Marfisa d’Este e la sua Corte

Nella cerchia della sua Corte ferrarese si suonava, Torquato Tasso le dedicava sonetti e il pittore Filippo Palladini ne ha fatto un bellissimo ritratto.

Maria Catalano Fiore

Una Donna che ha saputo tenere una Corte di artisti e poeti e governare la città di Ferrara, del resto buon sangue non mente.

Marfisa d’Este (Ferrara 1554-1608) figlia di Francesco d’Este e di una sua amante, i suoi nonni, Duchi di Ferrara Alfonso I d’Este e Lucrezia Borgia. Terzo e, finalmente stabile matrimonio, di Lucrezia che sposa Alessandro d’Este nel 1502, governa la città in assenza del marito impegnato in guerre, mette al modo 6 figli e muore di parto nel 1519.

La famiglia di Lucrezia Borgia, quadro preraffaellita di Dante Gabriele Rossetti

Marfisa è riconosciuta, come sua sorella Bramante d’Este, come figlia naturale e legittimata, oltre che da suo padre, anche da Papa Gregorio XIII e da Alfonso II d’Este, primogenito e Duca in carica di Ferrara. Francesco, che era stato anche al servizio di Carlo V, non aveva figli legittimi da sua moglie. Con la nascita di Bradamante, nel 1559, Francesco fa edificare una “Palazzina” in Ferrara, proprio per le due figlie, poi diventata rifugio ed ultima corte degli Estensi.

Ingresso alla Palazzina di Marfisa

Da notare i nomi delle due sorelle ispirati alle due figure dell'”Orlando Furioso” di Torquato Tasso ( 1544-1595) legato alla famiglia d’Este.

Torquato Tasso , ritratto preraffaellita

L’educazione fra famiglia e convento preparò le due fanciulle, all’entrata nella Corte Ferrarese con una festa di “legittimazione” nel 1573. Nel 1578 il padre muore e stabilisce, nel testamento, che Marfisa avrebbe ereditato titoli e beni solo sposando qualcuno della casata d’Este, per non disperdere sia il patrimonio che le terre. Infatti, solo dopo qualche mese avviene il suo matrimonio con il cugino Alfonso d’Este, celebrato il 5 maggio 1578.

Marfisa bambina, affresco sotto la loggia della Palazzina

Matrimonio celebrato da Torquato Tasso con la canzone “Già il notturno sereno”. Alfonso d’Este, di 5 anni più giovane di Marfisa, morì dopo soli tre mesi di matrimonio.

Nonostante il lutto la vita mondana della Corte non si interruppe mentre suo zio Alfonso II già trattava un suo nuovo matrimonio con Alderano Malaspina erede dello Stato di Massa e Carrara. Nel 1580 venne stipulato un nuovo contratto matrimoniale e le nozze vennero celebrate il 10 aprile dello stesso anno.

Subito dopo il matrimonio Marfisa partì per Venezia con un seguito di oltre 100 persone. Rientrata a Ferrara anima ancor più la corte organizzando incontri, mascherate, recite e gite.

Torquato Tasso recita poemi alla corte Estense

Torquato Tasso fu più volte in contatto con lei, di questo si hanno diverse testimonianze per via delle attenzioni che prestava al poeta. Nel 1581 andò a far visita al Tasso che si trovava a Sant’Anna, mentre in occasione della gravidanza e della nascita del primo figlio di Marfisa e del Malaspina, il Tasso le indirizzò diversi sonetti: “Visiti il tempio a passi tardi e lenti”, “Donna, al pudico tuo grembo fecondo”, “Già bella e lieta sposa, or lieta e bella”, e “Cresci qual pianta di fecondo seme”, mentre, sempre per la stessa occasione, un altro sonetto fu inviato da Tasso per conto di Marfisa “A Messer Bastiano dipintore eccellente” e cioè a Sebastiano Lippi di Ferrara.

Filippo Paladini: Ritratto di Marfisa d’Este

Nell’agosto 1583 venne organizzata da Marfisa una gita a Madelana, alla quale partecipò anche il Tasso, con altri personaggi della Corte Ferrarese. Durante il soggiorno a Madelana il pittore Filippo Paladini dipingeva un Ritratto della d’Este che fornì al Tasso l’argomento per alcuni sonetti, pubblicati, insieme ad altri due dallo stesso pittore Paladini con il titolo: “Sonetti del Signor Torquato Tasso sopra un ritratto dell’illustrissima et eccellentissima signora donna Marfisa d’Este Cybo marchesa di Massa (Firenze Giorgi Marescotti 1583).

Sempre nel contesto di questa gita è collocato il dialogo di Tasso “La Molza, ovvero L’amore” dedicato a Marfisa e pubblicato a Milano nel 1586. Tante altre sono lo rime che Tasso le dedicò in diverse occasioni. la sua descrizione è di Una leggiadra e gloriosa donna,/ di nome altero e di pensier non crudo, /non ha per arme già lancia nè scudo, / ma trionfa e combatte in treccia e in gonna……”

La poesia e la musica per Marfisa erano molto importanti, ma anche occuparsi del ducato e curare i vari rapporti con il papato e altri nobili. Anche altri letterati che gravitavano intorno alla Corte ferrarese ebbero rapporti con Marfisa: nel 1581 le viene dedicata la prima edizione della “Pazzia”, mentre nel 1595 organizzò una rappresentazione del “Pastor Fido” di Giovan Battista Guarini (1538-1612), a cui deve la sua fama. Il Guarini fu scrittore e drammaturgo, ambasciatore della Famiglia d’Este.

Con il Guarini, Francesco d’Este aveva iniziato una lite che si protrasse per molti anni e che coinvolse anche Marfisa e sua sorella Bradamante.

Bradamante (1559-1624) fu sposata con Ercole Bevilacqua generando ben 12 figli, nonostante la separazione nel 1590 generata da un “invaghimento” del Bevilacqua per Anna Guarini, figlia di Giovan Battista, cantante di Corte. Bradamente si ritira a vivere in un’ala della “Palazzina” condividendola, poi, anche con Marfisa.

Bradamante d’Este in un’opera preraffaellita.

Nel 1586 scoppia un’altra controversia fra il duca Alfonso d’Este ed Alberico Cybo, padre di Alderano, su questioni relative alla dote di Marfisa e a rendite promesse dal principe di Massa agli sposi; la controversia fu risolta in breve tempo.

Tra il 1581 al 1594 la d’Este mette al mondo ben 8 figli; dopo la nascita dell’ultimo, Alessandro, si trasferì per un breve periodo a Massa per rientrare poi a Ferrara definitivamente nel 1598.

Torquato Tasso alla Corte estense in un’opera preraffaellita.

Dopo la cacciata degli Este da Ferrara, avvenuta proprio nel 1598, Marfisa è l’unica rappresentante della famiglia a restare in città ed avere contatti con gli inviati dei Papi: conduce comunque una vita ritirata nella sua palazzina, sino alla morte, avvenuta il 16 agosto 1608, due anni dopo quella del marito.

Venne sepolta a Ferrara nella Chiesa di Santa Maria della Consolazione.

Dopo la morte una serie di circostanze contribuiscono a creare intorno a Marfisa una sorta di leggenda, testimoniata da dipinti e da testi letterari, tutti però 900eschi. Persino Gabriele d’Annunzio è affascinato da questa figura di donna e rievocando il Tasso“….Loderò quella che più mi piacque, più delle altre, delle donne morte…..loderò l’alta immagine sulla quale mi consolo e il sogno di voluttà che sta sepolto, sotto le pietre nude con la tua sorte”.

Ovviamente si basano sulla bellezza e la vivacità di Marfisa di cui restano numerose testimonianze coeve, la morte del primo marito, Alfonso d’Este, per cause non perfettamente chiare, la vita particolarmente ritirata che condusse negli ultimi anni, l’abbandono in cui fu lasciata la sua palazzina e la contaminazione con il poeta Tasso di cui portava il nome di una eroina …… resteranno misteri.

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