23 Marzo 1944: Via Rasella
Ascanio Celestini, in un suo lavoro teatrale cerca di ricostruire storicamente gli avvenimenti.
ricordiamo quei morti innocenti e sfortunati.
Maria Catalano Fiore
Non voglio fare politica, né polemica, solo portare rispetto a delle vittime innocenti.
Il 23 marzo 1944 una bomba partigiana, alle 15,30, esplode in via Rasella, a Roma, una parallela di via del Tritone, uccidendo 33 soldati tedeschi e sei civili italiani, semplici passanti, tra cui un bambino di 11 anni la cui testa è rotolata per tutta la strada….
Questo attentato partigiano scatena la furia di Hitler che addirittura voleva radere al suolo tutto il quartiere, oppure uccidere 50 italiani per ogni tedesco ucciso, poi placato parzialmente dal comandante dell’esercito tedesco in Italia, Albert Kesselring, con la proporzione di 10 italiani per ogni tedesco morto nell’attentato.
Da quel momento comincia la caccia agli ostaggi da fucilare. Dovevano essere più di 300 “degni di morte”. Alla fine, nella foga della violenza furono molti di più. I Partigiani, autori dell’atto, solo 3 persone, due uomini ed una donna, furono invitati a consegnarsi. Non avvenne, i catturati furono portati alle porte di Roma, in una cava, condannati a morte vennero uccisi singolarmente con un colpo di pistola alla nuca, Erich Priebke ebbe il compito di spuntarne i nomi, per questo fu definito il “Boia delle Fosse Ardeatine”, una volta concluso questo macabro rito, la Cava venne fatta esplodere.
Ancora lunga e discussa è la ricostruzione dell’attentato sull’ attentato di via Rasella e della strage delle Fosse Ardeatine. Come spesso accade siamo ancora lontani dalla verità.
Cosa che non rende certo giustizia alle vittime, neppure ricordate.
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