Scompare Desmon Tutu
E’ stato l’uomo che con Mandela sconfisse l’apartheid
La redazione
Arcivescovo anglicano del Sudafrica, Desmon Tutu si è spento a 90 anni. È stato una delle figure più importanti nell’emancipazione dei neri.
Icona della lotta non violenta contro l’apartheid, premio Nobel per la pace nel 1984 e protagonista della riconciliazione nazionale è deceduto a Città del capo.
Era ammalato da diversi mesi ed aveva smesso di parlare in pubblico, In sedia a rotelle era andato da poco in ospedale a vaccinarsi, Aveva parlato con i giornalisti e sorriso alle telecamere.
Cyril Ramaphosa, Predidente del Sudafrica, così lo dipinge: “Uomo di straordinario intelletto, integrità e invincibilità contro le forze dell’apartheid, è stato anche tenero e vulnerabile nella compassione per chi aveva sofferto l’ingiustizia e la violenza sotto la segregazione e per gli oppressi e gli emarginati di tutto il mondo“. Ed ha aggiunto: “Un altro capitolo del lutto per l’addio della nostra nazione a una generazione di eccezionali sudafricani che ci hanno lasciato in eredità un Sudafrica liberato. Un leader spirituale iconico, un attivista anti-apartheid e un paladino dei diritti umani a livello globale, uomo di straordinario intelletto, integrità e invincibilità contro le forze dell’Apartheid, tenero e vulnerabile nella compassione per chi aveva sofferto l’oppressione, l’ingiustizia e la violenza sotto la segregazione e per gli oppressi e gli emarginati di tutto il mondo”.
Amico di Nelson Mandela, Tutu lo affianco nella lotta all’apartheid. Poi fu l’uomo della riconciliazione del Paese: ideò e presiedette la Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Trc), il tribunale con 17 giurati istituito nel 1995.
L’indagine sulle atrocità del regime segregazionista continuò fino a tre anni più tardi. Fu un processo di pacificazione fra le due parti della società sudafricana doloroso e complesso. A chi confessò i crimini compiuti fu concesso il perdono. Il bilancio dell’amnistia: concessa a 849 persone e negata a 5.392.
Uomo di enorme sensibilità in tv non nascose le lacrime provocate dalla testimonianza di un ex detenuto politico sulle violenze subite da parte della polizia. Lo avevano appeso per i piedi con la testa chiusa in un sacco.
Le sue opinioni, sempre coraggiose ed all’avanguardia, gli crearono nella gerarchia ecclesiale contrasti con i suoi superiori. Così fu come per la difesa degli omosessuali (“Non potrei venerare un Dio omofobo”, disse), il diritto all’aborto o più recente sul suicidio assistito. La Cina lo ha duramente osteggiato per la sua difesa del Dalai Lama.
Sean Davison della Ong Dignity SA, impegnata per il diritto al suicidio assistito: “Quando parla Tutu il mondo ascolta e la gente ne parla“.
Tutu era un leader capace di convincere e trascinare: “Siate gentili con i bianchi, hanno bisogno di voi per riscoprire la propria umanità“, dirà nell’ottobre 1984, nel momento peggiore dell’apartheid.
Mesi dopo, chiese sanzioni contro il suo Paese: “Per l’amore di Dio, ci sentiranno i bianchi? Sentiranno ciò che cerchiamo di dire loro? L’unica cosa che chiediamo è che riconoscano anche noi come esseri umani, perché quando ci feriscono sanguiniamo e quando ci fanno il solletico ridiamo”.
Inaspettatamente la nazionale sudafricana di cricket è scesa in campo con il lutto al braccio nella contro l’India, disputata al SuperSport Park di Centurion. Prima di cominciare allo stadio è stato osservato un minuto di silenzio.
La Comunità di Sant’Egidio ha ricordato la sua “forza dell’eredità di pace, il lungo legame di amicizia, fatto di impegno comune per la pace, la salute, i diritti umani, la lotta contro la pena di morte“. E prosegue: “Quando a Natale vi vede con i poveri a pranzo, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, Dio sorride, disse l’arcivescovo Tutu nel corso di una sua visita a Roma. Ci è dolce ricordare queste sue parole, proprio mentre la Comunità accoglie tanti poveri in ogni parte del mondo, consapevoli della forza dell’eredità di pace che egli ci lascia”.
Un pezzo della storia verso il progresso, la civiltà l’umanità oggi ci lascia orfani.
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