Mogol: oltre alle parole
A chi non capita di canticchiare qualcosa scritta da Mogol o cantata sa Battisti ogni tanto? In qualsiasi generazione sono ormai storia e poesia che raccontano l’Italia.
Maria Catalano Fiore
Non sono canzonette, sono una sinfonia entrata ormai nella coscienza collettiva.
In questi giorni è uscita una pubblicazione particolare, non una semplice biografia, su Mogol, quella era stata già pubblicata anni fa, ma una vera sinfonia ad opera di Clemente Mimun.
“MOGOL oltre le parole -antologia commentata” a cura di Clemente J. Mimun e Vittoria Frontini, prefazione di Vincenzo Mollica, ed. Minerva.
Una Antologia che presenta ed esplora 60 canzoni. Ci sono o testi e tutto il resto, cioè l’analisi delle parole, dei retroscena, dei contesti storici o ambientali che hanno acceso l’ispirazione. Anche un modo per comprendere l’evoluzione degli ultimi 60 anni di vita Italiana.
Solo Clemente J. Mimun, amico di Giulio Rapetti (Mogol) giornalista di lungo corso, poteva affrontare questo discorso, affrontando un numero imprecisato di scritti: partendo da “Al di là” interpretata nel 1961 da Luciano Tajoli a “Rinascimento” interpretata nel 2011 da Gianni Morandi con le magnifiche musiche di Gianni Bella.
“Ogni canzone firmata da Mogol porta un riverbero della sua vita” scrive Vincenzo Mollica. Mimun, Mogol, Mollica, tre personaggi con percorsi e storie diverse che hanno dato vita, inconsciamente insieme ad un pezzo di storia. E, se fosse vissuto, anche Lucio Battisti. Quasi 86 splendidi anni di Mogol, esaminiamoli con attenzione.
Clemente Jackie Mimun (n.1953 a Roma da genitori ebraici, madre italiana e padre libico), dal 1965 è con Renzo Arbore tra i ragazzi di “Bandiera gialla”, giornalista dal 1976, dal 1983 in RAI, nel 1991 passa alla Fininvest per fondare il TG5, poi ancora in RAI ecc…E’ il primo giornalista italiano ad aver diretto nella sua carriera quattro telegiornali. Molte le controversie con altri giornalisti e politici. Nel giugno del 2011 viene colpito da un grave ictus cerebrale, da cui dopo otto anni di cura si riprende pienamente. Le sue impressioni e percorsi sono raccolti nel libro “Ho visto cose” edito da Mondadori. Ormai in pensione si è dedicato a riscrivere la storia d’Italia attraverso le parole/poesie di Mogol.
Vincenzo Mollica (n. 1953) è un giornalista, scrittore, disegnatore, autore e critico musicale. Da sempre appassionato di fumetti, Cinema e della Canzone d’Autore. Laureato in Giurisprudenza ad Urbino, dal 1980 entra nella redazione del TG1 come inviato speciale ad eventi che sono nelle sue corde. Ha creato e condotto diverse trasmissioni di successo.
Giulio Rapetti, Mogol, (n. 1936 a Milano, figlio di Mariano Rapetti, un importante dirigente della Ricordi, a sua volta paroliere negli anni 50. Giulio, a sua volta, diventa paroliere e produttore discografico e scrittore. Conosciuto soprattutto per il lungo e fortunato sodalizio artistico con Lucio Battisti, sebbene il suo contributo è molto più largo sin dai primissimi anni 60.
Lo pseudonimo nasce, nel 1959, proprio per distinguersi dal padre presso la SIAE. Il suo primo testo ufficiale è per Mina nel 1960, ma il lancio è nel 1961 “Al di là” interpretata da Tajoli e Betty Curtis. Da allora è tutto in crescendo sino al successo, vincitore a Sanremo, con “Una lacrima sul viso” cantata da Bobby Solo.
Nel 1965 l’incontro con il principiante Lucio Battisti. Mogol contribuisce ai suoi primi testi “Balla Linda”, “29 Settembre” interpretata anche dall’Equipe 84.
Il sodalizio Mogol-Battisti si consolida sul finire degli anni 60. E’ Mogol che spinge Battisti a cantare personalmente le sue canzoni. Mogol e Battisti fondano una loro casa discografica la “Numero Uno”.
A causa dei mancati accordi sui proventi dei loro successi, l’unione artistica tra Battisti e Mogol termina nel 1980, dopo circa 15 anni. Battisti affida i suoi testi alla moglie Grazia Letizia Veronese e comincia una collaborazione con Riccardo Cocciante, Zucchero. Mogol è comunque uno dei pochissimi a cui è consentito partecipare alle esequie di Battisti nel settembre 1998.
Mogol negli anni 80 si interessa a Mango spronando la sua carriera, come fa con Gianni Bella ed altri.
Mogol comincia il suo racconto/cronaca con : “Ho cominciato a scrivere canzoni per circa 5.000£….prima di addentrarsi nella spiegazione dei brani: “seduto in quel caffè”….”Ti stai sbagliando, che hai visto non è, non Francesca”, la forza d Mogol è sempre stata quella di attingere alla vita vera, da una frase, sa un momento, lasciando da pare le congetture intellettuali o modaiole.
Ad esempio “I giardini di marzo” del 1972 è un autentico capolavoro, una miscela di ricordi personali, “Mia mamma aveva pochi vestiti tra i quali ce n’era uno nero con i fiori non ancora appassiti” che indossava sempre”, ma anche di fantasie…..Insomma questa “Mogol-Antologia” contiene una miniera di racconti, spiegano cose sulle famiglie e sulle loro origini eterogenee al netto di qualsiasi convinzione politica o religiosa.
Sicuramente, non avendo di questi vincoli Mogol è l’autore che sopravviverà più a lungo perché non potrà essere travolto dall’evoluzione. Quest’anno….con molto ritardo sarà premiato con il “Premio Tenco” dalla critica dopo 60 anni di carriera!
Mogol: l’amore sicuramente è al centro della sua scrittura e con l’amore il quotidiano, o ricerca di un termine magari inusuale come “uggiosa” o “lo scopriremo solo vivendo….”, oppure “L’emozione non ha voce” scritta per Celentano, e non si può dimenticare quello che è stato un inno per almeno due generazioni “Il mio canto libero” “….io vorrei non vorrei, ma se vuoi….” e ancora “Una donna per amico”.
Alla fine questo libro è un tesoretto per la nostra memoria e ciascuno ci troverà una o più parti di sé. Come capita con i veri poeti.
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