Burocrazia: cancro del Paese
Oggi non saremmo ricattati da Putin se avessimo avuto una burocrazia onesta ed efficiente. Motivo
Gianvito Pugliese
Lo so il titolo è forte, decisamente duro, ma la situazione del Paese è drammatica e paga lo scotto di essere nelle mani di una burocrazia poco onesta, meno efficiente ed ancor meno utile.
Ma come, è da due anni che siamo in guerra col Covid-19 che ha fatto più morti di una vera e propria guerra con armi convenzionali, le nucleari sono altra cosa, è tu te ne accorgi oggi?
No, non è la prima volta che denunzio le disfunzioni del nostro Paese e l’incidenza della burocrazia sui danni provocati all’Italia.
Certo non è che sia solo colpa loro, dei burocrati cioè. i politici ci hanno messo il carico da undici.
Ma per non muovere accuse apodittiche entriamo subito nel merito e partiamo dall’esame della nostra legislazione che studio da 11 lustri, da quando cioè m’iscrissi a giurisprudenza nell’Università di Bari.
Nessun preconcetto, nessun partito preso: mio nonno materno, decisamente importante nella mia infanzia, mio padre lavorava nella Scarlatti di Napoli, lo vedevo alcune ore il solo mercoledì e la figura maschile di riferimento era per me nonno Pasquale. Segretario generale del Comune di Bari (cioè il capo della burocrazia comunale) fu un uomo eccezionale. Rampollo di una famiglia nobile della provincia (Toritto) a diciotto anni incontrò una quindicenne, figlia di emigrati in Argentina rientrati a Toritto; fu amore travolgente. Il patriarca, il vecchio avvocato Loizzi, disse al figlio, diplomato e matricola di legge, che o smetteva di frequentare quella ragazzina o lo avrebbe cacciato di casa. Nonno Pasquale non se lo fece ripetere, partecipò e vinse il concorso di segretario comunale ed appena in grado di mantenere mia nonna la sposò, chiudendo i rapporti col padre. Da segretario comunale (prima nei paesi poi nella grande città) coltivò la sua passione per la scrittura e fu fra gli autori più prolifici ed autorevoli de La Nuova Rassegna, un periodico scientifico di legislazione comunale e provinciale. Non appena in pensione, uno dei più grandi amministrativisti baresi, Pasquale Del Prete, rettore dell’Università locale gli conferì, dapprima la laurea in giurisprudenza honoris causa, e quindi l’incarico di docente di legislazione comunale e provinciale. Permettetemi di raccontare un episodio che spiega chi sia stato. Tornato a casa, come sempre intorno alle due, la famiglia, composta dai nonni ed i loro cinque figli si mise a tavola. La nonna portò una grossa pentola, colma di brodo, ricavato da un grosso pollo. Nonno Pasquale, che sapeva di non aver lasciato al mattino alla nonna denaro sufficiente per quella prelibatezza (siamo intorno al 1925), chiese: “Filomena, ma questo pollo da dove viene?”. “Pasqualino -rispose la nonna- te l’ha mandato il cav. Tal dei Tali, non volevo offenderlo, rifiutandolo”. Mio nonno non mosse ciglio. Dopo un’attino disse al figlio grande (che diverrà l’allievo di Benedetto Croce, incaricato dal grande filosofo di portare avanti la sua scuola presso Casa Laterza): “Mimì prendi la pentola come sta e portala a casa del cavaliere e di che quando l’hanno svuotata ce la restituissero. perché quella è nostra, il contenuto no!”. Zio Mimi, all’epoca del fatto più o meno diciassettenne, raccontava a noi nipoti che si era fatto tutta la strada piangendo come un bambino, per il dolore di dover restituire quel ben di Dio. In famiglia non si navigava nell’oro, con cinque figli da far studiare e portarli alla laurea. I miei nonni la casa, in cooperativa, se la son comprata quando il nonno, andato in pensione ha potuto disporre della liquidazione.
Immaginatevi la devozione sacrale che io ho per quel tipo di burocrate, purtroppo estinto.
Dicevo la legislazione. Il nostro Parlamento, in tutt’altre faccende affaccendato, vi si dedica assai poco, e quando lo fa succede di tutto di più. Solo leggi di principi e lotte senza quartiere in una maggioranza. talmente multicolore che Arlecchino trova il suo costume decisamente grigio. Il disegno di legge Zan sulla violenza omofoba vale per tutti, la storia non cambia mai. Allora come si spiega l’enorme produzione legislativa, almeno a guardare le dimensioni delle raccolte di Lex, o altra rivista di legislazione. Annualmente erano volumetti (me li regalò mio zio Tonino, avvocato a Milano) quando mi laureai, i primi che comprai erano un volume appena più corposo, ora va bene se ce sono meno di quattro, ognuno quattro volte più grande di quelli del 1973/75, Bene? Un corno, sono leggi scritte dai burocrati dei ministeri competenti. Non una che abroghi la o le precedenti in materia. Si aggiungono ed aggiungono confusione a confusione.
Non sono più tanto ingenuo, all’inizio pensavo fossero solo impreparati, sbagliavo di grosso, si dotano di leggi che sovrapponendosi gli permettono di pescare nel mucchio quella adatta alla bisogna, per cui se vuoi rilasciare la licenza invochi la norma del 1998 art. x comma y, se non vuoi. perché il richiedente non ti è amico o non ti ha offerto una utilità aggiuntiva (forma garbata per tradurre “la bustarella”), basta opporgli la norma del 1996, che categoricamente esclude la concessione. Rischia? Poco o nulla, per avere le prove, pardon gli indizi, dovresti fare l’esame comparato di tutti i casi esaminati e dei provvedimenti adottati e quando mai qualche magistrato -oberato di lavoro ordinario com’è- lo farà, salvo che il soggetto non finisca nelle maglie della giustizia per fatti più gravi e pure allora non è detto che tutto l’amba aradam si scopra. Ogni singolo provvedimento è legalmente ineccepibile anche se moralmente sconveniente.
Durante il Covid-19, una tragedia immane. anzitutto per chi ha perso la vita o quella di persone care, ma anche per aziende fallite o chiuse per non fallire, gente che si è indebitata e sta assolvendo ai propri impegni. per i burocrati la pacchia. Entra in vigore lo smart working. Statti a casa a lavorare. Mo’ dico io, caro Ministro Brunetta, che lo hai sposato con lo stesso entusiasmo del matrimonio con la coniuge, quelli in ufficio non erano degli stacanovisti e, salvo interessi “extra”, le pratiche si impolveravano per stasi pluriennali. Ora come ti può sfiorare l’idea che questi debbano lavorare da casa? Certo qualche atto lo producono, ma sempre e solo per interesse personale.
Nel tempo alcuni Presidenti del Consiglio italiani hanno parlato dell’ostacolo insormontabile della burocrazia. Da ultimo Draghi, che recentemente, dopo la rielezione di Mattarella al Colle, sta dimostrando di non essere la dolce Biancaneve che asseconda i sette nani (i segretari dei partiti di maggioranza), ma un tecnico con obiettivi e motivazioni ben precise aldilà delle quali non si va. Mario Draghi ha più volte accennato a quanti ostacoli ha incontrato nel suo cammino postigli dalla burocrazia. Ma poi tutto è finito lì. Quella è una macchina terribile capace di stritolarti. Altro che i Ministri, sono loro i padroni del vapore, i direttori ed i vice direttori generali dei Ministeri e gli alti funzionari a cascata, tutti intoccabili, esattamente l’opposto degli intoccabili, paria o dalit indiani.
Ed andiamo al fulcro del discorso. Già da prima della guerra in Ucraina il caro bollette si è verificato, complice con i lievi aumenti dei costi (dalla Russia in particolare) la speculazione dei gestori e distributori delle fonti energetiche, poi siamo arrivati con i costi alle stelle ed ora con la Russia che ci ricatta (lo dice Scholz, non io) e chiude i rubinetti del gas e del petrolio “se non facciamo i buoni”.
Pardon ma l’Italia ha un clima e sole da vendere al mercato. Le fonti rinnovabili per noi sono facili da produrre e potremmo vendere l’eccesso della produzione d’energia tranquillamente all’estero. Qual’è il problema? Ma per quale stramaledetto motivo non posso avere su ciascun terrazzo condominiale tanti pannelli solari quanti mi servono almeno per il riscaldamento o la refrigerazione (se condominiale) e gli altri consumi energetici del palazzo in cui abito. Tra l’altro uno straordinario risultato per la bilancia dei pagamenti con segno + e non – per le fonti energetiche, e la bolletta mensile condominiale ridotta all’osso? Perchè tanti problemi alla aziende che, occupandosi d’altro, vogliono produrre l’energia che gli serve e consuma per conto suo contribuendo, peraltro alla transizione ecologica?
A Bari sotto l’egida ed il coordinamento di Confindustria nelle aree del Consorzio Asi di Bari “arriva la risposta al caro bollette con la costituzione tra imprese della prima comunità energetica locale nel Mezzogiorno”. Ce ne ha parlato Antonella Cirese in questo articolo. Ma per sperare di superare gli ostacoli insieme a Confindustria si sono dovute consorziare Magna Pt., Azienda Municipale Gas, Fb Innovation, Skf Industrie, Caradonna Logistics , Bridgestone Italia Manufacturing, Exprivia., CompuGroup Medical Italia, Tera, Studio Manchisi, La Lucente e BusForFun.com.
E’ possibile tutto questo? A me tocca, in quanto giornale segnalare il problema, indicarne le cause, poi colpe e soluzioni non è compito mio, soprattutto quando si tratta di temi ben più grandi di qualsiasi testata nazionale. Da un lato la magistratura per le colpe, dall’altro la politica (campa cavallo che l’erba cresce) per le soluzioni rapide del problema che è esploso all’improvviso come il principale del Paese.
Devo solo aggiungere che siccome la lettura dei giornali, soprattutto della stampa internazionale, è il mio pane quotidiano e, nonostante l’età, la memoria è ancora buona, ricordo perfettamente di tangenti corpose di cui si è trattato per forniture di gas russo. E mi chiedo: ma non sarà quella la vera ragione per cui le fonti rinnovabili vengono tanto ostacolate? Sarò sciocco ma non riesco a vederne altre.
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