoso sui perché, i vaccini, ce ne sono cinque diversi in uso in Italia, sono stati scoperti a tempi di record, pochi mesi. Se il personale sanitario, medici ed infermieri in primis, sono stati degli angeli, gli abbiamo chiesto orari impossibili e di correre rischi sovrumani e hanno dato tutto senza fiatare, senza un lamento, da stoici di pressione, e non gli saremo mai sufficientemente grati, i ricercatori che ci hanno donato di vaccini non sono da meno, e sembra che ce li siamo già scordati. soprattutto questi ultimi.
Le due categorie, messe insieme sono stati i cavalieri della tavola rotonda contro il virus. I nostri re Artù e Lancillotto, si chiamano, quanto a Re Artù, Giuseppe Conte prima e Mario Draghi poi, e quanto al primo cavaliere, che ha impugnato Excalibur (Colei che taglia l’acciaio), Roberto Speranza. Siamo troppo facili a dimenticare, non è male ricordarlo. State certi cha a Coronavirus archiviato, la ricerca tornerà a subire tagli e la sanità ne seguirà le sorti, fatti salvi “appetitosi” appalti per nuove cattedrali nel deserto.
Che col Covid o SARS-CoV-2 , e numeri diversi a seguire, si sia ingaggiata una vera e propria guerra mondiale, la prima combattuta su tutto il pianeta e che ha colpito ovunque, la seconda ed ultima guerra mondiale al confronto sparisce, non v’è dubbio.
Ciò che rende il maledetto virus trasmesso all’uomo, pare da pipistrelli stramaledetti portatori sani (ma contagiosissimi, se non presi con le pinze -tutte le dovute precauzioni-), maledettamente difficile da debellare sono le sue continue e repentine mutazioni. Se non da un’infetto all’altro, dove comunque muta per sintomi, gravità delle malattia e finanche virulenza, le mutazioni sono tali che l’ultima variante tende a scalzare la precedente, prendendone rapidamente il posto,
Ad oggi i casi di Delta sono ancora più numerosi di quelli di Omicron, ma i tecnici più attendibili, virologi, immunologi, infettivologi, hanno preconizzato che Omicron a breve la farà da padrone.
Uno studio recentissimo realizzato dal National Institute for Communicable Diseases su dati sanitari raccolti in Sudafrica e Danimarca ci da una notizia finalmente positiva. “In Sudafrica, l’epidemiologia è questa: Omicron si sta comportando in modo meno grave“, ha confermato Cheryl Cohen, uno degli autori dello studio.
Il timore che lo studio potesse essere poco estendibile agli altri Paesi, attesa la peculiare situazione sudafricana, non era peregrino. Il Sudafrica ha una popolazione molto giovane, l’età media è di 27,6 anni contro i 47,3 in Italia, quindi lecito temere che potrebbe non tradursi in modo analogo in altri Paesi.
Lo studio comunque ha stabilito che i casi di Omicron avevano l’80% in meno di probabilità, rispetto ai casi Delta, di finire in ospedale.
I ricercatori ci mettono però in guardia: non tutto è positivo, considerato l’elevato grado di contagiosità, la variante Omicron rischia ugualmente di mettere sotto pressione i servizi sanitari.
La cartina di tornasole ce la da uno studio che viene dalla Gran Bretagna. Brexit o non brexit la scienza continua a veicolare nel mondo le sue scoperte. Lo studio sostiene che il contagio da Omicron causa sintomi più lievi e meno gravi rispetto alle varianti precedenti e rende anche meno probabile il ricovero in ospedale. Lo studio è firmato da Neil Ferguson, lo scienziato che orienta il premier Boris Johnson nella prevenzione della pandemia. Ferguson conclude che Omicron ha fino al 45% di probabilità in meno di causare il ricovero in ospedale rispetto a Delta.
In conclusione speriamo che Omicron sia affrontato con le misure giuste, a cominciare dalla cabina di regia di oggi. Se è, dunque, realmente parecchio meno pericoloso per i singoli -tiriamo un sospiro di sollievo, ci avevano fatto allarmare oltre misura- non altrettanto lo è per il sistema sanitario, che rischia di essere messo in crisi dalla sua contagiosità estrema. Su questo non c’è da scherzare, un sistema sanitario in crisi durante un’ondata pandemica, pone grossissimi ed irrisolvibili problemi per la cura dei malati.
Permettetemi di osservare che, ancora una volta siamo stati informati male. Al primo insorgere di una novità si parla tutti troppo presto e spesso a sproposito, diciamolo, spinti e pressati da noi giornalisti, che le nostre colpe le abbiamo, eccome.
Ora cominciamo a sapere le cose come stanno veramente. A conoscere pregi e difetti di Omicron, ammesso che una variante possa avere pregi, mi si passi il temine improprio, in fondo rende l’idea. Il rischio è che non tutti sapranno dei nuovi studi ed ancora una volta la disinformazione potrebbe regnare sovrana, per la gioia dei produttori seriali di fake news, che devono essere stati partoriti, visto quanti sono, dalla madre dei “fessi”, quella perennemente in cinta, e che da idioti, noi tutti, non abbiamo ancora sterilizzato.
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