Crisi russo-ucraina sotto i riflettori sia a Londra che a Washington…… ma
Dai fatti della crisi all’analisi del responsabile
Gianvito Pugliese
Il giorno in cui non dovrò più raccontare una notizia buona ed una cattiva a proposito della crisi russo-ucraina, sarà il caso di stare seduto e pure parecchio. E’ diventata un’abitudine, neanche tanto piacevole. Anche oggi pomeriggio i media più autorevoli del mondo, sia in Usa che in Gran Bretagna, hanno in primo piano questo argomento.
Partiamo dalla notizia buona, o meglio giudicata da molti osservatori positivamente. Il parlamento russo ha chiesto a Putin di impegnarsi a far riconoscere come stati indipendenti le aree controllate dai ribelli nell’Ucraina orientale, dove la Russia ha sostenuto i ribelli in un conflitto che ha ucciso più di 14.000 persone e che dura dal 2014. Putin ha dichiarato di non essere propenso a sostenere la mozione della Duma (la camera bassa dell’Assemblea della Federazione Russa) che avrebbe effettivamente mandato in frantumi un accordo di pace del 2015 e che sarebbe stato un insormontabile ostacolo nei negoziati, già minati dall’indisponibilità dell’occidente a dare assicurazioni scritte che l’Ucraina non sarà mai accettata nella Nato.
A Putin fanno gola le proposte americane di trattare una riduzione sensibile degli armamenti di entrambi i “blocchi”. C’è una questione geopolitica che rende l’accordo proposto molto più vantaggioso per Mosca che per la Nato ed il suo più potente membro, gli Usa. I primi missili ad essere smantellati da quest’ultimi sono quelli in Romania, Polonia, ed altri Paesi dell’ex patto di Varsavia. Puntati contro la Russia quasi da vicino, oggi danno ai russi una sensazione di essere circondati e sotto tiro delle armi occidentali. Già questo accordo, che gli Usa insistono a proporre, lo farebbe uscire, agli occhi del suo elettorato, come un grande condottiero vittorioso, che ha rotto l’accerchiamento e liberato la Russia da un’incubo nucleare.
Ma Putin è Putin, e continua ad alzare la posta e mentre per tenere aperto il dialogo, che se si chiudesse lo vedrebbe totalmente sconfitto, promette ed assicura l’occidente che è cominciata l’inversione dell’escalation, con truppe russe fino ad oggi ammassate al confine ucraino (“per le esercitazioni e null’altro”), che gradualmente torneranno nelle loro caserme, di fatto le mantiene lì dove stavano per continuare a premere e ricattare i suoi interlocutori.
Ed è in questo quadro che va rivista l’immagine tesa e preoccupata del leader russo quando ha incontrato prima Macron e poi Scholz (che al tavolo siedono a distanza chilometrica), ed invece sorridente e totalmente rilassato oggi, mentre riceveva il dittatore brasiliano Jair Bolsonaro (foto di copertina), col quale sembra cercare finanche un contatto fisico. Si, sono un sostenitore del fatto che il linguaggio del corpo sia più importante di quello parlato. Il primo ti rivela quello che provi e senti in quel momento, in altri termini, con qualche approssimazione ti spiega ciò a cui sta pensando il soggetto osservato. La parola, come disse un saggio orientale, è ciò che ci è stato donato per nascondere il pensiero.
Putin è a disagio con i leader occidentali perché li incontra con la paura di scoprirsi e svelare le sue vere intenzioni. Il che per il giocatore d’azzardo Vladimir Putin equivarrebbe a giocare a carte scoperte contro un avversario che le carte le ha ben coperte.
Intendiamoci, io non ritengo affatto che questo sia un gioco e che tenere il mondo sull’orlo di una guerra mondiale possa essere definito tale, ma è Putin che è fatto così e, piaccia o meno, finché starà seduto sul trono dello zar di grande madre Russia del terzo millennio è con le sue perversioni mentali che s’ha da far di conto. Ma come volete definire uno, che non riesce a fare a meno di perseguitare con farlocchi processi il suo avversario politico, che ha già cercato di far ammazzare, facendolo avvelenare, dai suoi sicari dei servizi segreti, senza riuscirci. Ne sta facendo un martire! Finanche il popolo russo, aduso a piegare capo e schiena, prima davanti alla nobiltà, poi davanti agli oligarchi dell’Unione sovietica ed oggi di fronte ai potenti nuovi oligarchi, tutti solo “amici” di Putin, non può fare a meno di condannare una giustizia, che non ha il pudore di mostrarsi manifestamente ingiusta e, confrontati Putin e Navalny, chiedersi (ovviamente di nascosto) chi dovrebbe essere giudicato e condannato tra i due.
Ma Putin deve mostrare al popolo il suo volto di bieco carnefice, dell’uomo che tutto può ed al quale si deve cieca obbedienza, altrimenti………… Il suo potere ed il regime attuale del Cremlino, come sempre nella storia russa, si fondano sul mero terrore che incutono.
E della cattiva notizia, in questa nostra chiacchierata, abbiamo implicitamente scritto in qualche passaggio. Ormai è un coro in occidente quello dei leader che dicono apertamente che con Putin, ciò che dice non conta nulla, bisogna guardare a ciò che fa. Ed ora che il suo barare al tavolo e le carte nascoste nella manica sono state svelate, Putin disinvoltamente passa dalla menzogna nel dire a quella, meno facile e riscontrabile, nell’agire,
Posso confessarvelo, care lettrici e lettori, avrà i miliardi, il potere, ma è un uomo che mi fa pena. Uno così non può avere né un vero amico, né un vero amore. Forse non ne sente neanche il bisogno: ama talmente se stesso da non aver considerazione minima per l’altro/a. Che terrore gli deve suscitare l’età che avanza………
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