Draghi “bacchetta” i partiti dopo il Milleproroghe
Il premier chiede maggiore compattezza. “Cambi metodo lui” la risposta dei partiti.
Gianvito Pugliese
Prima di passare, come di consueto alle notizie internazionali, restiamo ancora un attimo in casa nostra, cioè in Italia.
Mario Draghi, dopo quanto accaduto la notte scorsa sul Milleproroghe, con il governo che è andato sotto quattro volte. ha “richiamato” le forze politiche della maggioranza che dovrebbe sostenere il governo. Sulla composizione di questa maggioranza arlecchino ho scritto fiumi di parole a più riprese.
L’occasione è stata la cabina di regia che si è tenuta ieri sera a Palazzo Chigi in vista del Consiglio dei ministri di oggi, in cui Draghi ha chiesto spiegazioni su quanto avvenuto, chiedendo poi a tutte le forze politiche di garantire una qualche compattezza nel passaggio parlamentare dei provvedimenti.
I partiti hanno risposto alla richiesta picche, chiedendo a loro volta a Draghi un “cambio di metodo”.
Draghi, che ha fatto chiaramente capire che, se le cose devono andare così, lui se ne torna nella sua tenuta in Umbria “felice e contento”, prima della Cabina di regia aveva incontrato Mattarella.
Molti media sostengono che l’incontro sia stato incentrato sull’importantissimo decreto bollette, la cosa che al momento sta più a cuore agli italiani e dove si verifica fino ad oggi un fatto davvero strano.
Il tecnico, grande economista Mario Draghi, si è fatto carico dal primo momento di questo gravissimo problema per le famiglie e le aziende. E fin dall‘inizio è stato boicottato dai partiti, in particolare da quelli che, a parole parlano sempre all’elettorato del problema, e poi boicottano ogni soluzione.
In breve sintesi il “gelido banchiere” voluto dai “poteri forti” è l’unico, o quasi, che sembra avere a cuore le sorti ed i problemi degli italiani. A quelli che hanno sempre in bocca la parola “italiani” delle sorti dei cittadini non gliene importa un fico secco. Poi c’è chi se ne accorge e chi continua a credere che l’asino vola e svende il suo voto per un selfie.
E quanto è odiato un “premier” così (in realtà un Primo Ministro, in Italia, il premiere non esiste), ve lo descrive meglio di mille parole un post di Carlo Taormina:
Scrive di governo liberticida e dittatoriale. Di un sistema tecnocratico che va fatto cadere per tornare alla politica, anche incompetente e corrotta. E, purtroppo l’avv. Taormina, non è il solo a pensarlo ed a volerlo. Allucinante e da brividi, francamente.
Tornando all’incontro Mattarella-Draghi non escludo che Draghi abbia messo in guardia il Presidente della Repubblica, molto più politico di lui, in ordine ad un suo possibile “mollare” palazzo Chigi. Bocche cucite di entrambi, ma è ovvio. Lo capiremo osservando attentamente le mosse di Mattarella, anche se non sarà assolutamente facile, dal momento che il Capo dello Stato è abituato ad agire con discrezione, signorilità e nessun clamore. Un bene di questi tempi più unico che raro.
La debolezza e la fragilità del Governo e della maggioranza Draghi, che aldilà dei suoi numeri bulgari, non ha nessun vero collante, se non il desiderio dei partiti di essere nella stanza dei bottoni della gestione dei 191,5 miliardi di euro del Pnrr, e che annovera tra i suoi membri partiti con programmi opposti e sempre pronti a scannarsi, senza alcuna remora di danneggiare il Paese, sono venute a galla, e l’idea che Draghi sia un optional, incuranti dell’immagine internazionale dell’Italia, comincia a serpeggiare tra i partiti. Il “primato della politica” è cosa buona e giusta, il “primato dei politicanti” è la peggior cosa che ci possa capitare, al cui confronto il Covid-19 è solo una passeggiata.
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