Una lettrice alle prese con la sanità pugliese
Affetta da una grave infezione ai bronchi, con varie diagnosi a seconda del medico, deve essere particolarmente prudente. ma………
Gianvito Pugliese
Francamente mi fanno sorridere le rubriche “Lettere al direttore”, presenti in ogni testata che si rispetti. Ma le lettere chi le scrive più? Solo a lui arrivano? Mi viene il dubbio che se le scriva da solo, poi mi rimprovero perché, nonostante il clima ancora natalizio, che mi dovrebbe rendere più buono, sono malpensante e maldicente. Vergogna! Resta il fatto che le lettere (magari anche raccomandate) a me le scrivono solo l’Agenzia delle entrate, i fornitori dei servizi per le bollette scadute e le Forze dell’ordine varie per le multe. Arrivasse per posta un bigliettino d’auguri, che sia uno. Tutto il resto viaggia sulle e-mail, su WhatsApp, Facebook, più raramente su Twitter. Post, cinguettii, quanti ne volete, lettere neanche l’ombra.
Infatti, arriva un messaggio-chiamata su un social “devo parlarle ..mi risponda per piacere” è di una gentilissima lettrice. Dopo poco riusciamo a sentirci.
Riassumo. La signora soffre di una grave patologia infettiva ai bronchi, diagnosticatale in modi differenti a seconda del radiologo che ha refertato le lastre o il pneumologo che l’ha visitata. Diciamo per intenderci una bronchite cronica seria. Ma secondo alcuni medici è qualcosa di più allarmante.
Quando la definisco immuno depressa, mi corregge e mi dice di non esserlo. Qual’è il problema, allora? “Non solo un problema mio -tiene a sottolineare- tutti i fumatori o gli ex fumatori, che hanno smesso da poco, soffrono di patologie bronchiali. Siamo tanti più o meno nelle stesse condizioni”. “Ovviamente anche una carica virale minima del Covid-19 mi può creare grossi problemi, con i bronchi come stanno, i polmoni verrebbero intaccati immediatamente con tutte le conseguenze che conosciamo“.
“Per capire a quale rischio di contrarre il Covid sono esposta sarebbe necessario tramite un’analisi seriologica sapere qual’è la carica di anticorpi di cui dispone il mio organismo. Carica che, anche dopo le vaccinazioni tende a diminuire, per cui non basta una sola analisi seriologica, ma occorre ripeterla periodicamente”.
“Ovviamente, come molte altre medicine o terapie cosiddette per la vita, la sanità Regionale considera questi accertamenti un lusso e si guarda bene da farsene carico, permettendo ai malati ai bronchi di ridurre il rischio Covid ad un pericolo ragionevole.“
D’altronde la Regione tutto sommato avrebbe interesse ad avere quei dati relativi ai malati ai bronchi per sapere, soggetto per soggetto, se ridurre il tempo medio tra una vaccinazione e la successiva, o nel caso di carica di anticorpi ancora alta, aumentare il lasso temporale tra le due vaccinazioni. Nel secondo caso risparmierebbe sui vaccini, nel primo metterebbe in condizione il soggetto di aver adeguate difese contro il Covid, risparmiando enormemente su spese di ospedalizzazione e, corna facendo di ricovero in terapia intensiva.“
“Per non dire -ha concluso- che ognuno di noi risponde diversamente al vaccino. C’è purtroppo finanche chi, pur regolarmente vaccinato, non sviluppa alcun anticorpo e quindi rimane esposto al 100% e occorrerebbe correre ai ripari per prevenire il peggio. E se non fai l’esame seriologico non potrai mai scoprirlo”.
Il ragionamento non fa una grinza e giusto per capire fino in fondo, visto che ha già fatto quell’esame in laboratori privati due volte, le chiedo quanto ha pagato.
“La prima volta trenta euro, la seconda sessanta” risponde ed aggiunge: “sarei felice anche di pagare un ticket sulla prestazione sanitaria, anche perchè in tal caso i costi sarebbero calmierati o, comunque stabiliti dalla Regione e non come oggi che variano da laboratorio a laboratorio, una vera e propria giungla,”
Mi sovviene un ricordo a proposito di sanità e assurdità connesse. Essendo costretto ad assumere dieci farmaci al giorno, che con i relativi dosaggi diventano quattordici pillole, un minimo di protezione gastrica era indispensabile. Ma il Lansox -compresse di lanzoprazolo- che mi veniva prescritto con dosaggio di mg, 30 non mi veniva riconosciuto dalla mutua. Costava intorno agli € 10 a confezione. Un farmacista amico mi spiegò che potevo sì ottenere quel medicinale, pagando solo il ticket, ma solo sottoponendomi ogni sei mesi a gastroscopia di controllo, ottenendo così la relativa certificazione attestante la presenza di ulcere o gastriti.
Ora essendo io un bypassato dopo un infarto, portatore anche di peismecher con defibrillatore, impiantatomi a seguito di un arresto cardiaco, una gastroscopia l’avrei potuta eseguire solo da ricoverato e, comunque, esponendomi a qualche rischio. Quindi, chiesi all’amico farmacista: ma quanto costerebbe alla Regione il mio ricovero per la gastroscopia? Mi rispose: “sui mille euro alla volta, duemila in un anno”. Dodici confezioni (il fabbisogno annuo) costava circa € 120. Avrei voluto conoscere il genio nella Sanità della Regione Puglia che si era inventata una vessazione ai danni del paziente, per ottenere un maggior costo a carico dell’erario di circa € 900 a paziente, che moltiplicato per il numero di pazienti nelle medesime condizioni produceva una bella somma buttata ai pesci.
Se l’avessi potuto scovare, l’avrei denunziato alla Corte dei Conti, perché fosse condannato a risarcire all’erario il danno arrecato dalla sua negligente idiozia.
Ovviamente, la burocrazia, il vero cancro del nostro Paese, che fa più danni della mafia e dell’evasione fiscale messe insieme, sa fin troppo bene come difendersi. Neanche la Cia, il Kgb ed il Mossad messi insieme scovano il responsabile, protetto da una serie di pareri, visti, atti condivisi, atti dovuti nei cui meandri si perderebbe anche un cacciatore di piste apache.
Morale della favola, se questa è una favola, e mi sembra piuttosto un incubo: “Caro Michele Emiliano, Presidente Regione Puglia, che risposta diamo alla nostra lettrice, che a ben vedere non sembra affatto aver detto cose insensate e fatto proposte che non stanno né in cielo, né in terra? Intendi fare qualcosa? E se si in quali tempi prevedi di risolvere?”
Ti ringrazio anticipatamente. quantomeno dell’attenzione che vorrai riservare a questo articolo. In fondo il buon giornalismo è anche dar voce a chi diversamente farebbe fatica a farsi ascoltare.
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