Dal 1° gennaio cala a € 1.000 il tetto del pagamento in contante
Attenti, multe salatissime in caso di violazione.
Gianvito Pugliese
Mentre la politica era occupata a contendersi uno spazio nel maxi emendamento del governo sulla manovra, permettendo così agli interessi propri e, più che altro di finanziatori e soggetti, nonchè attività, a vario titolo determinanti, di entrare nella spesa pubblica dal portone della legge di bilancio (da oggi per l’ultima lettura nell’aula della Camera), è arrivata la riduzione da € 2.000 ad € 1.000 del denaro in contante utilizzabile per una spesa dal 1° gennaio prossimo.
Fe non ci fosse stato l’ingorgo nei due rami del Parlamento e la corsa al tempo per scongiurare l’esercizio provvisorio, che comporta l’utilizzo mese per mese di un dodicesimo dello stanziamento, forse il passaggio da duemila a mille euro non sarebbe stato così pacifico.
Agli oppositori che mettono d’avanti i poveri vecchi pensionati, quando vanno a fare la spesa, i sostenitori del provvedimento chiedono quando mai hanno visto un anziano, la cui pensione potrebbe anche non raggiungere i mille euro mensili, andare a fare la spesa con quelle cifre in tasca. In realtà è un passo avanti nella lotta all’evasione e va salutato per questo positivamente. Quanto al risultato economico per l’erario è pressoché insignificante. E Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Universita’ Cattolica, commenta: ” Dal primo gennaio il tetto sul contante scende a 1.000 euro. Ora ci saranno quelli che dicono che gli anziani non potranno più andare a far spesa al mercato (con solo 1.000 euro?). Non sarà la mossa decisiva per ridurre l’evasione fiscale, ma è un segnale positivo”.
Ma come si è arrivati alla novità del primo gennaio? Non è affatto una novità. I nuovi paletti per i pagamenti in contanti sono stati introdotti dal decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020 (decreto legge 124/2019, approvato dal governo Conte-bis). Il provvedimento prevede 2 tappe. La prima, dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, ha ridotto gli acquisti in contante da 3.000 a 2.000 euro. La seconda, dal primo gennaio prossimo porta il tetto da 2.000 a 1.000 euro.
Con l’anno nuovo in realtà si tornerà al livello di contante che era stato fissato nel 2011 dal decreto Salva Italia, poi cambiato innalzano il tetto dal 2016. In realtà, se è vero, come dice Cottarelli che è un segnale positivo per la riduzione dell’evasione fiscale, dobbiamo osservare che l’Italia in questi anni ha fatto come il granchio, un passo avanti e due indietro. Giubilare per l’imminente ritorno al tetto di acquisito fissato nel 2016 è francamente uguale ad alzare le mani, nel senso di arrendersi non di menare -come peraltro sarebbe giusto-, dinanzi all’evasore. Non dimentichiamo che l’evasione, una piaga non solo italiana, ma che in Italia raggiunge apici da vette himalayane, non riduce solo drasticamente le entrate dell’erario, ma costringe a tassare in misura usuraia il cittadino che paga e che con le sue tasse deve sopperire a tutta la spesa pubblica del Paese, che se equamente suddivisa su tutti i percettori di reddito porterebbe ad aliquote più sopportabili ed umane.
Uscendo dal doveroso commento in una materia che mi è congeniale, per anni ho prestato servizio nell’Ateneo Aldo Moro, facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche, cattedre di Scienza delle Finanze e Diritto Finanziario, nonché Diritto tributario, torniamo ai numeri, più sintetici nell’esprimere concetti. In vent’anni nove modifiche, di cui cinque nell’ultimo decennio.
Attenzione a rispettare la regola. Prevista una sanzione amministrativa pecuniaria da 3mila a 50mila euro. Ammontare quintuplicato per utilizzo di contante oltre i 250mila euro.
Consentitemi una battuta: in quest’ultimo caso più che lotta all’evasione è lotta alla criminalità organizzata. Chi altro si sognerebbe pagamenti in contatti con cifre simili?
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