Ma è guerra alla cultura, all’arte, alla letteratura?

Non si sa da chi è partita ne chi è contro chi, ma è scattata la russofobia., Non bastava la Pandemia ad infierire sulla cultura?

Maria Catalano Fiore

Da qualche giorno è scattata una caccia feroce, direi, alla cultura, ai russi che fanno cultura, allo studio di autori russi morti e sepolti, a prescindere dalla loro ideologia, ma è il Covid 19 che ci ha fatto perdere quel poco di cervello che avevamo? O siamo veramente arrivati a toccare il fondo?

Ci sono comportamenti illogici, difficili da comprendere, da quale pulpito questi “novelli inquisitori” si sentono in dovere di snidare il male che si annida dappertutto”, ma avete pensato cosa poteva significare mettersi contro il governo/regime per un artista in Russia? Significava non lavorare.

La soluzione era far buon viso e se possibile espatriare o accettare contratti all’estero. Questo hanno fatto ad esempio il direttore d’orchestra Valery Gergiev, che stava lavorando al Teatro alla Scala di Milano la cui colpa è stata non quella di essere stato premiato da Vladimir Putin, come qualcuno -distorcendo i fatti- ha scritto, ma di essersi rifiutato di pronunciare due parole di condanna dell’invasione dell’Ucraina, o perlomeno di solidarietà agli ucraini, espressamente richiestegli dal Sindaco di Milano Beppe Sala, in quanto presidente del Cda del Teatro milanese e dal sovrintendente Dominique Meyer. Nulla di diverso da quanto accaduto a Monaco, Rotterdam e Parigi dove ha recitato il medesimo copione. L’ Ansa è chiarissima in proposito.

Il Maestro Valery Gergiev

Altrettanto falsa l’accusa a Sala di aver rimosso la bravissima soprano Anna Netrebko. Anche qui l’Ansa che nessuno si sognerebbe di accusare di partigianeria,

La Soprano Anna Netrebko

Tanto nulla toglie alle qualità rispettivamente di direttore d’orchestra e di soprano, quest’ultima applaudita non molto tempo fa anche da grande tenore Placido Domingo. Quello che è in discussione è l’umanità negli stessi, o meglio la mancanza di umanità ed a chi si rifiuta di auspicare “una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina” dare del disumano è un complimento che non merita di ricevere.

Ma certamente non è giustificabile allontanare il docente Paolo Nori, ritenendo inopportuno il suo corso di letteratura russa all’Università “La Bicocca”, di Milano su Fedor M. Dostoevskij, sul del quale ha pubblicato una Biografia.

Il Rettorato della Bicocca si giustifica dicendo di aver voluto “evitare polemiche“, ma in questo caso, credo abbia acceso e non spento le polemiche!

Prof. Paolo Mori

La Biennale deve opporre l’ostracismo agli artisti russi che dichiarano che Nulla si farà in Laguna“, ma non lontano….abbiamo Rovigo.

Non si parla solo di singoli personaggi, ma di tanta la gente russa anche di altre categorie, hanno colpito lo sport, tra poco le modelle, e fra poco c’è da temere le badanti, i medici, gli studenti e tutti coloro che vivono a lavorano in Europa da anni. Tante le voci alzate in difesa.

Uno spiraglio: a Rovigo nel “Palazzo Roverella” si apre comunque la grande mostra di Vasilij Kandinskij che durerà sino a fine giugno. Curatori della mostra Paolo Bolpagni ed Evgenia Petrova, prodotta da Silvana editoriale che cura anche l’interessante catalogo. Non dimentichiamo che questa struttura Museale è gestita da Vittorio Sgarbi che è abituato ad andare controcorrente.

Della stupenda mostra di Vasilij Kandinskij (1866-1944) parleremo a parte, privi di ogni influenza partigiana.

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