App immuni batte tutti

Da non credere, la app immuni l’app scalato le classifiche delle applicazioni in poco meno di 24 ore.

Gianvito Pugliese

Avrei perso la sconnessa, un poco perché sono della generazione che computer, videogiochi e quanto connesso, non se li immaginava neanche, un poco perché tendiamo a descrivere i nostri connazionali come fantasiosi ribelli, gelosi della privacy e refrattari alla disciplina. Mai avrei creduto che la app immuni, quella studiata a tempi record, per tracciarci e, nel caso fossimo scoperti positivi al virus, per sapere con relativa certezza con chi, quante volte e per quanto tempo siamo stati in contatto e, dunque, potremmo aver contagiato, in meno di 24 ore dal lancio ha scalato le classifiche ed è diventata la più scaricata sia su Apple store che su Google Play.

Ovviamente hanno giovato le assicurazioni dell’azienda produttrice sulle garanzie della privacy. Secondo l’azienda, infatti, la sicurezza di Immuni è fondata su quattro parametri: ” L’assenza di accesso a dati personali; l’astrazione del tracciamento dal dispositivo della persona fisica; la casualità e non rintracciabilità nella generazione ed assegnazione dei codici di tracciamento; la separazione tra la modalità di tracciamento degli avvenuti contatti e l’identificazione dell’utente positivo al virus.

Da ultimo è stata sottoposta anche a test di hacking che ha dimostrato, al momento, la sua invulnerabilità.

Che gli italiani fossero stati parecchio responsabili nell’osservare il lockdown (il confinamento), è provato dai dati della diffusione del virus, che salvo in pochissime regioni, dove erano concentrate le attività essenziali, sono ridotti fortunatamente al minimo.

Merito, anzitutto, di chi ha fatto della prudenza la sua politica, comunità scientifica in primis, ma merito, soprattutto, di chi quegli inviti li ha raccolti e fatti propri.

Ovviamente gli incoscienti degli assembramenti per movida o i mentecatti del selfie, non sono mancati, ma sono una minoranza. In classe, ricordiamocelo sempre tutti, per quanto lontano nel tempo, quelli che studiavano, facevano il loro dovere, i più in realtà, non si notavano, non facevano notizia. Il bullo strafottente era quello che appariva, che si faceva notare.

Ottima prova di maturità del Paese, che meriterebbe una classe politica alla sua altezza. Chissà che da questa prova, come auspicava Papa Francesco da Santa Marta, un giorno si e l’altro pure, non si riesca ad uscire migliori, più coscienti e solidali. E allora sarà la politica a doversi adeguare per fare i conti con un elettorato improvvisamente destatosi e scopertosi migliore, più attento, meno disposto a credere che l’asino voli.