Finalmente l’Ucraina non è in primo piano, anche se resta tra i primi titoli
La stampa internazionale per il primo giorno dopo due settimane non apre con le tensioni Russo-Ucraine o meglio Usa-Nato vs Russia
Gianvito Pugliese
Sarà che, col passare degli anni, apprezzi sempre meno i tuoi compleanni e diventi leggermente meno impavido o incosciente, ma, nelle ultime due settimane, aprire le prime pagine della stampa internazionale e ritrovarsi in primo piano il confine russo-ucraino e la connessa sfida Usa-Nato vs. Russia, più che monotono era davvero preoccupante. Con tante forze schierate, basta un nonnulla per far degenerare le esibizioni muscolari, da ambo i lati, e fare la frittata, con buona parte del mondo al posto delle uova.
Oggi, non è che l’argomento fino a ieri assolutamente dominante sia scomparso, tutt’altro, è sempre in prima pagina, ma leggermente defilato. Essendo ottimista per natura, lo leggo come il segno, dopo tanti set di ping-pong inconcludenti di trattative diplomatiche e minacce da un lato e dall’altro, come un “tanto, per fortuna, sono solo chiacchiere”. E mi si accende il cuore alla speranza, anzitutto per le sorti del mondo, dopo la guerra alla pandemia, ancora da vincere, pure una guerra convenzionale ci manca, ma anche per un attimo di orgoglio: “Vuoi vedere che con l’editoriale di avantieri l’ho azzeccata in pieno?”
Oggi al primo posto si alternano due notizie. La prima, che stacca completamente dai giorni precedenti, è quella della perdita da parte di Mark Zuckerberg, il patron di Facebook (in foto di copertina), di ventinove miliardi di dollari di patrimonio netto e la contestuale crescita di del miliardario Jeff Bezos, patron di Amazon, che ha aggiunto venti miliardi di dollari al suo patrimonio grazie al boom dei guadagni della sua azienda, i cui confini, tra produzione, distribuzione o altro, sono sempre più difficili da tracciare.
Zuckerberg possiede il 12,8% del colosso tecnologico Facebook. In realtà titoli relativi a fondi (Meta Platforms Inc FB.O) che controllano il capitale di Facebook. Scatole cinesi, soluzioni da miliardari, incomprensibili per noi comuni mortali.
Bezos, fondatore e presidente del rivenditore di e-commerce Amazon, possiede circa il 9,9% dell’azienda. Forbel gli attribuisce il terzo posto sul podio degli uomini più ricchi del mondo.
Zuckerberg si è ritrovato con un patrimonio ridotto a 85 miliardi di dollari, mentre il patrimonio di Bezos è aumentato del 57% ed ammonterebbe a $ 177 miliardi di dollari.
Zuckerberg è così calato al dodicesimo posto nella classifica mondiale dei miliardari. Al primo resta incontrastato Elon Musk, a capo di Tesla Inc (TSLA.O), il colosso produttore di auto elettriche, che sembra l’affare del secolo.
Ma se le vicende patrimoniali di Zuckerberg e Bezos sono al top in Inghilterra, che per tradizione domina incontrastata gran parte dell’informazione occidentale, negli Stati Uniti fa da padrone l’operazione dei servizi speciali nel nord-est dell’Iran, soprattutto dopo la notizia, diffusasi ieri sera dopo le 21 a seguito di dichiarazioni di Biden, che il terrorista eliminato era il capo dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi.
Ma la stampa mondiale riserva attenzione anche all’Italia. Da un lato la rielezione di Sergio Mattarella al Colle è stata accolta come il miglior segnale che il Paese aveva a disposizione da mandare agli investitori internazionali, che hanno ricevuto un messaggio forte di stabilità del Paese. Ma, bella sorpresa, la stampa mondiale, e non quella fatta in casa in Italia, svolge un’analisi approfondita delle ragioni del flop della candidatura di Mario Draghi al Colle. Altro segnale positivo per il Paese, nel senso che Mario Draghi è più noto, stimato e rispettato nel mondo, Europa in primis, in quanto uomo che salvò l’euro, che da questi quattro………. velo pietoso………. dei leader dei partiti di casa nostra.
Mario Draghi, vista l’incapacità dei partiti di accordarsi per eleggere un Capo dello Stato, dopo diverse votazioni a vuoto, con nomi di candidati della destra, immolati e bruciati a raffica sull’ara della strada per il Colle, aveva manifestato la sua disponibilità a trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale. Senza Mattarella, in quel momento considerato fuori dai giochi, lo candidava sono un gruppo minoritario dei pentastellati, Mario Draghi, ad andar bene sarebbe rimasto alla guida del Consiglio dei Ministri per un massimo di 14-15 mesi, poi su di lui l’oblio della politica. Chiaro potessero interessargli sette anni da Capo dello Stato, per poter incidere, anche se non direttamente, sulle scelte economiche del Paese e far rispettare gli impegni presi con l’Europa quando ci ha dato su un piatto d’argento 219,5 miliardi di euro per il Pnrr (Patto Nazionale di Ripresa e Resilienza). Tante le interviste ai politici più assortiti, quasi tutti di secondo o terzo livello, ma la sostanza è che la candidatura Draghi, che nelle otto votazioni non ha mai raggiunto più di 5 voti su 1009 votanti, era vista come fumo negli occhi dai parlamentari, perché l’abbandono da parte sua di Palazzo Chigi avrebbe potuto mettere in forse la stabilità del governo e portare ad elezioni anticipate. Ma che meraviglia di parlamentari che guardano all’interesse del Paese ha detto qualcuno, vogliono salvare il governo e la legislatura, cosa chiedere di più? Piccolo particolare, interpretazione totalmente errata delle motivazioni. Il nuovo parlamento sarà ridotto a due terzi dell’attuale. Buona parte dei parlamentari oggi seduti in parlamento, perderanno il seggio e, in caso di elezioni anticipate, non ultimando i 5 anni di servizio minimi, perderebbero anche la pensione da parlamentari. Questa l’autentica motivazione, da coltivazione dell’orticello di casa propria, mica le preoccupazioni per il Paese, che non sanno neanche dove risiedono.
Ho riassunto drasticamente, forse anche brutalmente, se volete, l’analisi del flop della candidatura Draghi, ma questa è la sostanza.
Un’articolo a parte richiede il gesto della leader di Fratelli d’Italia, compiuto esattamente in contemporanea con la cerimonia d’insediamento di Sergio Mattarella, confermato Capo dello Stato. Troppo tutto per liquidarlo con poche parole. Ma va detto che mentre la Giorgia Meloni lanciava il suo tweet, buona parte dei parlamentari del suo partito applaudivano Sergio Mattarella presente nell’emiciclo di Montecitorio dinanzi ai 1009 grandi elettori per il Colle.
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